sabato 1 maggio 2010

PRIMO MAGGIO DI LOTTA E INTERNAZIONALISTA


Volantino distribuito il primo maggio a Mestre, Mira, Padova, Treviso e Stienta (RO)
per un governo dei lavoratori, per il socialismo

Il 20 luglio 1889 la Seconda Internazionale riunita a Parigi decide di organizzare una grande iniziativa di lotta, da svolgere nello stesso giorno in tutte le nazioni e città per rivendicare la giornata lavorativa di otto ore. Viene scelta la data del 1° Maggio perché tre anni prima, il 1° maggio 1886, una grande manifestazione operaia a Chicago (Usa) era stata repressa nel sangue. Il 1° maggio 1890, 120 anni fa, iniziava una tradizione di lotta internazionale che ogni anno diviene l’occasione per fare il bilancio dei rapporti di forza tra le classi, nel difficile cammino del proletariato per la propria emancipazione.

Questo 1° Maggio ricorre nella fase più acuta della crisi capitalistica mondiale. In Europa, la Grecia è arrivata sull'orlo dell'insolvenza, il Fmi e l'Ue assicurano al governo di Atene un prestito triennale di circa 100 miliardi di euro per impedire che il contagio si diffonda nell'area euro e sul sistema bancario. Dopo la Grecia potrebbe essere il turno di Portogallo, Spagna, Irlanda e Italia. Questo prestito serve da garanzia agli interessi del capitale finanziario, principalmente tedesco e francese, e che il governo e la borghesia greca faranno pagare duramente ai lavoratori e alle masse popolari elleniche. Un attacco che trova la ferma opposizione, nelle strade e nelle piazze, del movimento operaio, dei giovani precari e della sinistra rivoluzionaria, in particolare della nostra sezione greca, EEK. Inoltre, la Commissione europea ha annunciato l’intenzione di stringere i vincoli di bilancio rispetto agli stessi accordi di Maastricht. Questo per l'Italia, stante l'attuale situazione di deficit e debito pubblico, significa nuovi tagli alla spesa (previdenziale, sanitaria, sociale e scolastica) e al personale, con taglio dei salari, licenziamenti dei precari e riduzione dei diritti e delle tutele. Un compito che i ministri Sacconi, Tremonti, Brunetta e Gelmini stanno svolgendo a pieni voti.

Il governo e il padronato utilizzano, con la piena complicità di Cisl e Uil, la crisi capitalistica per modificare a proprio favore gli assetti sociali e istituzionali. Questo attacco converge: nella proposta di riforma presidenzialista e di federalismo fiscale; nella proposta leghista di reintrodurre le gabbie salariali; nella destrutturazione del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, sancito con l'accordo separato del 22 gennaio 2009 tra Governo, Confindustria, Cisl, Uil e Ugl; nell'attacco al salario e ai diritti dei lavoratori e nel ricatto occupazionale della Fiat di Elkann e Marchionne; nell'introduzione dell'arbitrato che aggira e depotenzia l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. A questa spirale deve aggiungersi la politica intrapresa contro i diritti della donna da parte della Lega e del Vaticano e la politica razzista e xenofoba contro i migranti che i governi di centrosinistra (Legge Turco-napolitano) e centrodestra (Legge Bossi-Fini e Pacchetto sicurezza) hanno alimentato fino a raggiungere livelli di barbarie come nelle cittadine di Adro (BS) e di Rosarno (RC). In quest'ultima città i braccianti agricoli africani si sono ribellati, nel dicembre del 2008 e nel gennaio 2010, allo sfruttamento schiavistico della borghesia mafiosa, costringendo la magistratura ad arrestare 21 imprenditori agricoli e 9 caporali.

Un duro attacco ai diritti civili e democratici e al salario, ai diritti e alle tutele dei lavoratori che la Cgil di Epifani non ha contrastato, come dimostra l'elogio della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, alla Cgil per gli oltre 10 contratti firmati, senza scioperi e con la sostanziale applicazione del nuovo sistema contrattuale. Una situazione che porta la gran parte delle categorie, con la sostanziale esclusione della Fiom Cgil, dentro l'accordo separato e con i lavoratori del commercio costretti a lavorare per il 1° Maggio. D'altronde Epifani ha dichiarato che tra due anni si torna al tavolo della concertazione con Cisl e Uil per rientrare nell'accordo separato della riforma contrattuale.

Una politica reazionaria che le forze liberali (Pd), populiste (Idv) e le forze della sinistra riformista (Fds, Sel) non vogliono combattere. I primi perché fanno riferimento a un diverso settore della stessa classe dominante, i secondi perché subalterni ai primi, dentro una prospettiva di rientro governista.

Il Partito Comunista dei Lavoratori avanza una proposta di unità d’azione alle sinistre politiche e sindacali (Fiom Cgil, Rete 28 aprile in Cgil, Usb, Cub, Cobas) attorno ad un polo di classe indipendente, alternativo a centrodestra e centrosinistra. Solo una lotta di massa e radicale della classe operaia contro il Governo e il padronato, su un proprio programma unificante, può unire le ragioni sociali e democratiche, incrinare il blocco sociale delle destre, aprire la via di una vera alternativa di società e di potere, per un governo dei lavoratori.