LISTA TSIPRAS “ALL' ITALIANA”
18 Febbraio 2014
UN A LISTA CIVICA “PROGRESSISTA” SENZA RIFERIMENTO DI CLASSE. “OLTRE LA SINISTRA”, MA COL CONSENSO DELLE SINISTRE. CON TSIPRAS “MA NON CONTRO SCHULZ”. LA TRISTE SOMMA DI ARCOBALENO E “RIVOLUZIONE CIVICA”
L'operazione
Tsipras è partita anche in Italia. Non sappiamo se decollerà
davvero, se reggerà il volo e quale sarà l'atterraggio. Ma certo
assume caratteri particolari rispetto ad altri Paesi: con un profilo
che travalica “a destra” la stessa natura riformista della
“Sinistra Europea” e di Syriza. E che sommando l'esperienza
Arcobaleno e l'esperienza Ingroia, ne ripropone tutti gli equivoci e
gli inganni.
Vediamo
allora di recuperare uno sguardo d'insieme sull'operazione Tsipras,
in Europa e in Italia.
LA
“SINISTRA EUROPEA” E LA SOCIALDEMOCRAZIA
Il
programma di una riforma “sociale e democratica” della U. E.
avanzata dalla “Sinistra Europea” (Linke, Fronte de gauche,
Izquierda Unida, Prc..) è un'utopia deviante. Invece di spiegare ai
lavoratori e ai giovani che il capitalismo europeo non ha nulla da
offrire e va rovesciato, alimenta la leggenda di una sua possibile
correzione “progressista”. Per 20 anni il riformismo europeo ha
sbandierato questa illusione nella classe operaia e nei movimenti
sociali. Il fatto che venga riproposta dopo il suo fallimento, nel
quadro della più grande crisi del capitalismo continentale
dell'intero dopoguerra, misura la cecità del riformismo.
Ma non si tratta di un'illusione innocente. In realtà l'innocua bandiera ideologica dell'”Europa sociale” ha fornito copertura politica all'aspirazione di governo delle formazioni della SE e ai compromessi con la socialdemocrazia (ingresso del PCF nel governo Yospin, ingresso del PRC nei governi Prodi o nella loro maggioranza, sostegno di IU al governo Zapatero..). Tutti risoltisi in una compromissione (più o meno pesante) delle sinistre cosiddette “radicali” nelle politiche anti operaie e di sacrifici. E di conseguenza in una grave crisi di quei partiti lungo lo scorso decennio.
Ma non si tratta di un'illusione innocente. In realtà l'innocua bandiera ideologica dell'”Europa sociale” ha fornito copertura politica all'aspirazione di governo delle formazioni della SE e ai compromessi con la socialdemocrazia (ingresso del PCF nel governo Yospin, ingresso del PRC nei governi Prodi o nella loro maggioranza, sostegno di IU al governo Zapatero..). Tutti risoltisi in una compromissione (più o meno pesante) delle sinistre cosiddette “radicali” nelle politiche anti operaie e di sacrifici. E di conseguenza in una grave crisi di quei partiti lungo lo scorso decennio.
Oggi
quelle formazioni cercano un'occasione di rilancio nella crisi delle
socialdemocrazie liberali, a sinistra dei loro governi (Francia) o
dei governi di unità nazionale (Germania). La crisi capitalista e
le politiche d'austerità, accanto alla crisi della socialdemocrazia,
hanno ridato una spinta reale in diversi Paesi alle formazioni della
SE. Ma esse cercano uno spazio a sinistra delle socialdemocrazie per
negoziare una nuova prospettiva di governo... con le
socialdemocrazie. Questa rimane la bussola fondamentale, com'è
naturale per ogni forza riformista. Lo conferma il Congresso della
Linke in Germania, che ha lamentato l'insensibilità del SPD alla
propria profferta di governo. Lo conferma il dibattito e le
lacerazioni in corso nel Fronte de Gauche in Francia, con un PCF che
tuttora si allea col PS nelle elezioni amministrative nonostante
l'”opposizione” al governo Hollande...
