I CONGRESSI REGIONALI FP, FIOM, FILCAMS CGIL DEL VENETO
Nel mese di marzo si sono tenuti i congressi regionali di categoria della CGIL del Veneto:, il 14 e 15 marzo il congresso regionale della FP CGIL, il 17 e 18 marzo il congresso regionale della FIOM CGIL, il 19 marzo il congresso regionale della FILCAMS CGIL.
In tutti i congressi i delegati classisti si sono battuti per la presentazione del documento alternativo a quello presentato della maggioranza riformista e liberale della CGIL.
E' appena il caso di segnalare che a differenza degli altri congressi di categoria (FP e FILCAMS) in cui i documenti politici contrapposti sono stati due, il congresso regionale della FIOM CGIL ha visto la presentazione di tre documenti politici contrapposti:
E' appena il caso di segnalare che a differenza degli altri congressi di categoria (FP e FILCAMS) in cui i documenti politici contrapposti sono stati due, il congresso regionale della FIOM CGIL ha visto la presentazione di tre documenti politici contrapposti:
Quello della maggioranza riformista che si riconosce nelle posizioni del segretario generale della FIOM CGIL, Maurizio Landini. Questo documento ha ottenuto la maggioranza dei voti dei delegati al congresso e quindi ha espresso il segretario regionale veneto della FIOM CGIL, Giorgio Molin;
Quello espresso dalla minoranza liberale che sostiene le posizioni della segretaria generale della CGIL, Susanna Camusso, a partire dal Testo unico sulla rappresentanza. Questa componente ha uno dei suoi punti di forza nella FIOM CGIL di Treviso;
Infine l'altra posizione, quella espressa dalla sinistra classista e rivoluzionaria della FIOM CGIL e che ha presentato il documento politico alternativo che potete leggere di seguito.
DOCUMENTO
ALTERNATIVO, CONGRESSO FIOM CGIL VENETO
Venezia
17 – 18 Marzo 2014
I
sottoscritti sostenitori del documento congressuale “il sindacato è
un'altra cosa” ritengono necessario a conclusione del congresso
della FIOM CGIL Veneto sottoporre all'attenzione dei compagni e delle
compagne una mozione alternativa.
Il
nostro giudizio sull'accordo sul testo unico sulla rappresentanza del
10 gennaio, nel mezzo del percorso congressuale, è estremamente
negativo. L'accordo prevede sanzioni per le organizzazioni e per i
delegati che utilizzano l'arma dello sciopero per difendere i salari,
i diritti e le tutele dei lavoratori e delle lavoratrici. La
discussione su quest'accordo non solo non c'è stata, ma è stato
impedito fisicamente ad alcuni delegati e dirigenti della CGIL, come
nel caso dell'assemblea di Milano del 14 febbraio, di prendere la
parola per spiegare le ragioni di chi si oppone a questa ennesima
sconfitta. Un fatto che giudichiamo grave e lesivo dei diritti
democratici della minoranza. Le stesse modalità di svolgimento della
consultazione sull'accordo, approvate dal Direttivo Nazionale, non
garantiscono una consultazione democratica e trasparente dei
lavoratori e lavoratrici interessati. Quindi per questioni di merito
e di metodo non riteniamo accettabile le modalità di consultazione e
riteniamo necessario ed urgente che la CGIL ritiri la firma da quel
testo.
Le
politiche economiche di austerity (Pareggio di bilancio, Fiscal
compact, Patto di stabilità, Spending review) imposte dalla Troika
(UE, FMI, BCE) sono state applicate da tutti i governi che si sono
succeduti negli ultimi anni (Berlusconi, Monti, Letta e Renzi) con
la fattiva collaborazione dei Sindaci e delle Giunte locali. Queste
politiche hanno colpito nei salari, nei diritti e nelle tutele i
lavoratori e le lavoratrici peggiorando le loro condizioni di lavoro;
le condizioni di vita delle masse popolari e dei pensionati
attraverso l'esternalizzazione e la privatizzazione dei servizi, il
taglio delle prestazioni, l'aumento delle tariffe e dei ticket.
Le politiche economiche intese a svalutare
il lavoro salariato, a privatizzare i servizi pubblici subiranno un’
accelerazione e un’ approfondimento con l'implementazione nel
prossimo anno del Fiscal compact (taglio della spesa pubblica di 40
miliardi ogni anno per venti anni) e della Spending review (tagli per
32 miliardi). Un piano inclinato che coinvolge i lavoratori di ogni
settore e di tutte le categorie, mentre i pensionati e le pensionate
vedono ogni giorno peggiorare le loro condizioni di vita.
Nel
Paese e nella nostra regione, la crisi capitalistica, emersa sotto
forma di crisi finanziaria nel 2008, dopo sei anni perdura nei sui
effetti con ristrutturazioni, chiusure aziendali e licenziamenti. E
nel 2014 non sembra profilarsi un miglioramento del quadro economico
e sociale.
