MOBILITAZIONE IMMEDIATA CONTRO DECRETO LAVORO
21 Marzo 2014
Il
decreto del governo Renzi sul lavoro- da oggi effettivo- è un nuovo
colpo drammatico alle condizioni della giovane generazione. La
precarizzazione si fa generale e definitiva, senza limiti temporali ,
tutele legali, protezioni sindacali, contenuti formativi. Nessun
governo precedente avrebbe potuto osare tanto. Se può provarci Renzi
, dietro lo schermo truffa degli 80 euro, è grazie alla complicità
o la passività delle sinistre politiche e sindacali.
Non
bastano le “critiche” platoniche al decreto, tanto più dopo aver
esaltato i provvedimenti di Renzi come “giorno di festa”
(Camusso) o “ positivo cambiamento”( Landini) o “momento di
svolta” (Vendola). E' necessaria una mobilitazione di massa in
tutta Italia per il ritiro immediato del decreto, per l'abolizione di
tutte le leggi di precarietà, per la ripartizione del lavoro
esistente, per un piano di nuovo lavoro.
Camusso, Landini, Vendola, cessino di corteggiare un aspirante Bonaparte. E uniscano in una lotta generale (e vera) lavoratori, precari, disoccupati. Fuori da questa scelta, resta solo il loro semaforo verde al governo. Nella speranza ( vana) di essere prima o poi chiamati a corte.
Camusso, Landini, Vendola, cessino di corteggiare un aspirante Bonaparte. E uniscano in una lotta generale (e vera) lavoratori, precari, disoccupati. Fuori da questa scelta, resta solo il loro semaforo verde al governo. Nella speranza ( vana) di essere prima o poi chiamati a corte.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
Non
sarà la Concertazione con Matteo Renzi a salvare i lavoratori
testo volantino nazionale PCL per l' attivo nazionale dei delegati FIOM del 21 Marzo
Compagni
e compagne,
questa
assemblea nazionale dei dirigenti FIOM a tutti i livelli si svolge in
un momento drammatico per la CGIL e il movimento operaio nel suo
complesso.
In
particolare sul terreno della democrazia sindacale, l’accordo
attuativo del 10 gennaio rappresenta l’istituzione di un modello
totalmente antidemocratico, che istituzionalizza una sorta di
“dittatura di maggioranza” burocratica, funzionale a bloccare le
capacità di lotta dei lavoratori.
In
riferimento a ciò non possiamo che salutare positivamente la scelta
della maggioranza FIOM di contrapporsi alla consultazione-bidone
prevista dalla maggioranza camussiana dei vertici CGIL. Tuttavia
l’accordo del 10 gennaio non cade dal cielo, né si sviluppa nel
vuoto e su questo è necessaria la massima chiarezza.
L’accordo
attuativo del 10 gennaio è figlio di quello del 31 maggio 2013, che
incredibilmente, i rappresentanti della maggioranza Fiom accettarono
in direttivo nazionale CGIL, lasciando l’onere di denunciarne il
carattere antidemocratico e di collaborazione di classe alla sola
minoranza congressuale. Ci si può arrampicare sugli specchi e negare
l’evidenza, ma basta guardare gli articoli 3, 4 e 7 del capitolo
“Titolarità ed efficacia della Contrattazione” dell’accordo
del 31 maggio per verificare che sono la base dei peggiori aspetti di
quello del 10 gennaio.
Certo,
le modalità applicative sono l’espressione peggiore possibile di
quanto previsto allora, ma dato il carattere di quest’ultimo testo
e il quadro generale della politica camussiana, sarebbe stato assurdo
non prevederlo. Faremmo un insulto all’intelligenza di Landini e
Rinaldini, pensando che ciò non fosse loro prevedibile. La realtà è
che nella primavera dell’anno scorso si realizzava l’accordo
senza principi del gruppo dirigente della Fiom e della vecchia area
de “La CGIL che vogliamo” con Susanna Camusso, accordo che ha
portato al testo “unitario” di maggioranza congressuale.
E’
quando è apparso evidente che Susanna Camusso non intendeva
stabilire alcuno spazio di gestione comune della CGIL e della sua
politica con Landini e i suoi compagni, che le contraddizioni sono
esplose. Per quanto sia dunque positiva la attuale scelta della FIOM,
per il suo gruppo dirigente essa non nasce dalla difesa degli
interessi della classe, ma dal fallimento di un inciucio burocratico.
Questo
appare ancora più chiaro se dall’ ambito sindacale passiamo al
quadro generale.
Negli
ultimi mesi tutti noi abbiamo visto con crescente sorpresa decine di
interviste sulla stampa e dichiarazioni televisive in cui Landini
lanciava segnali d’amorosi sensi a Matteo Renzi, essendone
ricambiato. Questo si è espresso ufficialmente da parte della
segreteria FIOM nella sua lettera programmatica al nuovo presidente
del consiglio di due settimane fa. Al di là del contenuto
modestamente riformista quella lettera costituiva all’evidenza una
apertura di credito verso il nuovo governo. In altre parole il
tentativo di costruire una ipotesi concertativa, in cui la lotta di
classe non esiste o è solo un elemento d’appoggio.
