sabato 29 marzo 2014

IL PDAC E L'UCRAINA. LA LIT HA SCELTO UN 

AVVOCATO SFORTUNATO

LIT22 Marzo 2014
Francesco Ricci, capo del PDAC (piccolo gruppo italiano appartenente alla Lega Internazionale dei Lavoratori) ha sentito il bisogno di replicare, con un lungo articolo, alla breve nota critica del PCL attorno alle posizioni della LIT sull' Ucraina. La replica di Ricci come al solito è impregnata di veleno e sarcasmo. Nessuna sorpresa, ognuno ha il suo stile. Ma la LIT avrebbe davvero bisogno di scegliersi un altro avvocato. Perchè la difesa che Ricci fa delle sue posizioni sull'Ucraina non solo conferma , ma se possibile evidenzia nella forma più clamorosa l'estrema gravità della linea assunta dalla LIT .
Riassumiamo.
Ricci ci imputa di non aver citato per intero la valorizzazione che la LIT fa del “processo rivoluzionario” in Ucraina. Ci assicura che i fascisti non hanno “assolutamente” l'egemonia del movimento di piazza Maidan, (come dimostrerebbe la dichiarazione di “un collettivo dell'opposizione di sinistra”). Aggiunge che il problema decisivo è la costruzione della direzione rivoluzionaria di quel movimento. Conclude che questa direzione si può costruire solo nel processo rivoluzionario reale, “non stando in pantofole”. E che il PCL “pantofolaio”, col suo metodo, non avrebbe partecipato né alla rivoluzione russa del 1905, né alla rivoluzione di febbraio del 1917, né alla Resistenza partigiana, essendo tutti questi processi guidati da direzioni borghesi o comunque non rivoluzionarie.
C'è da restare sbigottiti. Questa intera “argomentazione” - se così possiamo definirla- si basa su un presupposto clamorosamente falso e vi costruisce sopra un sillogismo strampalato. Il tono saccente vi aggiunge solo un'involontaria comicità.
PIAZZA MAIDAN E ... LA RIVOLUZIONE DI FEBBRAIO
Gli esempi storici scelti a sostegno di piazza Maidan sono davvero grotteschi.
La rivoluzione russa del 1905 si basava sul movimento della classe operaia e della grande massa dei contadini contro il regime zarista, originando la grandiosa esperienza del soviet. La rivoluzione di febbraio del 1917 rovesciava il regime zarista attraverso sollevazione del proletariato industriale e dei contadini, recuperando e riproducendo su base infinitamente più grande l'esperienza sovietica del 1905. La Resistenza partigiana si combinava con la rivolta operaia e di massa contro il regime fascista di Mussolini.
I marxisti rivoluzionari, naturalmente, avevano il dovere di partecipare a quei processi rivoluzionari per conquistarne la direzione, in contrapposizione alle direzioni esistenti, quali che fossero. E' ovvio. Davvero dobbiamo stare a discutere , tra rivoluzionari, di questa scolastica banalità?

Il punto è : cosa c'entra il movimento reale di piazza Maidan con ...la rivoluzione di febbraio del 1917 o con la resistenza partigiana? Occorre davvero una feconda capacità immaginativa (o scarso rispetto per l'intelligenza e le conoscenze dei propri interlocutori e militanti) per pensare a un simile accostamento. La classe operaia ucraina, in quanto classe, è estranea alla rivolta di Kiev. Totalmente. La base di massa della rivolta è rappresentata dagli studenti e da ampi settori di piccola borghesia impoverita. L' egemonia politica e organizzativa del movimento è stata nelle mani di organizzazioni apertamente fasciste, che hanno colonizzato il sentimento nazionale anti russo del popolo di Maidan in funzione della propria scalata. Il fatto che gli stalinisti e Putin facciano leva su questa realtà per i propri scopi propagandistici o imperialistici, è indubbio. Ma ciò non cancella la realtà, la rende semmai ancor più pesante.