L'operazione
delle liste Tsipras, in occasione delle elezioni europee, si
colloca in questo quadro. Mira a recuperare massa critica elettorale
dei partiti del SE per rilanciare la loro pressione sulla
socialdemocrazia e ricontrattare con essa equilibri e blocchi di
governo, a partire dal Parlamento europeo.
IL
RUOLO DI TSIPRAS E DI SYRIZA
Il
ruolo di Syriza e del suo segretario Tsipras è centrale
nell'operazione. E' bene chiarirne i caratteri.
Lo
straordinario sviluppo politico ed elettorale di Syriza non è stato
affatto il portato della “cultura unitaria”, della “sensibilità
pluralista” o della “forma organizzativa aperta”, come
vorrebbero le sciocchezze propagandistiche di tanta parte della
sinistra italiana. E' stato il sottoprodotto della straordinaria
ascesa del movimento di massa e della crisi esplosiva del Pasok e del
suo governo, sullo sfondo della drammatica crisi greca. Grandi masse
hanno visto e vedono in Syriza un canale di espressione della propria
opposizione e domanda di svolta sullo sfondo di una crisi pre
rivoluzionaria.
Il
punto è che il progetto di Syriza subordina la domanda di massa a un
orizzonte di governo riformista, dentro il quadro capitalistico greco
ed europeo.
Tsipras
propone una nuova rinegoziazione del debito greco e sud europeo, non
il suo annullamento. Rivendica una Conferenza europea che ristrutturi
il debito, ne annulli una parte insolubile, scansioni il pagamento
della sua parte rimanente in tempi più lunghi legandolo
all'evoluzione dei PIL nazionali. Il suo modello di riferimento è la
Conferenza internazionale di Londra del 1953 tra imperialismi
vincitori e imperialismi sconfitti della seconda guerra: con la
relativa ristrutturazione del debito tedesco e il piano Marshaal. Non
è un modello di riferimento particolarmente.. “radicale”: ignora
oltretutto il piccolo dettaglio che quella soluzione fu resa
possibile dallo straordinario boom capitalistico trascinato dalla
ricostruzione postbellica. Tuttavia è un riferimento chiarificatore. Lo sforzo di Tsipras è convincere i capitalismi europei, tedesco e
francese in primis, che “la ristrutturazione del debito greco e sud
europeo è nell'interesse stesso dei creditori, a fronte di crediti
altrimenti inesigibili” (v. Tsipras nella Conferenza di Roma
presso la stampa estera). Il che significa dire alle banche
imperialiste e strozzine che un governo Syriza non solo non
romperebbe coi loro interessi ma li rispetterebbe, dentro le
compatibilità del capitalismo europeo. Le rassicurazioni fornite da
Tsipras ai circoli di governo europei circa il rispetto dell'Unione
Europea e della Nato va nella stessa direzione. Peraltro è
significativo che dentro Syriza questa politica e prospettiva
incontri opposizioni e resistenze di diverso segno, ma consistenti.
Le sinistre italiane si guardano bene dal rivelarlo.
L'OPERAZIONE
TSIPRAS IN ITALIA: IL RIFUGIO DI GRUPPI DIRIGENTI FALLITI
In
Italia l'operazione Tsipras va conoscendo una traduzione
particolarmente impresentabile. Connessa alla vicenda specifica della
sinistra “radicale” italiana.
La
sinistra italiana cosiddetta “radicale” si è caratterizzata, nel
riformismo europeo, per un opportunismo governista particolarmente
marcato. Cinque anni complessivi di governo o di maggioranza di
governo da parte di Rifondazione Comunista negli ultimi 18 anni (
96/98 col primo governo Prodi e 2006/2008 col secondo governo Prodi)
sono un record sinora imbattuto tra i partiti della SE. Il livello di
ciclica corresponsabilità del PRC nelle politiche di aggressione al
lavoro (voto alle leggi di precarizzazione, ai tagli verticali alle
spese sociali, alle privatizzazioni, alla detassazione dei profitti,
alle spese e missioni di guerra..) non ha, nel suo insieme, punti di
paragone in Europa. La crisi esplosiva di Rifondazione dopo il 2008 è
stato il prodotto di questa politica criminale e suicida.
