giovedì 20 marzo 2014

I CONGRESSI REGIONALI FP, FIOM, FILCAMS CGIL DEL VENETO
Nel mese di marzo si sono tenuti i congressi regionali di categoria della CGIL del Veneto:, il 14 e 15 marzo il congresso regionale della FP CGIL, il 17 e 18 marzo il congresso regionale della FIOM CGIL, il 19 marzo il congresso regionale della FILCAMS CGIL.
In tutti i congressi i delegati classisti si sono battuti per la presentazione del documento alternativo a quello presentato della maggioranza riformista e liberale della CGIL. 
E' appena il caso di segnalare che a differenza degli altri congressi di categoria (FP e FILCAMS) in cui i documenti politici contrapposti sono stati due, il congresso regionale della FIOM CGIL ha visto la presentazione di tre documenti politici contrapposti: 
Quello della maggioranza riformista che si riconosce nelle posizioni del segretario generale della FIOM CGIL, Maurizio Landini. Questo documento ha ottenuto la maggioranza dei voti dei delegati al congresso e quindi ha espresso il segretario regionale veneto della FIOM CGIL, Giorgio Molin;
Quello espresso dalla minoranza liberale che sostiene le posizioni della segretaria generale della CGIL, Susanna Camusso, a partire dal Testo unico sulla rappresentanza. Questa componente ha uno dei suoi punti di forza nella FIOM CGIL di Treviso;
Infine l'altra posizione, quella espressa dalla sinistra classista e rivoluzionaria della FIOM CGIL e che ha presentato il documento politico alternativo che potete leggere di seguito.

DOCUMENTO ALTERNATIVO, CONGRESSO FIOM CGIL VENETO
Venezia 17 – 18 Marzo 2014

I sottoscritti sostenitori del documento congressuale “il sindacato è un'altra cosa” ritengono necessario a conclusione del congresso della FIOM CGIL Veneto sottoporre all'attenzione dei compagni e delle compagne una mozione alternativa.
Il nostro giudizio sull'accordo sul testo unico sulla rappresentanza del 10 gennaio, nel mezzo del percorso congressuale, è estremamente negativo. L'accordo prevede sanzioni per le organizzazioni e per i delegati che utilizzano l'arma dello sciopero per difendere i salari, i diritti e le tutele dei lavoratori e delle lavoratrici. La discussione su quest'accordo non solo non c'è stata, ma è stato impedito fisicamente ad alcuni delegati e dirigenti della CGIL, come nel caso dell'assemblea di Milano del 14 febbraio, di prendere la parola per spiegare le ragioni di chi si oppone a questa ennesima sconfitta. Un fatto che giudichiamo grave e lesivo dei diritti democratici della minoranza. Le stesse modalità di svolgimento della consultazione sull'accordo, approvate dal Direttivo Nazionale, non garantiscono una consultazione democratica e trasparente dei lavoratori e lavoratrici interessati. Quindi per questioni di merito e di metodo non riteniamo accettabile le modalità di consultazione e riteniamo necessario ed urgente che la CGIL ritiri la firma da quel testo.
Le politiche economiche di austerity (Pareggio di bilancio, Fiscal compact, Patto di stabilità, Spending review) imposte dalla Troika (UE, FMI, BCE) sono state applicate da tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni (Berlusconi, Monti, Letta e Renzi) con la fattiva collaborazione dei Sindaci e delle Giunte locali. Queste politiche hanno colpito nei salari, nei diritti e nelle tutele i lavoratori e le lavoratrici peggiorando le loro condizioni di lavoro; le condizioni di vita delle masse popolari e dei pensionati attraverso l'esternalizzazione e la privatizzazione dei servizi, il taglio delle prestazioni, l'aumento delle tariffe e dei ticket.
Le politiche economiche intese a svalutare il lavoro salariato, a privatizzare i servizi pubblici subiranno un’ accelerazione e un’ approfondimento con l'implementazione nel prossimo anno del Fiscal compact (taglio della spesa pubblica di 40 miliardi ogni anno per venti anni) e della Spending review (tagli per 32 miliardi). Un piano inclinato che coinvolge i lavoratori di ogni settore e di tutte le categorie, mentre i pensionati e le pensionate vedono ogni giorno peggiorare le loro condizioni di vita.
Nel Paese e nella nostra regione, la crisi capitalistica, emersa sotto forma di crisi finanziaria nel 2008, dopo sei anni perdura nei sui effetti con ristrutturazioni, chiusure aziendali e licenziamenti. E nel 2014 non sembra profilarsi un miglioramento del quadro economico e sociale.
La risposta del governo Renzi a questo dramma sociale è una massiccia dose di populismo confindustriale: da un lato una “mancia” ai lavoratori sotto forma di sgravio Irpef, dall’altro il taglio dell’Irap al padronato e, soprattutto, il Decreto affidato a Giuliano Poletti, neo ministro del lavoro ed esponente della Legacoop. Il Decreto Poletti, dopo l’abolizione dell’art 18, precarizza definitivamente il lavoro salariato attraverso la riforma del contratto di lavoro a termine (senza indicazione di alcuna causale e per tre lunghi anni) e di apprendistato (svuotamento degli obblighi formativi e delle stabilizzazioni). La risposta della CGIL è stata al di sotto di quello che ci sarebbe aspettato: la segretaria generale, Susanna Camusso, ha prima elogiato le misure del governo, paragonandole al “piano del lavoro” della CGIL, successivamente, di fronte alla crescita del dissenso, ha espresso qualche timida critica.