Un fatto è un fatto, anche se non piace a Ricci. Svoboda, Settore destro, Causa comune, Martello bianco- organizzazioni fasciste, antisemite, russofobe e persino polonofobe- hanno organizzato e diretto la milizia di piazza Maidan, col coinvolgimento decisivo dei veterani di guerra e dei loro reparti paramilitari. Hanno promosso e guidato l'aggressione contro sedi, organizzazioni, attivisti democratici o di sinistra in tutta Kiev (e non solo). Si sono rafforzati ulteriormente, in fatto di organizzazione e prestigio, nello scontro sanguinoso con le forze repressive del regime . Hanno infine diretto la contestazione di piazza dell'accordo del 21 Febbraio tra Yanukovich e gli imperialisti rovesciando di fatto il regime. Perciò stesso hanno impresso il proprio segno politico sulla composizione del nuovo governo, imponendo la presenza di tre ministri fascisti e l'arruolamento delle proprie forze organizzate nella nuova guardia nazionale. Domanda: si può non vedere tutto questo? Si può scambiarlo addirittura, entusiasticamente, ...con una rivoluzione?
Eppure Ricci ci assicura che “i fascisti non hanno avuto l'egemonia” ed esibisce a prova.. la dichiarazione di un piccolo collettivo di sinistra (un raggruppamento guidato dai pablisti ucraini). Ma la dichiarazione antifascista di un gruppo marginale “proverebbe” che i fascisti non sono egemoni sulla rivolta? O prova semmai l'opportunismo velleitario e irresponsabile di chi si è accodato a un movimento reazionario con motivazioni “di sinistra”? Perchè questa è di fatto la collocazione della LIT, e, a rimorchio, del PDAC, in Ucraina.
Tutta la rappresentazione scenografica di Ricci si riduce all'esaltazione della “piazza” e all'esigenza di una direzione alternativa della “piazza”. Incredibile. E' la sostituzione del marxismo con la suggestione populista. E' persino imbarazzante ricordare che la “piazza” non descrive di per sé la natura progressiva o reazionaria del movimento che l'esprime . Può avere una valenza progressiva e rivoluzionaria come una valenza reazionaria. Dipende. Composizione sociale, sentimenti, dinamica, forze egemoni, sono i fattori che nel loro intreccio ed equilibrio complessivo distinguono una “piazza” rivoluzionaria da una “piazza” reazionaria. Assieme alla natura politica del governo o del regime contro cui si rivolta (democratico borghese, semi bonapartista, bonapartista, totalitario fascista).
Una direzione rivoluzionaria alternativa non è per tutte le “piazze” e per tutti i movimenti. Una politica rivoluzionaria deve battersi in ogni movimento di massa che abbia carattere progressivo ( al di là delle sue inevitabili contraddizioni interne) per sviluppare in esso la coscienza socialista e cercare di assumerne la direzione. Ma deve battersi con pari energia per la più rigorosa demarcazione di classe da ogni movimento reazionario (al di là della sua eterogeneità e dimensione di massa) , denunciandone la natura, difendendo la classe operaia da ogni sua contaminazione, condannando ogni compromissione o accodamento ad esso, lavorando alla sua disgregazione attraverso una politica proletaria indipendente.
Questo è stato sempre il metodo e la politica del nostro partito e delle organizzazioni del CRQI.
L'esatto opposto della politica della LIT sull'Ucraina.
PCL, PIAZZE, MOVIMENTI.
In Italia come PCL siamo intervenuti in ogni movimento di massa a carattere progressivo, anche spurio, anche inquinato e diretto da forze piccolo borghesi, per sviluppare la nostra propaganda e agitazione rivoluzionaria. E non solo com'è prioritario e ovvio nella classe operaia, ma anche in movimenti e manifestazioni di massa“democratiche”, come ad es. negli anni dell'opposizione al governo reazionario di Berlusconi, (magari per questo subendo la critica di qualche pantofolaio- lui sì- che non cerca la via delle masse perchè vive solo di libri).