I gruppi dirigenti reduci (e responsabili) di questo disastro hanno cercato in questi anni di sopravvivere al proprio fallimento .Chi cercando una coalizione organica di governo col PD, prima con Bersani e poi (invano) con Renzi, come nel caso di SEL. Chi (dopo essere stato scaricato dal PD) cercando da un lato di conservare gli assessorati di centrosinistra sul piano locale, e dall'altro di ritornare nel Parlamento nazionale con operazioni opportuniste di trasformismo (lista Ingroia), come nel caso del PRC. Nell'un caso come nell'altro hanno cercato la propria salvezza nella continuità di quelle politiche suicide che ne hanno determinato il fallimento.
I gruppi dirigenti reduci (e responsabili) di questo disastro hanno cercato in questi anni di sopravvivere al proprio fallimento .Chi cercando una coalizione organica di governo col PD, prima con Bersani e poi (invano) con Renzi, come nel caso di SEL. Chi (dopo essere stato scaricato dal PD) cercando da un lato di conservare gli assessorati di centrosinistra sul piano locale, e dall'altro di ritornare nel Parlamento nazionale con operazioni opportuniste di trasformismo (lista Ingroia), come nel caso del PRC. Nell'un caso come nell'altro hanno cercato la propria salvezza nella continuità di quelle politiche suicide che ne hanno determinato il fallimento.
Oggi
l'operazione Tsipras all'italiana non è affatto la svolta
rigeneratrice della sinistra. E' l'ostinata continuità in altra
forma di questo corso fallimentare. Con una sommatoria caotica di
interessi e pressioni contrastanti. E un panorama davvero
impresentabile.
Sel,
umiliata da Renzi e minacciata di distruzione, si rifugia nella lista
Tsipras premurandosi di sottolineare che “non sarà contro Schulz”,
e che i suoi eventuali eletti non saranno vincolati ad aderire al GUE
(raggruppamento parlamentare di SE e partiti stalinisti), ma
potranno aderire al PSE: cioè a quella stessa socialdemocrazia che
governa in Europa le politiche di austerità che Tsipras critica. Sel
ha peraltro depositato formalmente la richiesta di propria adesione
al PSE.
Il
PRC, uscito esangue dal proprio congresso e attraversato più che
mai da un'autentica guerra interna per bande, cerca di far leva su
Tsipras e sulla propria appartenenza alla SE per rientrare in
partita: e per questo si subordina alla pretesa di Sel di non
contrapporsi al PSE. Il fatto che Tsipras abbia avallato questa
pretesa, assieme al comitato promotore della lista, ha sigillato la
capitolazione del PRC. Che concorrerà virtualmente ad eleggere, nel
nome di Tsipras, parlamentari ..del PSE.
UN
CIVISMO PROGRESSISTA, “OLTRE LA SINISTRA”
Ma
c'è di peggio. Le sinistre italiane accettano di subordinarsi a un
comitato promotore della lista Tsipras, riconosciuto da Tsipras, che
rivendica il fatto di “andare oltre il confine fra destra e
sinistra”. E che infatti esclude pregiudizialmente di nominare la
parola stessa “sinistra” nel simbolo elettorale.
Si
tratta di un comitato di “personalità intellettuali”, guidato
dalla liberal progressista Barbara Spinelli (che esalta la Unione
Europea e la Carta di Nizza, contro cui si pronunciò il PRC),
sostenuto dalla rivista Micromega e da una parte della redazione de
Il Fatto Quotidiano. Questo comitato promotore è apertamente
antipartito, in omaggio al senso comune dominante. Liscia il pelo
populista del grillismo cui rimprovera semplicemente la “carenza di
proposta” (sic), ma col quale dichiara “possibili alleanze” (e
infatti quasi tutti i primi firmatari della lista Tsipras si
appellarono a un governo Bersani/Grillo dopo le elezioni del
febbraio 2013). Esclude dalle liste i dirigenti della sinistra
politica, ma apre le porte ai suoi assessori locali, gli stessi che
nelle giunte di centrosinistra gestiscono precarietà, tagli
sociali, privatizzazioni (la proposta di candidatura a Doria, pur
respinta dall'interessato, dice tutto, come sanno.. i tramvieri
genovesi). Quanto all'appello pubblico alla lista Tsipras che il
comitato ha varato -centrato sull'esaltazione del New Deal del
liberale Roosvelt- individua come linea di demarcazione nel prossimo
Parlamento Europeo quella tra “conservatori” e “innovatori”.