La FIOM CGIL deve attrezzarsi programmaticamente e organizzativamente per difendere e tutelare i lavoratori e le lavoratrici colpiti dalla crisi capitalista e dalle politiche di austerity.

La FIOM CGIL deve favorire i processi di coordinamento dei lavoratori e dei delegati, delle RSU e delle RSA, a livello aziendale e territoriale, tra i diversi comparti del lavoro privato e pubblico. E' necessario favorire e stimolare la partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici all'elaborazione, al voto cosciente e vincolante sulle piattaforme contrattuali a tutti i livelli e in tutti i passaggi delle trattative.
La FIOM CGIL deve sostenere attivamente, attraverso la messa a disposizione delle proprie strutture, l’autorganizzazione e la lotta dei lavoratori precari e disoccupati.
La FIOM CGIL deve continuare ad essere punto di riferimento per tutti/e lavoratori migranti, sostenendo tutte le forme di autorganizzazione e di lotta per l'abrogazione di tutta la legislazione razzista (dalla Turco Napolitano, alla Bossi Fini, al Pacchetto sicurezza di Maroni), per il diritto alla cittadinanza, per pieni diritti politici e sindacali a partire dal contrasto al sistema schiavistico delle cooperative.
La FIOM CGIL deve operare per unificare le vertenze attualmente frantumate ed isolate nei diversi stabilimenti, aziende e posti di lavoro, attraverso una piattaforma unificante che tenga conto dei bisogni immediati (lavoro, salario, stabilità lavorativa, dignità) dei lavoratori e delle lavoratrici dei diversi comparti in cui è diviso il lavoro salariato, i precari, i migranti e i disoccupati.
La FIOM CGIL consapevole che la lotta per l’igiene e la prevenzione nei luoghi di lavoro, contro le malattie professionali e gli infortuni sul lavoro, non può essere delegato alle leggi (peraltro sempre più ambigue nell’interpretazione) e alle istituzioni (espressione del potere economico e politico), ne tantomeno agli Enti bilaterali da cui bisognerebbe uscire in quanto strutture di collaborazione con il padronato, impegna le proprie strutture per accrescere la cultura e la consapevolezza dei delegati e dei lavoratori su questo importante terreno, per costruire un controllo sociale sull’operato di questi servizi che devono in ogni caso continuare ad essere di natura pubblica, contro ogni tentativo di privatizzazione.
La FIOM CGIL deve sostenere l’autorganizzazione dei lavoratori, a partire dal sostegno ai Comitati di lotta che nascono nei luoghi di lavoro, aprendo le proprie strutture e fornendo le proprie attrezzature, e in prospettiva dei Consigli dei lavoratori. I Comitati di Lotta se coinvolgono i lavoratori e le lavoratrici, iscritti e non iscritti ai sindacati, a tutti i sindacati, se si organizzano democraticamente e rispondono all’ assemblea dei lavoratori nei posti di lavoro, se si coordinano trasversalmente e verticalmente, rappresentano uno strumento importante di unificazione e di mobilitazione nel nuovo quadro economico e sociale.
La FIOM CGIL di fronte alla più profonda e duratura crisi capitalistica, dopo quella iniziata nel 1929 e conclusasi con la seconda guerra mondiale, deve sostenere attivamente la mobilitazione dei lavoratori e delle lavoratrici con le casse di resistenza.
La FIOM CGIL deve opporsi con la lotta contro i licenziamenti e la chiusura delle fabbriche, sostenendo l’occupazione degli stabilimenti e la rivendicazione della nazionalizzazione, senza indennizzo e sotto controllo operaio, delle imprese e delle banche.
La FIOM CGIL di fronte ad episodi di ripresa di atteggiamenti lesivi delle libertà democratiche e di messa in discussione delle libertà sindacali che la stessa crisi capitalista alimenta in strati di media e piccola borghesia (leghismo, grillismo, forconi) deve sostenere la vigilanza antifascista e antirazzista.
Questa deve essere la direzione di marcia del sindacato. Un sindacato che deve ritornare ad essere indipendente (dallo stato, dal padronato e dai loro governi e partiti), democratico e classista, quindi conflittuale e di lotta.

I delegati del 2° documento congressuale “il sindacato è un'altra cosa”

Castigliego Stefano, Doro Francesco, Busetto Roberto, Privitera Rosario