Se
la concertazione è da sempre il segno distintivo del riformismo e
della collaborazione di classe, essa si esprime oggi verso un governo
che, con caratteristiche nuove, intende continuare e approfondire
l’attacco contro la classe operaia e gli altri strati sfruttati e
oppressi della società.
L’imbroglio
delle misure di mercoledì 12 lo dimostra chiaramente
Gli
80 euro in busta paga corrispondono all' aumento parallelo delle
addizionali locali Irpef che il governo ha liberalizzato. Le
coperture principali verranno dai tagli alla spesa pubblica, e quindi
dalla spesa sociale (contributo da pensioni, nuovi tagli alla sanità
concordati coi governi regionali, riduzione dei trasferimenti alle
ferrovie coperti da un nuovo aumento di tariffe e biglietti,
eventuale compressione delle già miserabili pensioni di
reversibilità..). Saranno dunque pagate dagli stessi “beneficiari”
dell'aumento in busta. Altre coperture sono per lo più virtuali e
potranno dunque tradursi in ulteriori tagli sostitutivi di spesa
sociale. L'enorme massa dei pensionati poveri è totalmente ignorata
dalla manovra sull'Irpef mentre pagherà i tagli sociali che la
finanziano. I padroni incassano una nuova riduzione dell'Irap, a
vantaggio dei loro profitti e a danno della sanità pubblica (oggi
coperta dall'Irap); e ottengono soprattutto, per decreto, la completa
liberalizzazione dei contratti a termine e ulteriori vantaggi
sull'apprendistato, quindi una nuova espansione di lavoro precario e
ricattabile.
Il
decreto del governo su contratti a termine e apprendistato non è
solo un ordinario peggioramento della precarietà del lavoro: è la
condanna definitiva di un intera generazione a un precariato
permanente, privato di ogni residua tutela legale, di ogni confine
temporale, di ogni protezione dal licenziamento senza giusta causa.
Questo è il fatto.
Un fatto che richiederebbe di alzare
immediatamente un argine a difesa dei lavoratori e di milioni di
giovani, organizzare finalmente una mobilitazione unificante dei
lavoratori, dei precari, dei disoccupati attorno a un proprio
programma indipendente: che rivendichi la cancellazione di tutte le
leggi di precarietà, il blocco dei licenziamenti, la ripartizione
generale del lavoro, un grande piano di nuovo lavoro per opere
sociali, finanziato dalla tassazione progressiva di grandi capitali e
patrimoni. Senza un proprio programma di lotta, il movimento operaio
è disarmato.
Ma
per realizzare questa svolta di lotta, unitaria e radicale, occorre
rompere con Renzi. Rimuovere complicità, equivoci, o subordinazioni
al “vincitore”. Denunciare apertamente la valenza sociale di
classe del suo programma e il significato reazionario del nuovo corso
populista.
Certo,
il dramma per la classe operaia è che essa si trova in un quasi
completo vuoto di rappresentanza politica.
IL
PD, da tempo partito compiutamente borghese e liberista è stato il
motore (in alternanza con Berlusconi) dei peggiori attacchi sociali
ai lavoratori e alle masse popolari. E’ stato il primo governo
Prodi nel ’97 che ha istituzionalizzato la precarietà generale con
il pacchetto Treu, aumentato le tasse ai poveri e ridotto quelle ai
ricchi; è stato il secondo governo Prodi che ha realizzato la
famosa “presa per il cuneo” nel 2007, regalando 7 miliardi di
riduzione delle tasse a padroni e banchieri e un pugno di mosche ai
lavoratori, mentre continuavano a tagliare ferocemente i servizi
sociali.
Ma
la sinistra sedicente radicale (Bertinotti, come i ministri Ferrero e
Diliberto, il governatore Vendola e persino, nel 2007, il “critico”
Turigliatto) ha appoggiato questi governi, votato queste schifezze,
tradito totalmente i lavoratori.
Le
parole di Vendola al rappresentante dell’industriale criminale Riva
“siamo a disposizione”, indicano la natura reale di questi
politici, che si presentano come alternativi, radicali o addirittura
comunisti solo per prendere il sostegno e il voto dei lavoratori, e
utilizzarli nel teatrino della politica borghese.
Su
un piano diverso e con caratteristiche particolari non solo Susanna
Camusso e il gruppo dirigente della CGIL, ma anche Landini e il
gruppo dirigente della FIOM rientrano in questo quadro di
collaborazione di classe.
Solo
il Partito comunista dei Lavoratori, pur nelle sue modeste
dimensioni, si è opposto coerentemente a tutto ciò, in nome degli
interessi della classe operaia e nella prospettiva anticapitalista e
rivoluzionaria.
Se
da un lato, quindi, noi continuiamo a rivendicare, sulle questioni
concrete, come la lotta contro l’accordo del 10 gennaio, la massima
unità possibile; dall’altro chiamiamo tutti i lavoratori e le
lavoratrici, in particolare gli attivisti politici e sindacali, a
rompere politicamente, dentro e fuori il sindacato, con i gruppi
dirigenti fallimentari e collaborazionisti, per organizzarsi intorno
ad un vero riferimento di classe, la minoranza classista della CGIL
(cui, come saprete i militanti del PCL partecipano pienamente, anche
con ruoli dirigenti) e, soprattutto, sul piano politico, il nostro
partito.
E’
l’unica strada per uscire dal dramma pluridecennale delle
sconfitte.