La
risposta del governo Renzi a questo dramma sociale è una massiccia
dose di populismo confindustriale: da un lato una “mancia” ai
lavoratori sotto forma di sgravio Irpef, dall’altro il taglio
dell’Irap al padronato e, soprattutto, il Decreto affidato a
Giuliano Poletti, neo ministro del lavoro ed esponente della
Legacoop. Il Decreto Poletti, dopo l’abolizione dell’art 18,
precarizza definitivamente il lavoro salariato attraverso la riforma
del contratto di lavoro a termine (senza indicazione di alcuna
causale e per tre lunghi anni) e di apprendistato (svuotamento degli
obblighi formativi e delle stabilizzazioni). La risposta della CGIL è
stata al di sotto di quello che ci sarebbe aspettato: la segretaria
generale, Susanna Camusso, ha prima elogiato le misure del governo,
paragonandole al “piano del lavoro” della CGIL, successivamente,
di fronte alla crescita del dissenso, ha espresso qualche timida
critica.
La
FIOM CGIL deve attrezzarsi programmaticamente e organizzativamente
per difendere e tutelare i lavoratori e le lavoratrici colpiti dalla
crisi capitalista e dalle politiche di austerity.
La
FIOM CGIL deve favorire i processi di coordinamento dei lavoratori e
dei delegati, delle RSU e delle RSA, a livello aziendale e
territoriale, tra i diversi comparti del lavoro privato e pubblico.
E' necessario favorire e stimolare la partecipazione dei lavoratori
e delle lavoratrici all'elaborazione, al voto cosciente e vincolante
sulle piattaforme contrattuali a tutti i livelli e in tutti i
passaggi delle trattative.
La
FIOM CGIL deve sostenere attivamente, attraverso la messa a
disposizione delle proprie strutture, l’autorganizzazione e la
lotta dei lavoratori precari e disoccupati.
La
FIOM CGIL deve continuare ad essere punto di riferimento per tutti/e
lavoratori migranti, sostenendo tutte le forme di autorganizzazione e
di lotta per l'abrogazione di tutta la legislazione razzista (dalla
Turco Napolitano, alla Bossi Fini, al Pacchetto sicurezza di Maroni),
per il diritto alla cittadinanza, per pieni diritti politici e
sindacali a partire dal contrasto al sistema schiavistico delle
cooperative.
La
FIOM CGIL deve operare per unificare le vertenze attualmente
frantumate ed isolate nei diversi stabilimenti, aziende e posti di
lavoro, attraverso una piattaforma unificante che tenga conto dei
bisogni immediati (lavoro, salario, stabilità lavorativa, dignità)
dei lavoratori e delle lavoratrici dei diversi comparti in cui è
diviso il lavoro salariato, i precari, i migranti e i disoccupati.
La
FIOM CGIL consapevole che la lotta per l’igiene e la prevenzione
nei luoghi di lavoro, contro le malattie professionali e gli
infortuni sul lavoro, non può essere delegato alle leggi (peraltro
sempre più ambigue nell’interpretazione) e alle istituzioni
(espressione del potere economico e politico), ne tantomeno agli Enti
bilaterali da cui bisognerebbe uscire in quanto strutture di
collaborazione con il padronato, impegna le proprie strutture per
accrescere la cultura e la consapevolezza dei delegati e dei
lavoratori su questo importante terreno, per costruire un controllo
sociale sull’operato di questi servizi che devono in ogni caso
continuare ad essere di natura pubblica, contro ogni tentativo di
privatizzazione.
La
FIOM CGIL deve sostenere l’autorganizzazione dei lavoratori, a
partire dal sostegno ai Comitati di lotta che nascono nei luoghi di
lavoro, aprendo le proprie strutture e fornendo le proprie
attrezzature, e in prospettiva dei Consigli dei lavoratori. I
Comitati di Lotta se coinvolgono i lavoratori e le lavoratrici,
iscritti e non iscritti ai sindacati, a tutti i sindacati, se si
organizzano democraticamente e rispondono all’ assemblea dei
lavoratori nei posti di lavoro, se si coordinano trasversalmente e
verticalmente, rappresentano uno strumento importante di unificazione
e di mobilitazione nel nuovo quadro economico e sociale.
La
FIOM CGIL di fronte alla più profonda e duratura crisi
capitalistica, dopo quella iniziata nel 1929 e conclusasi con la
seconda guerra mondiale, deve sostenere attivamente la mobilitazione
dei lavoratori e delle lavoratrici con le casse di resistenza.
La
FIOM CGIL deve opporsi con la lotta contro i licenziamenti e la
chiusura delle fabbriche, sostenendo l’occupazione degli
stabilimenti e la rivendicazione della nazionalizzazione, senza
indennizzo e sotto controllo operaio, delle imprese e delle banche.
La
FIOM CGIL di fronte ad episodi di ripresa di atteggiamenti lesivi
delle libertà democratiche e di messa in discussione delle libertà
sindacali che la stessa crisi capitalista alimenta in strati di media
e piccola borghesia (leghismo, grillismo, forconi) deve sostenere la
vigilanza antifascista e antirazzista.
Questa
deve essere la direzione di marcia del sindacato. Un sindacato che
deve ritornare ad essere indipendente (dallo stato, dal padronato e
dai loro governi e partiti), democratico e classista, quindi
conflittuale e di lotta.
I
delegati del 2° documento congressuale “il sindacato è un'altra
cosa”
Castigliego
Stefano, Doro Francesco, Busetto Roberto, Privitera Rosario