martedì 7 agosto 2012


AFV BELTRAME, NAVICOLOR, COOP. ANCORA


Venezia: dall'industria ai servizi i lavoratori sono minacciati di chiusure aziendali e licenziamenti.


Il PCL sostiene con tutte le proprie forze militanti la lotta dei lavoratori  e delle masse popolari.

L’agenzia Veneto Lavoro ha reso noto i dati dell’impatto della crisi capitalista in Veneto nei primi sei mesi del 2012 su lavoratori e lavoratrici. In tutto, tra licenziamenti individuali e collettivi, hanno perso il lavoro 19.000 lavoratori; l’anno scorso erano stati 18.300. Tutto questo mentre cresce la disoccupazione e la precarietà.
A Porto Marghera, quello che un tempo era il più grande polo industriale del Veneto, gran parte delle industrie e del Petrolchimico – da Montefibre alla Vinyls fino allo stabilimento dell’ex Enichem - sono state  chiuse. Stessa fine hanno fatto i più importanti impianti siderurgici Sava, Alumix, Primario Alcoa.
La Navicolor ha perso l’appalto delle verniciature delle grandi navi da crociera che si costruiscono alla Fincantieri. La Lagomarsino Anielli, azienda genovese che ha vinto l’appalto, non intendeva farsi carico dell’assunzione dei 54 dipendenti della Navicolor, ormai espulsi e fuori dal cantiere. La lotta dei lavoratori e la loro determinazione, sostenute dalla sinistra sindacale ”Opposizione Organizzata in CGIL”, impedendo con un combattivo presidio le manovre dell’azienda subentrante tese ad installare i nuovi macchinari, e spingendo la direzione della CGIL a radicalizzarsi, ha impedito i licenziamenti e costretto l’azienda a firmare un accordo che prevede la riassunzione dei lavoratori ex Navicolor nell’azienda vincitrice dell’appalto. Questo accordo va presidiato con il controllo operaio.
La Coop. Ancora, che ha in appalto dal Comune di Venezia l’assistenza domiciliare, minaccia di procedere al licenziamento di circa 85 lavoratori/trici, mentre l’assessore preposto dalla Giunta Orsoni alle politiche sociali, Sandro Simionato, dopo aver attaccato i lavoratori/trici per aver utilizzato i metodi della democrazia proletaria nella difesa dei loro interessi di classe, dichiara che questo servizio è stato esternalizzato e quindi la questione non riguarda il Comune di Venezia. Questo dopo che il Comitato Indignato o.s.s dei lavoratori/trici della cooperativa e i delegati sindacali combattivi della UIL hanno fatto pressione sulla direzione del loro sindacato per effettuare il 2 agosto uno sciopero - boicottato dalle altre burocrazie sindacali - che ha visto una larga partecipazione, e dopo la loro vittoria nel referendum che si è svolto il 3 agosto, con un risultato a larghissima maggioranza, in difesa della dignità dei lavoratori/trici, dei salari, dei diritti e dei posti di lavoro e del servizio sociale per la cittadinanza.
La Afb Beltrame, gruppo vicentino di acciaierie, ha deciso di chiudere lo stabilimento di Marghera (ex Sidermarghera-Italsider) e di  licenziare 130 lavoratori diretti e 70 lavoratori delle imprese di appalto.  
La Beltrame ha stabilimenti in Italia (Vicenza, Torino, San Giovanni Valdarno) e all’estero (Francia, Svizzera, Germania, Argentina e Romania) e ha già chiuso gli stabilimenti di Udine, Villadossola in Piemonte e due sedi in Belgio e Lussemburgo.
La RSU aziendale ha saputo della decisione di chiusura dopo aver chiesto un incontro alla direzione per verificare l’attuazione di un accordo sindacale - sottoscritto l’anno scorso ma disatteso dall’azienda - in riferimento  agli impegni di investimento e di rinnovamento degli impianti.
L'azienda poche settimane fa ha rinnovato per 25 anni con l’Autorità Portuale la concessione della banchina nord di Porto Marghera. A questo punto non è chiaro quali siano gli interessi padronali, se speculare sulla banchina per una utilizzazione del sito come centro intermodale e commerciale oppure investire all'estero e realizzare profitti con la vendita delle aree. Quello che è certo è che da anni non investe nel rinnovamento dei macchinari dello stabilimento di Marghera.
I lavoratori e i delegati hanno intenzione di difendere con la lotta ad oltranza il loro posto di lavoro. Per questo hanno fatto pressione sulla direzione sindacale della FIOM per l’attuazione di un presidio con l’occupazione dello stabilimento e impedire all’azienda di spostare materiale e macchinari.
Gli operai del gruppo ILVA di Portomarghera sono anch'essi in questi giorni in lotta: difendono giustamente e incondizionatamente il proprio posto di lavoro. 
A l’ILVA, come in tutte le aziende, bisogna rifiutare ogni ricatto tra il diritto al lavoro e quello alla salute e alla vita. A Taranto i lavoratori hanno già pagato sulla propria pelle i crimini del profitto: dalle morti sul lavoro ai casi di cancro in famiglia. Sono dunque i primi ad essere interessati alla punizione dei responsabili (a partire da dirigenti e proprietà aziendali), al risanamento del territorio, alla necessaria riconversione dei processi produttivi e quindi a mantenere attivi tutti i siti produttivi. Ma solo una lotta ad oltranza e di massa per la nazionalizzazione, senza indennizzo e sotto controllo operaio, garantisce i posti di lavoro e la sicurezza e la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali.

Il Partito Comunista dei Lavoratori, sezione Pietro Tresso (Blasco) di Venezia, ha sostenuto e sostiene con tutte le proprie forze militanti i lavoratori e le lavoratrici nelle difficili vertenze in corso. Non solo intervenendo nelle assemblee, nei presidi, nelle manifestazioni e negli scioperi, ma anche con l’impegno delle proprie forze impegnate nel sindacato a difesa della democrazia operaia e del protagonismo dei lavoratori, contrapponendosi ad ogni tentativo della burocrazia sindacale di stemperare la forza e la combattività dei lavoratori. Nel contempo rivolge un invito ai delegati, ai lavoratori in lotta a procedere ad un maggior coordinamento delle lotte: dal coordinamento di gruppo aziendale al coordinamento delle realtà territoriali ed aziendali presenti sul territorio di Porto Marghera e della città di Venezia. Solo con il coordinamento tra lavoratori e lavoratrici, tra delegati e delegate di tutte le categorie, con i precari e i disoccupati è possibile costruire una forza concentrata e di massa, ed aprire una vertenza generale contro il padronato e il loro governo: nazionale, regionale e locale. Questa mobilitazione per essere vincente deve essere prolungata e sostenuta con le casse di resistenza.
Se i padroni vogliono chiudere le aziende e licenziare, la risposta deve essere una sola: occupazione degli stabilimenti e nazionalizzazione, senza indennizzo e sotto controllo operaio. Questo vale per gli stabilimenti e per i servizi che devono ritornare ad essere pubblici e gratuiti per i ceti popolari. 
Per un governo dei lavoratori! per il socialismo!

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
Sezione Pietro Tresso (Blasco) di Venezia