martedì 30 aprile 2013


PRIMO MAGGIO! OPERAIO, SOCIALISTA, INTERNAZIONALISTA

 

 


testo volantino nazionale PCL 

VIA IL GOVERNO NAPOLITANO-LETTA-ALFANO
strumento delle Banche e del grande Capitale

NO AL QUALUNQUISMO “TECNOLOGICO”
DI GRILLO E CASALEGGIO
falsamente progressista, in realtà antidemocratico e antioperaio

COSTRUIAMO L’ALTERNATIVA DEI LAVORATORI

In pieno contrasto con tutto quello che Bersani e i dirigenti del Partito Democratico avevano affermato, in campagna elettorale e fino a pochi giorni fa, il governo di “larghe intese” è nato.
L’Unione Europea, i banchieri italiani e stranieri, i grandi capitalisti (Confindustria) ed anche il Vaticano avevano fretta di uscire dalla situazione senza apparente sbocco in cui si era trovato il sistema italiano; i loro partiti, dal PDL al PD, non potevano che rispondere signorsì.
A metterli in riga si è occupato il presidente della Repubblica Napolitano che da alcuni anni, di fronte all’aggravarsi della crisi, è stato il vero baricentro della ricomposizione del quadro politico in funzione degli interessi del grande capitale e della grande finanza.
Con ciò ha travalicato i limiti stessi della costituzione italiana assumendo un ruolo improprio di decisione. Il programma del governo Letta è nella sostanza la continuità della “agenda Monti”, cioè un programma di attacco alle condizioni di vita e al salario dei lavoratori, precari, pensionati, a difesa di rendite e profitti.
Poche misure formalmente positive, come l’abolizione o la riduzione dell’IMU sulla prima casa, serviranno solo a mascherare quello che sarà il proseguimento del massacro sociale fatto dal governo Monti (e da quelli di destra o di centrosinistra che lo hanno preceduto, si pensi solo alla precarizzazione del lavoro).
La risposta dei lavoratori e degli altri settori sfruttati ed oppressi non può essere che la più netta opposizione a questo governo e la lotta più radicale, da subito, per la sua cacciata.
Non può essere certo quella qualunquista, demagogica e fondamentalmente reazionaria del movimento 5 stelle e del suo guru Grillo
Un “guru” che propone tra le altre cose (in sintonia con il progetto del “guru del guru”, il padrone milionario Casaleggio) l'abolizione pura e semplice del sindacato in quanto tale (“roba dell'800”), proprio nel momento della massima aggressione padronale contro il lavoro e i diritti sindacali. Che a Parma, dove governa, alza le rette di asili e mense per pagare gli interessi alle banche. Che rivendica licenziamenti di massa nel pubblico impiego e la riduzione di tutte le pensioni per tagliare le tasse ai padroni (con l’abolizione dell ‘IRAP, che oggi finanzia la spesa sanitaria delle regioni). Che rivendica un progetto di società senza libertà democratiche, basato su un dominio della “rete” in realtà nella mani di uno o due “tiranni illuminati”.
Un movimento, quello dei 5 stelle di cui non altri che Stefano Rodotà scriveva, alcuni mesi prima di esserne candidato alla presidenza della Repubblica, che era “estremamente pericoloso. E rischia di congiungersi con quello che c’è in giro in Europa. A cominciare dal terribile populismo ungherese” (intervista al settimanale Left).
La sinistra riformista, sia politica (SEL, PRC e PdCI) che sociale (il gruppo dirigente della CGIL) esce sconfitta nelle sue prospettive dalla attuale situazione. SEL non ottiene i ministri sperati quello che sarebbe stato un governo non di cambiamento, ma di “sacrifici mascherati” per i lavoratori, come tutti i precedenti governi di “centrosinistra” dimostrano; e Vendola non può “amalgamarsi” col PD come pensava solo poche settimane fa. PRC e PdCI sono in piena crisi, dopo il vergognoso blocco politico col partito borghese dell’impresentabile Di Pietro, in un quadro in cui ognuna delle loro diverse correnti cerca, con le più strumentali manovre, di salvarsi dal naufragio.
Il gruppo dirigente della CGIL, che aveva, come SEL, sposato il governo del “cambiamento”, per concertare, alla sua ombra, con Confindustria e padronato vario, è anch’esso nell’angolo e, per salvare la prospettiva della concertazione a perdere, si sposta a destra, ritrovando l’unità con i sindacati “ gialli” CISL e UIL, su una politica di capitolazione.
La classe operaia non può assistere passivamente ai giochi politici e istituzionali con cui i suoi avversari cercano di risolvere la propria crisi per continuare la propria offensiva contro i lavoratori. La classe operaia deve porre un programma di rivendicazioni sociali al centro della crisi politica per imporre una propria soluzione della crisi. E questo programma dev'essere radicale quanto è radicale la crisi che è chiamato a risolvere.
Si impone un grande fronte unitario di lotta del movimento operaio e di tutte le sue organizzazioni per un programma di svolta: blocco immediato dei licenziamenti, con l'esproprio delle aziende che licenziano; abolizione delle leggi di precarizzazione del lavoro e assunzione dei precari a tempo pieno e indeterminato; ripartizione fra tutti del lavoro esistente con la riduzione generale dell'orario a parità di paga; un salario dignitoso ai giovani in cerca di prima occupazione e ai disoccupati in cerca di lavoro; recupero salariale e pensionistico rispetto alle perdite di questi anni; un grande piano di nuovo lavoro, finanziato con l'abolizione del debito pubblico verso le banche, con la soppressione dei trasferimenti pubblici alle imprese private, con la tassazione dei grandi redditi e patrimoni. Ciò che comporta la rivendicazione della nazionalizzazione delle banche, senza indennizzo, e sotto controllo operaio: che consenta di liberare milioni di famiglie dal cappio di mutui usurai e di riorganizzare da cima a fondo la società, a partire dall'emergenza sociale delle pensioni, della sanità, della scuola, dell'ambiente....
Il PCL è al servizio di questa prospettiva. Il nostro è certo un piccolo partito, che ha dovuto costruirsi contro corrente, nel disastro da altri prodotto. Ma è l'unico che ha retto alla dura prova di questi anni. Ed oggi, non a caso, è l'unico che sta costruendo laddove altri distruggono e disperdono. Per questo il PCL si candida a raggruppare, attorno al proprio programma, tutto ciò che di meglio può liberarsi dal fallimento della vecchia sinistra . Tutti i militanti e le avanguardie di lotta, quale che sia la loro provenienza, che non vogliono arrendersi né al PD, né ai guru qualunquisti, né alla sconfitta.

Partito Comunista dei Lavoratori
per la Quarta Internazionale