Ma , a differenza di altre sinistre, non ci siamo mai accodati a “piazze” reazionarie, men che meno le abbiamo presentate come rivoluzionarie. Abbiamo denunciato la piazza dei Forconi in Sicilia che pur coinvolgeva settori giovanili e popolari. Abbiamo denunciato la piazza del “9 Dicembre”, che comprendeva anche ambienti studenteschi e di popolazione povera. Non ci siamo mai fatti incantare dalle piazze affollate del grillismo, che tanti a sinistra avevano salutato come “positiva novità” o possibile “alleato”. Ed anzi abbiamo sviluppato contro tutte queste diverse forme di movimento reazionario di massa una campagna di demarcazione classista e chiarificazione rivoluzionaria. Condannando ogni avallo o compiacenza verso di esse , magari nel nome delle loro “contraddizioni”, dell'”importanza di stare con le masse”, di “non sottovalutare la loro dinamica”, di “lottare per un'altra loro direzione”. Tutte teorizzazioni subalterne di un accodamento alla reazione.
Non ci siamo mai accodati alle piazze Maidan, neppure in sedicesimo.
LA DEMARCAZIONE TRA RIVOLUZIONE E REAZIONE:
L'ESEMPIO DELLE RIVOLUZIONI ARABE
Lo stesso metodo elementare di demarcazione tra rivoluzione e reazione ha caratterizzato il PCL e le organizzazioni del CRQI sul terreno internazionale. Anche all'interno di processi complessi, come ad esempio le rivoluzioni arabe.
Il CRQI ha sostenuto pienamente il processo delle rivoluzioni arabe. Rivoluzioni certo attraversate al loro interno da contraddizioni profonde, come tutte le rivoluzioni reali, ma comunque sospinte da una grande domanda progressiva di libertà contro regimi oppressivi o totalitari (v. il regime familistico poliziesco di Assad), e spesso segnate da un ruolo importante e persino determinante della classe operaia, come nel caso del rovesciamento dei regimi bonapartisti e filo imperialisti di Ben Alì e Mubarak (altro che ..piazza Maidan). La lotta per una direzione alternativa, marxista rivoluzionaria, di quelle rivoluzioni, contro le loro direzioni egemoni, era ed è la condizione decisiva per il loro successo, come dimostra a negativo proprio la loro parabola . Questa lotta, a sua volta, è inseparabile dal sostegno alle rivoluzioni arabe e alle ragioni che l'hanno sospinte: contro tutte quelle posizioni e culture “campiste” che nel nome di un malinteso “ campo antimperialista”, finiscono col sostenere i peggiori regimi borghesi, oltretutto filo imperialisti o conniventi con l'imperialismo (e il sionismo).
Ma proprio il sostegno alle rivoluzioni arabe ha indotto il PCL e tutte le sezioni del CRQI alla contrapposizione frontale alle forze fondamentaliste reazionarie ( fasciste islamiche). Forze inizialmente marginali, ma che si sono sviluppate dentro il corso delle rivoluzioni arabe (per responsabilità delle loro direzioni) contro le loro ragioni democratiche. Che hanno radunato tante “piazze Maidan” contro il movimento operaio arabo e le rivendicazioni laiche della popolazione . Che hanno fatto leva sulle proprie “piazze” per conquistare il potere contro la rivoluzione , com'è stato per i Fratelli Musulmani in Tunisia e per una fase in Egitto. O che ne minacciano pesantemente dinamica e prospettive attraverso la propria azione militare , come nel caso delle diverse organizzazioni fasciste islamiche in Siria . Oggi un successo di queste forze in Siria sarebbe mortale non solo per la rivoluzione siriana ma per l'intero corso delle rivoluzioni arabe. Ogni minimizzazione della natura o del peso di queste forze, e a maggior ragione ogni blocco politico con esse, magari nel nome di una “comune rivoluzione siriana” contro Assad , sarebbe inconcepibile per i rivoluzionari. Come lo sarebbe stato con i Fratelli Musulmani in Egitto ( persino contro il generale Al Sisi). Al contrario proprio lo sviluppo della rivoluzione araba in una prospettiva socialista- condizione decisiva per la stessa affermazione delle sue ragioni democratiche e nazionali- implica la lotta frontale alla controrivoluzione fascista nelle sua fila.