Non a caso Stefano Fassina, ex ministro di Letta, si è affrettato a
condividerne l'impostazione e a prospettare un accordo.
Altro
che lista Tsipras come “unità della sinistra”! Il tentativo è
quello di disgregare ciò che resta della sinistra politica per
ricomporlo sotto la egemonia politico intellettuale del civismo.
Annullando ogni riferimento classista dentro l'ennesimo involucro
“democratico progressista”. Il quale a sua volta si candida a
ricostruire la costola “progressista” di un centrosinistra
liberale in Italia. Insomma: l'ennesima operazione Ingroia, sotto la
copertura di Tsipras.
LA
CAPITOLAZIONE DEL PRC
Il
fatto che il PRC si subordini a questa soluzione “civica”, per di
più dopo l'esperienza Ingroia, misura lo sbando senza ritorno di ciò
che resta dei suoi gruppi dirigenti.
La
lettera che Paolo Ferrero ha spedito agli iscritti e alle iscritte
del PRC per motivarli a subire questa nuova umiliazione politica è
indicativa.
Dopo
aver ammesso che “la nostra richiesta di costruire un percorso
democratico nella definizione dei simboli e della lista è stato
completamente disatteso dai promotori”; che purtroppo la lista
annunciata “sarà una lista civica, non la costruzione di uno
spazio pubblico a sinistra”; che “larga parte della cultura
politica che viene proposta dai promotori” non è condivisibile,
Ferrero invita gli iscritti … a partecipare con entusiasmo alla
nuova avventura. Per quale ragione? Per la solita terra promessa del
4% e dell'ingresso nel Parlamento. Proprio come un anno fa. Ma un 4%
(se mai fosse raggiunto) al servizio di cosa? Al servizio di un
'operazione politico culturale indirizzata contro la sinistra
politica, nel nome di un civismo al di sopra delle classi. Come di
fatto... lo stesso Ferrero confessa.
Il
“Parlamento è tutto, i principi nulla”: è esattamente la
continuità seriale di quella politica che (oltretutto)..ha finito
con l'estromettere il PRC dal Parlamento.
LA COSTRUZIONE DEL PCL
LA COSTRUZIONE DEL PCL
Le
avanguardie di classe e dei movimenti, gli stessi militanti e
iscritti del PRC o di SEL, hanno un'esigenza opposta: quella di
ricostruire una sinistra di classe anticapitalista. Che certo sappia
misurarsi anche sul terreno elettorale. Ma in funzione di una
prospettiva di classe, non contro questa prospettiva.
Il
PCL non sarà presente alle prossime elezioni europee, per via di una
legge elettorale reazionaria che impone un numero di firme per noi
irraggiungibile. Ma non per questo ci faremo coinvolgere in
operazioni trasformiste, senza basi di classe. Utilizzeremo le
elezioni europee come occasione di una campagna di massa nei luoghi
di lavoro, nelle scuole e università, sul territorio: per
l'unificazione delle lotte e la ribellione sociale; contro l'Unione
Europea dei capitalisti e dei banchieri ed ogni illusione di sua
“riforma sociale e democratica”; contro i populismi reazionari,
in ogni loro variante; per una prospettiva di governo dei lavoratori
e di Stati Uniti Socialisti d'Europa quale unica vera alternativa. E'
la stessa campagna che svilupperà l'EEK (Partito operaio
rivoluzionario) sezione greca del Coordinamento per la Rifondazione
della Quarta Internazionale, (che parteciperà alle elezioni
europee), e gli altri partiti e formazioni del CRQI. Una campagna al
servizio della costruzione e sviluppo di partiti marxisti
rivoluzionari, in ogni Paese e su scala internazionale. L'unica
sinistra che non tradisce perchè si batte per la rivoluzione sociale
e il potere dei lavoratori.
Lo
sviluppo e radicamento del Partito Comunista dei Lavoratori è in
funzione di questa prospettiva.