IL PDAC E L'UCRAINA. LA LIT HA SCELTO UN
AVVOCATO SFORTUNATO
22 Marzo 2014
Francesco
Ricci, capo del PDAC (piccolo gruppo italiano appartenente alla Lega
Internazionale dei Lavoratori) ha sentito il bisogno di replicare,
con un lungo articolo, alla breve nota critica del PCL attorno alle
posizioni della LIT sull' Ucraina. La replica di Ricci come al solito
è impregnata di veleno e sarcasmo. Nessuna sorpresa, ognuno ha il
suo stile. Ma la LIT avrebbe davvero bisogno di scegliersi un altro
avvocato. Perchè la difesa che Ricci fa delle sue posizioni
sull'Ucraina non solo conferma , ma se possibile evidenzia nella
forma più clamorosa l'estrema gravità della linea assunta dalla LIT
.
Riassumiamo.
Ricci ci imputa di non aver citato per intero la valorizzazione che la LIT fa del “processo rivoluzionario” in Ucraina. Ci assicura che i fascisti non hanno “assolutamente” l'egemonia del movimento di piazza Maidan, (come dimostrerebbe la dichiarazione di “un collettivo dell'opposizione di sinistra”). Aggiunge che il problema decisivo è la costruzione della direzione rivoluzionaria di quel movimento. Conclude che questa direzione si può costruire solo nel processo rivoluzionario reale, “non stando in pantofole”. E che il PCL “pantofolaio”, col suo metodo, non avrebbe partecipato né alla rivoluzione russa del 1905, né alla rivoluzione di febbraio del 1917, né alla Resistenza partigiana, essendo tutti questi processi guidati da direzioni borghesi o comunque non rivoluzionarie.
Ricci ci imputa di non aver citato per intero la valorizzazione che la LIT fa del “processo rivoluzionario” in Ucraina. Ci assicura che i fascisti non hanno “assolutamente” l'egemonia del movimento di piazza Maidan, (come dimostrerebbe la dichiarazione di “un collettivo dell'opposizione di sinistra”). Aggiunge che il problema decisivo è la costruzione della direzione rivoluzionaria di quel movimento. Conclude che questa direzione si può costruire solo nel processo rivoluzionario reale, “non stando in pantofole”. E che il PCL “pantofolaio”, col suo metodo, non avrebbe partecipato né alla rivoluzione russa del 1905, né alla rivoluzione di febbraio del 1917, né alla Resistenza partigiana, essendo tutti questi processi guidati da direzioni borghesi o comunque non rivoluzionarie.
C'è
da restare sbigottiti. Questa intera “argomentazione” - se così
possiamo definirla- si basa su un presupposto clamorosamente falso e
vi costruisce sopra un sillogismo strampalato. Il tono saccente vi
aggiunge solo un'involontaria comicità.
PIAZZA
MAIDAN E ... LA RIVOLUZIONE DI FEBBRAIO
Gli
esempi storici scelti a sostegno di piazza Maidan sono davvero
grotteschi.
La
rivoluzione russa del 1905 si basava sul movimento della classe
operaia e della grande massa dei contadini contro il regime zarista,
originando la grandiosa esperienza del soviet. La rivoluzione di
febbraio del 1917 rovesciava il regime zarista attraverso
sollevazione del proletariato industriale e dei contadini,
recuperando e riproducendo su base infinitamente più grande
l'esperienza sovietica del 1905. La Resistenza partigiana si
combinava con la rivolta operaia e di massa contro il regime fascista
di Mussolini.
I
marxisti rivoluzionari, naturalmente, avevano il dovere di
partecipare a quei processi rivoluzionari per conquistarne la
direzione, in contrapposizione alle direzioni esistenti, quali che
fossero. E' ovvio. Davvero dobbiamo stare a discutere , tra
rivoluzionari, di questa scolastica banalità?
Il punto è : cosa c'entra il movimento reale di piazza Maidan con ...la rivoluzione di febbraio del 1917 o con la resistenza partigiana? Occorre davvero una feconda capacità immaginativa (o scarso rispetto per l'intelligenza e le conoscenze dei propri interlocutori e militanti) per pensare a un simile accostamento. La classe operaia ucraina, in quanto classe, è estranea alla rivolta di Kiev. Totalmente. La base di massa della rivolta è rappresentata dagli studenti e da ampi settori di piccola borghesia impoverita. L' egemonia politica e organizzativa del movimento è stata nelle mani di organizzazioni apertamente fasciste, che hanno colonizzato il sentimento nazionale anti russo del popolo di Maidan in funzione della propria scalata. Il fatto che gli stalinisti e Putin facciano leva su questa realtà per i propri scopi propagandistici o imperialistici, è indubbio. Ma ciò non cancella la realtà, la rende semmai ancor più pesante.
Il punto è : cosa c'entra il movimento reale di piazza Maidan con ...la rivoluzione di febbraio del 1917 o con la resistenza partigiana? Occorre davvero una feconda capacità immaginativa (o scarso rispetto per l'intelligenza e le conoscenze dei propri interlocutori e militanti) per pensare a un simile accostamento. La classe operaia ucraina, in quanto classe, è estranea alla rivolta di Kiev. Totalmente. La base di massa della rivolta è rappresentata dagli studenti e da ampi settori di piccola borghesia impoverita. L' egemonia politica e organizzativa del movimento è stata nelle mani di organizzazioni apertamente fasciste, che hanno colonizzato il sentimento nazionale anti russo del popolo di Maidan in funzione della propria scalata. Il fatto che gli stalinisti e Putin facciano leva su questa realtà per i propri scopi propagandistici o imperialistici, è indubbio. Ma ciò non cancella la realtà, la rende semmai ancor più pesante.
Un
fatto è un fatto, anche se non piace a Ricci. Svoboda, Settore
destro, Causa comune, Martello bianco- organizzazioni fasciste,
antisemite, russofobe e persino polonofobe- hanno organizzato e
diretto la milizia di piazza Maidan, col coinvolgimento decisivo dei
veterani di guerra e dei loro reparti paramilitari. Hanno promosso e
guidato l'aggressione contro sedi, organizzazioni, attivisti
democratici o di sinistra in tutta Kiev (e non solo). Si sono
rafforzati ulteriormente, in fatto di organizzazione e prestigio,
nello scontro sanguinoso con le forze repressive del regime . Hanno
infine diretto la contestazione di piazza dell'accordo del 21
Febbraio tra Yanukovich e gli imperialisti rovesciando di fatto il
regime. Perciò stesso hanno impresso il proprio segno politico sulla
composizione del nuovo governo, imponendo la presenza di tre ministri
fascisti e l'arruolamento delle proprie forze organizzate nella nuova
guardia nazionale. Domanda: si può non vedere tutto questo? Si può
scambiarlo addirittura, entusiasticamente, ...con una rivoluzione?
Eppure
Ricci ci assicura che “i fascisti non hanno avuto l'egemonia” ed
esibisce a prova.. la dichiarazione di un piccolo collettivo di
sinistra (un raggruppamento guidato dai pablisti ucraini). Ma la
dichiarazione antifascista di un gruppo marginale “proverebbe”
che i fascisti non sono egemoni sulla rivolta? O prova semmai
l'opportunismo velleitario e irresponsabile di chi si è accodato a
un movimento reazionario con motivazioni “di sinistra”? Perchè
questa è di fatto la collocazione della LIT, e, a rimorchio, del
PDAC, in Ucraina.
Tutta
la rappresentazione scenografica di Ricci si riduce all'esaltazione
della “piazza” e all'esigenza di una direzione alternativa della
“piazza”. Incredibile. E' la sostituzione del marxismo con la
suggestione populista. E' persino imbarazzante ricordare che la
“piazza” non descrive di per sé la natura progressiva o
reazionaria del movimento che l'esprime . Può avere una valenza
progressiva e rivoluzionaria come una valenza reazionaria. Dipende.