Per questo il PCL, a differenza della LIT, ha evitato ogni rappresentazione enfatica delle rivoluzioni arabe, ogni visione ed analisi che ne nascondesse la complessità, le difficoltà, le sconfitte ,con la gran cassa del trionfalismo rivoluzionario: lo stesso metodo trionfalistico che a suo tempo condusse i morenisti e la loro scuola a rappresentare i movimenti di restaurazione capitalistica dell'Est europeo nell'89 come la “rivoluzione antiburocratica”. Un metodo che sostituisce la realtà con l'immaginario. E poi espone l'immaginario alla critica impietosa della realtà. Con un danno serio, prima e dopo, alla causa del marxismo rivoluzionario, a tutto vantaggio dei suoi avversari.
Di certo oggi lo stesso metodo ha giocato un brutto scherzo alla LIT sull'Ucraina. Presentare come rivoluzione un movimento reazionario è un fatto gravissimo. Ma è tanto più grave per un'organizzazione trotskista. Ed è tanto più grave se si tratta di un fatto di valenza mondiale. La questione ucraina è oggi un epicentro dello scenario internazionale, e dello stesso confronto nel movimento operaio . Scambiare Piazza Maidan con la piazza della rivoluzione non è solo un clamoroso errore politico oggettivo. E' anche un danno alla credibilità del trotskismo. Di certo non aiuta la costruzione del partito rivoluzionario presso la classe operaia ucraina, oltretutto largamente concentrata nell'Est del paese, con una forte presenza russofona, comprensibilmente preoccupata da Piazza Maidan, e fortunatamente estranea ad essa. Ma non aiuta più in generale le fortune del marxismo rivoluzionario presso i settori d'avanguardia del proletariato internazionale. A tutto vantaggio della propaganda dei circoli stalinisti.
LA DENIGRAZIONE DEL CRQI... PER DIFENDERE PIAZZA MAIDAN E LA LIT
In ogni caso il tema della rifondazione della Quarta internazionale è riproposto non solo dalla vicenda Ucraina, ma anche dalle posizioni che la LIT ha assunto in essa . Qui sta il compito del CRQI.

A corto di argomenti seri di merito, e dovendo difendere l'indifendibile, il povero Ricci ricorre al vecchio trucchetto retorico della denigrazione del CRQI, prendendo spunto dai suoi problemi. Ma i problemi del CRQI, che Ricci scruta avidamente dal buco della serratura, non possono nascondere la realtà del CRQI. Siamo certo un piccolo raggruppamento internazionale come apertamente riconosciamo, perchè non siamo avvezzi al trionfalismo stupido, e perchè ci misuriamo davvero coi nostri compiti. Ma il PO argentino, assieme al FIT, è oggi in America Latina e nel mondo l' organizzazione marxista rivoluzionaria col maggior consenso operaio e di massa e il maggior peso politico (per quanto modesto in sé) nella propria realtà nazionale. In Grecia , oggi epicentro dello scontro di classe in Europa, l'EEK è l'unico partito indipendente del marxismo rivoluzionario a sinistra di Syriza, e in contrapposizione a Syriza, che va conoscendo il proprio sviluppo. In Turchia, paese chiave tanto più oggi dello scontro di classe in Medio Oriente, il DIP è l'unica organizzazione trotskista conseguente presente nel movimento di massa con un ruolo riconosciuto. In Italia, con tutti i suoi limiti, il PCL è di gran lunga l'organizzazione più consistente ed estesa sul piano nazionale a sinistra del PRC, con un afflusso nelle proprie fila di una nuova e importante leva di giovani. Come sanno tutti coloro che non conoscono solo il Web .
Per tutto questo respingiamo ogni caricatura ridicola del CRQI. A maggior ragione... se serve a difendere Piazza Maidan e il blocco di fatto coi fascisti ucraini. Un autentico crimine politico di cui la LIT dovrà rispondere internazionalmente, e che il PDAC non riuscirà a nascondere sotto il tappeto. Neppure agli occhi di quei suoi militanti che vogliano difendere il trotskismo.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI