CONSIDERAZIONI
SUL 19 OTTOBRE. ANTAGONISMO E RIVOLUZIONE A CONFRONTO
21 Ottobre 2013
21 Ottobre 2013
La
manifestazione del 19 Ottobre ha visto una partecipazione superiore
alle aspettative.
Il clima di intimidazione poliziesca che ha preceduto e accompagnato il corteo- con blocchi, perquisizioni, strumenti repressivi di vario genere- non ha impedito a decine di migliaia di lavoratori, precari, disoccupati, migranti, attivisti dei movimenti di lotta su casa, ambiente, territorio, di manifestare la propria opposizione alle politiche di austerità e di miseria sociale condotte dai governi di unità nazionale, protette dalla Presidenza della Repubblica, dettate dal capitale finanziario italiano ed europeo.
A differenza della manifestazione del 12 Ottobre (Rodotà / Landini), che teneva i piedi in tante scarpe( con i movimenti ma anche con le Procure, “contro” il governo ma strizzando l'occhio al PD), la manifestazione di sabato aveva un carattere di opposizione inequivoca. Anche da qui la partecipazione organizzata, combattiva e militante, del Partito Comunista dei Lavoratori ( oltretutto, tra i soggetti politici del corteo, lo spezzone col maggior numero di giovani).
Il clima di intimidazione poliziesca che ha preceduto e accompagnato il corteo- con blocchi, perquisizioni, strumenti repressivi di vario genere- non ha impedito a decine di migliaia di lavoratori, precari, disoccupati, migranti, attivisti dei movimenti di lotta su casa, ambiente, territorio, di manifestare la propria opposizione alle politiche di austerità e di miseria sociale condotte dai governi di unità nazionale, protette dalla Presidenza della Repubblica, dettate dal capitale finanziario italiano ed europeo.
A differenza della manifestazione del 12 Ottobre (Rodotà / Landini), che teneva i piedi in tante scarpe( con i movimenti ma anche con le Procure, “contro” il governo ma strizzando l'occhio al PD), la manifestazione di sabato aveva un carattere di opposizione inequivoca. Anche da qui la partecipazione organizzata, combattiva e militante, del Partito Comunista dei Lavoratori ( oltretutto, tra i soggetti politici del corteo, lo spezzone col maggior numero di giovani).
Tuttavia,
passata la manifestazione, si impone qualche considerazione politica.
Di bilancio e di prospettiva.
LIBERTA'
PER GLI ARRESTATI
Il
primo dovere è sicuramente quello di rivendicare la immediata
libertà dei compagni/e arrestati/e.
E'
una rivendicazione incondizionata. Non riconosciamo allo Stato
borghese il diritto di colpire un'espressione di opposizione, quale
che sia. Le divergenze profonde che abbiamo con impostazioni
nichiliste e/o avventuriste, indifferenti al rapporto con la classe e
alla crescita del movimento di massa, non ci fanno perdere di vista
il fatto fondamentale: l'avversario è lo Stato, le classi dominanti,
il loro governo. Se contrastiamo azioni e logiche minoritarie lo
facciamo proprio nel nome della prospettiva della rivoluzione, non
certo della difesa della “legalità” o del principio della “non
violenza”. Perchè è lo Stato l'organizzazione concentrata della
violenza: quella che tutela lo sfruttamento, affonda i migranti,
partecipa alle guerre..
A
sua volta proprio una seria prospettiva rivoluzionaria chiama in
causa posizioni ideologiche e culture di larga parte dei soggetti
promotori della manifestazione del 19.
“SOLLEVAZIONE” : PAROLE E REALTA'
“SOLLEVAZIONE” : PAROLE E REALTA'
“Sollevazione”
era la parola d'ordine e lo striscione d'apertura del corteo.
“Sollevazione” recitava il tam tam di un'area vasta di realtà di
movimento riconducibili in senso lato all'arcipelago
dell'”Autonomia”. Ma cosa si intende per “sollevazione”?
Questo è il punto decisivo. Perchè con le parole non si gioca.
(Anche perchè qualcuno può prendere sul serio un gioco mediatico e
d'immagine, con conseguenze imbarazzanti per gli stessi giocolieri).
Chiamare
“sollevazione” una manifestazione di decine di migliaia,
convocata da due mesi, concordata (comprensibilmente) con la
Prefettura, sfociata in un presidio autorizzato di duecento compagni
davanti a un ministero, è obiettivamente ridicolo. Tanto più se il
suo sbocco è l'incontro con il Ministro Lupi, attraverso
l'interessamento dell'assessore Nieri (SEL).
Ma
non si tratta di una improprietà terminologica. Si tratta di una
questione politica seria. Si tratta di una cultura che riduce la
rivoluzione al “proprio” antagonismo, cioè all'antagonismo di
una minoranza. Questo antagonismo può, a seconda dei casi,
confliggere con lo Stato negli scontri di piazza e/o negoziare con lo
Stato e i suoi ministri. Ma parte sempre dal culto di sé, dalla
propria autorappresentazione come “Il Movimento”, al tempo stesso
avversario e interlocutore dello Stato. Dentro una visione in cui
tutto si riduce al ( proprio) “conflitto” e/o “mediazione”
col potere. Senza prospettiva di reale alternativa di società e di
potere, quindi di rivoluzione, quindi di conquista delle grandi masse
alla rivoluzione. Chiamare “sollevazione” la “propria”
manifestazione è semplicemente una traduzione di questa cultura.
LA
SERIETA' DI UNA PROSPETTIVA RIVOLUZIONARIA
Le
reali ragioni di lotta e di movimento che si sono espresse nella
manifestazione del 19 Ottobre meritano e richiedono un'altra logica e
prospettiva. Non la propria autorecinzione in un piccolo bacino
d'avanguardia. Ma l'investimento in una prospettiva di autentica
esplosione sociale di massa, concentrata e radicale, che rovesci i
rapporti di forza con la borghesia e il suo Stato. Perchè questa è
una sollevazione : non una manifestazione di migliaia, ma una
ribellione di milioni. A partire dalla forza decisiva di 16 milioni
di lavoratori salariati.
E'
questa l'unica via per strappare risultati reali in ordine alle
proprie rivendicazioni, perchè l'avversario- tanto più in tempo di
crisi- concede solo quando ha paura ( e solo una ribellione di massa
può incutergli realmente paura). Ma soprattutto è l'unico modo di
aprire la prospettiva del rovesciamento del capitalismo e della
conquista del potere da parte dei lavoratori e degli sfruttati. Un
potere basato sulla loro organizzazione e la loro forza: l'unico
potere che possa riorganizzare da cima a fondo la società, e dunque
l'unico potere che possa davvero assicurare lavoro, reddito, casa,
diritti...
Costruire
un ponte, in ogni lotta, tra queste rivendicazioni e un alternativa
di potere, è l'unico modo di dare loro una prospettiva seria. Certo
difficile, ma l'unica reale. La costruzione controcorrente del
partito rivoluzionario è in funzione di questa politica e
prospettiva.
“Senza le masse non c'è sollevazione, lotta di classe, rivoluzione”: questa parola d'ordine- tra le altre- ha scandito non a caso lo spezzone di corteo del PCL. Riassume la differenza di fondo tra puro antagonismo e prospettiva anticapitalista. E perciò stesso tra il gioco autocentrato dell'illusionismo ideologico, e la serietà della politica rivoluzionaria.
“Senza le masse non c'è sollevazione, lotta di classe, rivoluzione”: questa parola d'ordine- tra le altre- ha scandito non a caso lo spezzone di corteo del PCL. Riassume la differenza di fondo tra puro antagonismo e prospettiva anticapitalista. E perciò stesso tra il gioco autocentrato dell'illusionismo ideologico, e la serietà della politica rivoluzionaria.