Composizione sociale, sentimenti, dinamica, forze egemoni, sono i
fattori che nel loro intreccio ed equilibrio complessivo distinguono
una “piazza” rivoluzionaria da una “piazza” reazionaria.
Assieme alla natura politica del governo o del regime contro cui si
rivolta (democratico borghese, semi bonapartista, bonapartista,
totalitario fascista).
Una
direzione rivoluzionaria alternativa non è per tutte le “piazze”
e per tutti i movimenti. Una politica rivoluzionaria deve battersi in
ogni movimento di massa che abbia carattere progressivo ( al di là
delle sue inevitabili contraddizioni interne) per sviluppare in esso
la coscienza socialista e cercare di assumerne la direzione. Ma deve
battersi con pari energia per la più rigorosa demarcazione di classe
da ogni movimento reazionario (al di là della sua eterogeneità e
dimensione di massa) , denunciandone la natura, difendendo la classe
operaia da ogni sua contaminazione, condannando ogni compromissione o
accodamento ad esso, lavorando alla sua disgregazione attraverso una
politica proletaria indipendente.
Questo
è stato sempre il metodo e la politica del nostro partito e delle
organizzazioni del CRQI.
L'esatto
opposto della politica della LIT sull'Ucraina.
PCL,
PIAZZE, MOVIMENTI.
In
Italia come PCL siamo intervenuti in ogni movimento di massa a
carattere progressivo, anche spurio, anche inquinato e diretto da
forze piccolo borghesi, per sviluppare la nostra propaganda e
agitazione rivoluzionaria. E non solo com'è prioritario e ovvio
nella classe operaia, ma anche in movimenti e manifestazioni di
massa“democratiche”, come ad es. negli anni dell'opposizione al
governo reazionario di Berlusconi, (magari per questo subendo la
critica di qualche pantofolaio- lui sì- che non cerca la via delle
masse perchè vive solo di libri).
Ma
, a differenza di altre sinistre, non ci siamo mai accodati a
“piazze” reazionarie, men che meno le abbiamo presentate come
rivoluzionarie. Abbiamo denunciato la piazza dei Forconi in Sicilia
che pur coinvolgeva settori giovanili e popolari. Abbiamo denunciato
la piazza del “9 Dicembre”, che comprendeva anche ambienti
studenteschi e di popolazione povera. Non ci siamo mai fatti
incantare dalle piazze affollate del grillismo, che tanti a sinistra
avevano salutato come “positiva novità” o possibile “alleato”.
Ed anzi abbiamo sviluppato contro tutte queste diverse forme di
movimento reazionario di massa una campagna di demarcazione classista
e chiarificazione rivoluzionaria. Condannando ogni avallo o
compiacenza verso di esse , magari nel nome delle loro
“contraddizioni”, dell'”importanza di stare con le masse”, di
“non sottovalutare la loro dinamica”, di “lottare per un'altra
loro direzione”. Tutte teorizzazioni subalterne di un accodamento
alla reazione.
Non
ci siamo mai accodati alle piazze Maidan, neppure in sedicesimo.
LA
DEMARCAZIONE TRA RIVOLUZIONE E REAZIONE:
L'ESEMPIO
DELLE RIVOLUZIONI ARABE
Lo
stesso metodo elementare di demarcazione tra rivoluzione e reazione
ha caratterizzato il PCL e le organizzazioni del CRQI sul terreno
internazionale. Anche all'interno di processi complessi, come ad
esempio le rivoluzioni arabe.
Il
CRQI ha sostenuto pienamente il processo delle rivoluzioni arabe.
Rivoluzioni certo attraversate al loro interno da contraddizioni
profonde, come tutte le rivoluzioni reali, ma comunque sospinte da
una grande domanda progressiva di libertà contro regimi oppressivi o
totalitari (v. il regime familistico poliziesco di Assad), e spesso
segnate da un ruolo importante e persino determinante della classe
operaia, come nel caso del rovesciamento dei regimi bonapartisti e
filo imperialisti di Ben Alì e Mubarak (altro che ..piazza Maidan).
La lotta per una direzione alternativa, marxista rivoluzionaria, di
quelle rivoluzioni, contro le loro direzioni egemoni, era ed è la
condizione decisiva per il loro successo, come dimostra a negativo
proprio la loro parabola . Questa lotta, a sua volta, è inseparabile
dal sostegno alle rivoluzioni arabe e alle ragioni che l'hanno
sospinte: contro tutte quelle posizioni e culture “campiste” che
nel nome di un malinteso “ campo antimperialista”, finiscono col
sostenere i peggiori regimi borghesi, oltretutto filo imperialisti o
conniventi con l'imperialismo (e il sionismo).
Ma
proprio il sostegno alle rivoluzioni arabe ha indotto il PCL e tutte
le sezioni del CRQI alla contrapposizione frontale alle forze
fondamentaliste reazionarie ( fasciste islamiche). Forze inizialmente
marginali, ma che si sono sviluppate dentro il corso delle
rivoluzioni arabe (per responsabilità delle loro direzioni) contro
le loro ragioni democratiche. Che hanno radunato tante “piazze
Maidan” contro il movimento operaio arabo e le rivendicazioni
laiche della popolazione . Che hanno fatto leva sulle proprie
“piazze” per conquistare il potere contro la rivoluzione , com'è
stato per i Fratelli Musulmani in Tunisia e per una fase in Egitto. O
che ne minacciano pesantemente dinamica e prospettive attraverso la
propria azione militare , come nel caso delle diverse organizzazioni
fasciste islamiche in Siria . Oggi un successo di queste forze in
Siria sarebbe mortale non solo per la rivoluzione siriana ma per
l'intero corso delle rivoluzioni arabe. Ogni minimizzazione della
natura o del peso di queste forze, e a maggior ragione ogni blocco
politico con esse, magari nel nome di una “comune rivoluzione
siriana” contro Assad , sarebbe inconcepibile per i rivoluzionari.
Come lo sarebbe stato con i Fratelli Musulmani in Egitto ( persino
contro il generale Al Sisi). Al contrario proprio lo sviluppo della
rivoluzione araba in una prospettiva socialista- condizione decisiva
per la stessa affermazione delle sue ragioni democratiche e
nazionali- implica la lotta frontale alla controrivoluzione fascista
nelle sua fila.
Per
questo il PCL, a differenza della LIT, ha evitato ogni
rappresentazione enfatica delle rivoluzioni arabe, ogni visione ed
analisi che ne nascondesse la complessità, le difficoltà, le
sconfitte ,con la gran cassa del trionfalismo rivoluzionario: lo
stesso metodo trionfalistico che a suo tempo condusse i morenisti e
la loro scuola a rappresentare i movimenti di restaurazione
capitalistica dell'Est europeo nell'89 come la “rivoluzione
antiburocratica”. Un metodo che sostituisce la realtà con
l'immaginario. E poi espone l'immaginario alla critica impietosa
della realtà. Con un danno serio, prima e dopo, alla causa del
marxismo rivoluzionario, a tutto vantaggio dei suoi avversari.
Di
certo oggi lo stesso metodo ha giocato un brutto scherzo alla LIT
sull'Ucraina. Presentare come rivoluzione un movimento reazionario è
un fatto gravissimo. Ma è tanto più grave per un'organizzazione
trotskista. Ed è tanto più grave se si tratta di un fatto di
valenza mondiale. La questione ucraina è oggi un epicentro dello
scenario internazionale, e dello stesso confronto nel movimento
operaio . Scambiare Piazza Maidan con la piazza della rivoluzione non
è solo un clamoroso errore politico oggettivo. E' anche un danno
alla credibilità del trotskismo. Di certo non aiuta la costruzione
del partito rivoluzionario presso la classe operaia ucraina,
oltretutto largamente concentrata nell'Est del paese, con una forte
presenza russofona, comprensibilmente preoccupata da Piazza Maidan, e
fortunatamente estranea ad essa. Ma non aiuta più in generale le
fortune del marxismo rivoluzionario presso i settori d'avanguardia
del proletariato internazionale. A tutto vantaggio della propaganda
dei circoli stalinisti.
LA
DENIGRAZIONE DEL CRQI... PER DIFENDERE PIAZZA MAIDAN E LA LIT
In
ogni caso il tema della rifondazione della Quarta internazionale è
riproposto non solo dalla vicenda Ucraina, ma anche dalle posizioni
che la LIT ha assunto in essa . Qui sta il compito del CRQI.
A corto di argomenti seri di merito, e dovendo difendere l'indifendibile, il povero Ricci ricorre al vecchio trucchetto retorico della denigrazione del CRQI, prendendo spunto dai suoi problemi. Ma i problemi del CRQI, che Ricci scruta avidamente dal buco della serratura, non possono nascondere la realtà del CRQI. Siamo certo un piccolo raggruppamento internazionale come apertamente riconosciamo, perchè non siamo avvezzi al trionfalismo stupido, e perchè ci misuriamo davvero coi nostri compiti. Ma il PO argentino, assieme al FIT, è oggi in America Latina e nel mondo l' organizzazione marxista rivoluzionaria col maggior consenso operaio e di massa e il maggior peso politico (per quanto modesto in sé) nella propria realtà nazionale. In Grecia , oggi epicentro dello scontro di classe in Europa, l'EEK è l'unico partito indipendente del marxismo rivoluzionario a sinistra di Syriza, e in contrapposizione a Syriza, che va conoscendo il proprio sviluppo. In Turchia, paese chiave tanto più oggi dello scontro di classe in Medio Oriente, il DIP è l'unica organizzazione trotskista conseguente presente nel movimento di massa con un ruolo riconosciuto. In Italia, con tutti i suoi limiti, il PCL è di gran lunga l'organizzazione più consistente ed estesa sul piano nazionale a sinistra del PRC, con un afflusso nelle proprie fila di una nuova e importante leva di giovani. Come sanno tutti coloro che non conoscono solo il Web .
A corto di argomenti seri di merito, e dovendo difendere l'indifendibile, il povero Ricci ricorre al vecchio trucchetto retorico della denigrazione del CRQI, prendendo spunto dai suoi problemi. Ma i problemi del CRQI, che Ricci scruta avidamente dal buco della serratura, non possono nascondere la realtà del CRQI. Siamo certo un piccolo raggruppamento internazionale come apertamente riconosciamo, perchè non siamo avvezzi al trionfalismo stupido, e perchè ci misuriamo davvero coi nostri compiti. Ma il PO argentino, assieme al FIT, è oggi in America Latina e nel mondo l' organizzazione marxista rivoluzionaria col maggior consenso operaio e di massa e il maggior peso politico (per quanto modesto in sé) nella propria realtà nazionale. In Grecia , oggi epicentro dello scontro di classe in Europa, l'EEK è l'unico partito indipendente del marxismo rivoluzionario a sinistra di Syriza, e in contrapposizione a Syriza, che va conoscendo il proprio sviluppo. In Turchia, paese chiave tanto più oggi dello scontro di classe in Medio Oriente, il DIP è l'unica organizzazione trotskista conseguente presente nel movimento di massa con un ruolo riconosciuto. In Italia, con tutti i suoi limiti, il PCL è di gran lunga l'organizzazione più consistente ed estesa sul piano nazionale a sinistra del PRC, con un afflusso nelle proprie fila di una nuova e importante leva di giovani. Come sanno tutti coloro che non conoscono solo il Web .
Per
tutto questo respingiamo ogni caricatura ridicola del CRQI. A maggior
ragione... se serve a difendere Piazza Maidan e il blocco di fatto
coi fascisti ucraini. Un autentico crimine politico di cui la LIT
dovrà rispondere internazionalmente, e che il PDAC non riuscirà a
nascondere sotto il tappeto. Neppure agli occhi di quei suoi
militanti che vogliano difendere il trotskismo.