sabato 9 febbraio 2013

NAPOLITANO E IL COMUNISMO

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha sentenziato “il fallimento storico del Comunismo”, attribuendo la sua residuale sopravvivenza ideologica ad “accaniti gruppi di estremisti”. Forse alludendo al Partito Comunista dei Lavoratori.
La verità è che il fallimento storico riguarda i sistemi burocratici stalinisti: quelli che Napolitano, dirigente del PCI, difese appassionatamente quando reprimevano nel sangue i lavoratori ( Ungheria 56) e assassinavano i comunisti (tra cui Pietro Tresso).
La verità è che il fallimento storico riguarda il capitalismo, che Napolitano già serviva da dirigente “migliorista” del PCI in accordo con Craxi contro i lavoratori, e poi sposò apertamente e ideologicamente dopo l'89: un sistema capitalista che non ha più nulla da offrire se non miseria e sacrifici senza fine per il mondo del lavoro e la maggioranza della società.
La verità è che il comunismo, come economia socialista e potere dei lavoratori, è l'unica alternativa di progresso per l'umanità. Contro l'attuale dittatura degli industriali e dei banchieri.

In conclusione.

Napolitano è un “accanito” avversario dei lavoratori sotto ogni veste ed epoca. Il PCL si onora di essere un accanito difensore del lavoro e di tutti gli sfruttati sotto l'attualissima bandiera della rivoluzione d'Ottobre e del suo programma. Contro il capitalismo ed ogni forma di stalinismo. Contro i Napolitano di ieri e di oggi.
 
(9 Febbraio 2013)

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI