giovedì 24 marzo 2011

PER I REFERENDUM IN DIFESA DELL’ACQUA PUBBLICA,CONTRO IL NUCLEARE, CONTRO L’IMPUNITA’ DEL SULTANO DI ARCORE


RIVOLTA SOCIALE E ASSEDIO DI PALAZZO CHIGI

UNA BATTAGLIA DI CIVILTA’ CONTRO LA BARBARIE DEL CAPITALISMO


La privatizzazione dell’acqua comporta tariffe aumentate e servizi peggiorati, truffe e malaffare (v. caso Aprilia e commistione con il traffico dei rifiuti pericolosi nei depuratori privatizzati ecc.), un accesso sempre meno possibile per i più poveri. Le comunità locali perderanno ogni possibilità di controllo democratico su una risorsa vitale e dipenderanno da una qualche multinazionale lontana. Negli ultimi anni tutti i governi delle cricche borghesi (di destra e centrosinistra) hanno promosso la privatizzazione dell'acqua sino a quando il governo più reazionario da Tambroni in poi (quello di Berlusconi), dal 1 gennaio 2012, ha addirittura stabilito che l'acqua finirà obbligatoriamente nelle mani di società private alle quali sarà garantito per legge l’arricchimento privato sulla pelle delle masse popolari.

In spregio alla espressa volontà popolare il sultanato di Arcore ha anche deciso il ritorno al nucleare mettendo in grave pericolo la vita e l’ambiente, sempre in nome del profitto di industriali e banchieri del settore, impedendo lo sviluppo delle energie alternative (a partire dal solare) in una gestione pubblica e democraticamente controllata dell’energia che noi rivendichiamo.

Mentre intere masse popolari soffrono l’oppressione capitalistica con il peggioramento drastico delle loro condizioni di vita, ed i giovani scontano la mancanza di prospettive (bene che vada sono condannati alla precarietà…) il rais italiano impegna vergognosamente il parlamento per farsi approvare leggi a garanzia della sua impunità e cerca di anche di boicottare i referendum.

Un parlamento pieno di corrotti, una finta maggioranza che si regge sulla compravendita di alcuni “onorevoli” ed una finta opposizione parlamentare che ne consente la sopravvivenza, come dimostra l’ultimo vergognoso voto determinante del “centrosinistra” in favore della rinnovata guerra imperialista in Libia, che toglie ulteriori risorse ai servizi pubblici e sociali. Fingendo di difendere “i diritti umani” si mira a bloccare lo sviluppo della “rivoluzione araba”, che, nel rivendicare “pane e libertà” potrebbe spingersi “troppo in avanti” sino a alla riappropriazione delle risorse di cui le masse arabe, ridotte in miseria, sono state derubate. Vogliono solo rimpiazzare i vari rais oggi “dismessi” con cui avevano fatto affari sinora, mantenendo “gattopardescamente” gli stessi assetti di dominio e di miseria sulle masse arabe (controllo su petrolio, banche, manodopera a basso costo ecc.), oltre che la salvaguardia dello stato sionista. Prova ne sia il rifiuto di fornire le armi agli insorti del nuovo “risorgimento arabo”.

Il giusto sentimento popolare che anima dal basso questa battaglia referendaria va sostenuto con tutte le forze. Ma esso di certo non può trovare reali sbocchi nelle finte opposizioni parlamentari peraltro fautrici della privatizzazione dell’acqua, bensì solo riprendendo il grande esempio della rivolta sociale araba che in poche settimane ha portato alla caduta di regimi che sembravano inamovibili da tanti anni.

La battaglia referendaria può contribuire, anche in Italia, finalmente, a costruire una grande mobilitazione popolare, una grande rivolta sociale democratica, ad oltranza, sino alla cacciata del rais di Arcore, assediando Palazzo Chigi dal versante dei lavoratori e delle masse popolari.

La vittoria per l’acqua pubblica e contro il pericolo del nucleare sarebbe un grande segnale di svolta contro la privatizzazione ed il saccheggio di tutti gli altri beni comuni (scuola, sanità, previdenza, casa, trasporti, beni culturali ecc..), per rivendicare la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo democratico del settore dell’acqua e dell’energia e la gestione pubblica e democraticamente controllata di tutti gli altri beni comuni, un’alternativa di società affidata al potere democratico dei lavoratori ed all’autogoverno delle masse, per una pianificazione democratica dell’economia, diretta verso i bisogni e i diritti delle persone e non all’arricchimento di pochi, nel quadro di un equilibrato rapporto con l'ambiente naturale e della preservazione del pianeta per le generazioni future.

Proprio la battaglia per l’acqua pubblica ci pone. Emblematicamente, di fronte all’esigenza di costruire un’altra società, dove - come diceva Marx – “lo sviluppo di ciascuno sia la condizione per il libero sviluppo di tutti”.

Partito Comunista dei Lavoratori

www.pclavoratori.it