giovedì 23 dicembre 2010

REGIONE VENETO: IL FEDERALISMO CONTRO I LAVORATORI


La destra al governo della Regione Veneto ha fretta di dimostrare alla borghesia regionale come la reazionaria riforma federalista della repubblica favorisca i suoi interessi di classe.
Il governo regionale, le organizzazioni padronali, i sindacati complici - in attesa di poter smantellare quanto rimane della sanità pubblica, dell’istruzione pubblica, dei servizi sociali, dei beni comuni, dei diritti e delle tutele dei lavoratori- procedono attraverso accordi sindacali funzionali a svuotare il diritto del lavoro e il contratto nazionale.
Il governo regionale di Luca Zaia (Lega nord), di concerto con l'assessore al lavoro, Elena Donazzan (Pdl), le associazioni padronali (Confindustria, Confapi, Confartigianato, Casartigiani, CNA, Confcommercio, Confesercenti, Federclaii, Coldiretti, Confagricoltura, Consilp, Confprofessioni, Confcooperative e Legacooperative del Veneto) e i sindacati complici (CISL, UIL, CISAL e UGL del Veneto) hanno firmato il 7 dicembre 2010 le “Linee guida per l’applicazione degli ammortizzatori sociali in deroga anno 2011” e il 9 dicembre 2010 l'accordo “Per l'espletamento del diritto dovere di istruzione e formazione”.
Il primo accordo riguarda la Cassa in deroga, il secondo l'apprendistato, entrambi smantellano diritti e tutele della frazione più debole del proletariato della nostra regione: i precari e i giovani lavoratori. Entrambi questi accordi non sono stati firmati, giustamente, da una delle più grandi organizzazioni sindacali, la CGIL. Ma non firmare gli accordi non basta, occorre organizzare e mobilitare i lavoratori e le lavoratrici, occorre essere al fianco della mobilitazione degli studenti.

La cassa in deroga
Gli ammortizzatori sociali vigenti nel nostro Paese sono: la Cassa integrazione Ordinaria, Cassa Integrazione Straordinaria, Cassa in deroga. La loro copertura economica è parziale e limitata nel tempo, ma sopratutto è decrescente la tutela dei lavoratori dai licenziamenti. In particolare la Cassa in deroga oltre ad essere a carico della Regione, mentre i primi due sono a carico dell'Inps, lascia libere le aziende di licenziare, in quanto interrompe il rapporto di lavoro.
La Cassa in deroga è uno strumento che viene applicato a quei lavoratori che hanno concluso il ciclo di Cassa integrazione e a quei lavoratori che per legge non ne avrebbero diritto, ad esempio perché dipendenti di aziende artigiane, imprese del terziario, cooperative o studi professionali. In Veneto si tratta di decine di migliaia tra operai e impiegati: le ore autorizzate di Cig in deroga sono state 17,9 milioni nel 2009, 30 milioni nei soli primi tre trimestri del 2010.
Le nuove linee-guida dell'accordo del 7 Dicembre sono nettamente peggiorative: riducono il numero dei lavoratori che hanno diritto a questo tipo di assistenza, in quanto escludono quelle migliaia di lavoratori delle aziende che chiudono; introducono una durata diversificata della Cassa in deroga per le imprese iscritte (12 mesi) rispetto a quelle non iscritte (sei mesi) agli Enti bilaterali (gestiti congiuntamente dalle imprese e dalle burocrazie sindacali); infine questo accordo conferma la volontà del Ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, di favorire il trasferimento della gestione degli ammortizzatori sociali agli Enti bilaterali, in linea con l'accordo del 22 gennaio 2009, firmato dai sindacati complici.

L'apprendistato
L'accordo sull'apprendistato introduce una norma che dà titolo di “istruzione” ai periodi di apprendistato svolti dai giovani nelle aziende. Il combinato disposto dato da questo accordo con il “Collegato al Lavoro” che abbassa a 15 anni l'obbligo scolastico in presenza di contratti di apprendistato evidenzia la volontà del governo nazionale e regionale di effettuare una selezione classista nell'accesso al diritto allo studio.
Questo in una regione dove il 28% degli studenti delle scuole superiori non completa gli studi e la dispersione scolastica è in crescita. In Veneto vi è una fortissima differenziazione circa il completamento degli studi tra gli studenti dei licei (82,9%), degli istituti tecnici (76,3%) e delle scuole professionali (59,1%).
Questo accordo sull’apprendistato indirizza le giovani generazioni proletarie al lavoro precario quale alternativa all’istruzione. E’ evidente che l’obiettivo dei governi nazionale e regionale, dopo i tagli alla scuola ed alla formazione professionale, è quello di smantellare il sistema pubblico di istruzione e con esso il diritto allo studio, per ritornare ad una scuola di classe.

Lavoratori, immigrati e studenti uniti nella lotta
La politica reazionaria, antioperaia e antipopolare, del governo Zaia in questo anno di legislatura ha avuto modo di evidenziarsi nei confronti delle donne, degli immigrati, della scuola, della sanità, dei trasporti locali e perfino contro la parte più debole del proletariato e degli studenti della nostra regione. La politica del governo Zaia, come quella di Berlusconi, risponde agli stessi interessi padronali, mafiosi e truffaldini. Solo la lotta unitaria e di massa può sbarragli la strada.
La manifestazione del 16 ottobre 2010 ha riunito nelle stesse strade e nella stessa piazza di Roma queste istanze. La manifestazione del 14 dicembre 2010 ha visto la scesa in campo di una nuova generazione che non vuole rinunciare al diritto ad un futuro dignitoso.
In tutto il Paese, come in Veneto, la vera opposizione alle politiche dei padroni e dei loro governi non viene dalle opposizioni liberaldemocratiche (PD, IDV) o dal polo della nazione (UDC, FLI, API) che hanno consentito al governo Berlusconi il varo della legge di stabilità (nuovi fondi alle scuole private e alle missioni di guerra), hanno sostenuto le leggi razziste e di precarizzazione del lavoro, hanno rivendicato il federalismo di marca leghista.
La vera opposizione è l’opposizione sociale e di massa dei lavoratori, degli immigrati, degli studenti le cui ragioni sono state colpite e negate da tutti i governi padronali, nazionali e locali, degli ultimi vent'anni (di centrodestra e di centrosinistra).
Questa opposizione di fronte alle manovre repressive ventilate dal governo (potere incondizionato alle questure; estensione del Daspo dagli stadi alle manifestazioni; denunce; intimidazioni bombarole; arresti preventivi in previsioni di scioperi, presidi, cortei, come durante il fascismo) ha ora due necessità complementari. La prima è unificare la protesta, radicalizzare la lotta di massa, consolidare ed estendere il fronte unico di tutte le sue forze, a partire dal blocco “uniti contro la crisi”, in piena autonomia dal centrosinistra. La seconda è accelerare i tempi di costruzione e realizzazione dello sciopero generale ad oltranza, finché questo governo padronale, reazionario e corrotto, non venga spazzato via. Il Partito Comunista dei Lavoratori si adopera nel movimento di lotta per il raggiungimento di questi obiettivi.

Venezia, 21 Dicembre 2010

Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione Pietro Tresso (Blasco) di Venezia