PER UNA SIRIA SOCIALISTA IN UNA FEDERAZIONE SOCIALISTA DEL MEDIO ORIENTE
Il testo del volantino del PCL distribuito durante la manifestazione nazionale a Roma in appoggio ai lavoratori e al popolo siriano
Tre
anni fa le masse popolari siriane si ribellavano contro il
sanguinario regime totalitario di Assad, espressione di una rapace
borghesia nazionale,centrata intorno al clan familiare del presidente
stesso, grande beneficiario degli ampi processi di privatizzazione
dell'economia siriana (precedentemente di tipo capitalistico di
stato) occorsi negli ultimi decenni. Un regime che, dopo l'89, ha
sviluppato parallelamente ampie relazioni politiche, diplomatiche e
d'affari con le diverse potenze imperialiste, sino a ottenere appena
quattro anni fa la solenne legittimazione di Barak Obama. Un regime
che ha sempre praticato una politica pattizia con lo Stato Sionista,
usando i palestinesi come proprio strumento di relazione negoziale o
all'occorrenza come carne da macello. Ma sempre facendosi garante
della “sicurezza” d'Israele in terra araba, e dunque
dell'oppressione del popolo palestinese.
CONTRO
IL REGIME DISPOTICO DI ASSAD
Per
tutto questo, come marxisti rivoluzionari - sia come Partito
comunista dei Lavoratori (Pcl), sia come Coordinamento per la
Rifondazione della Quarta Internazionale(Crqi) - abbiamo subito
salutato e dato il nostro appoggio incondizionato alla rivolta di
massa contro il regime di Assad: una rivolta che acquistava
immediatamente il carattere di rivoluzione, inserendosi a pieno
nell'ampio processo di rivoluzioni nel mondo arabo, che ha preso il
nome di "primavera araba".
Non
ci nascondevamo con ciò i limiti presenti nel processo
rivoluzionario: un ruolo autonomo limitato della classe operaia, a
differenza di quanto avvenuto in Egitto e, soprattutto, in Tunisia;
una coscienza politica anche più arretrata che in questi paesi tra
le stesse masse protagoniste della rivolta; la presenza importante
tra le forze di opposizione ad Assad di forze reazionarie,
fondamentaliste islamiche, e borghesi liberali proimperialiste.
Tuttavia
tale presenza -esistente, in forma e consistenza diverse,a causa
della debolezza storica del marxismo rivoluzionario, in tutti i
processi della "primavera araba"- non diminuiva il
carattere fondamentalmente progressivo di una rivolta rivoluzionaria
di massa contro un regime borghese totalitario.
LA
MINACCIA REAZIONARIA DEL FONDAMENTALISMO
A
partire dal 2012 si realizza, per molti aspetti, un cambio di fase.
La feroce repressione militare del regime, la spaccatura
dell'esercito siriano, la trascrescenza dello scontro sul piano
militare in una guerra civile dispiegata, da un lato hanno compresso
la mobilitazione di massa, dall'altro hanno favorito il
consolidamento e l'espansione, all'interno del campo anti Assad,
delle componenti fondamentaliste e reazionarie, a loro volta
frammentate e tra loro conflittuali ( Al Nusra, Ahrar al Sam, Stato
Islamico del Levante e dell'Irak..). Queste forze si sono sviluppate
e si sono schierate contro la mobilitazione popolare e la dinamica
della rivoluzione. Perseguono una propria guerra parallela
indirizzata più che contro Assad contro le forze laiche e popolari
che lo combattono. Conquistano nelle retrovie territori e città,
imponendo la Sharia, sciogliendo le organizzazioni di massa e i
comitati popolari sviluppatisi con la rivoluzione, rapinando e
saccheggiando beni e risorse delle popolazioni assoggettate.
Queste
forze reazionarie sono una minaccia mortale per la rivoluzione
siriana. Se dovessero prevalere all'interno del campo anti Assad,
incorporandolo alla propria guerra religiosa e fondamentalista, la
rivoluzione siriana sarebbe distrutta, lo scenario dello scontro
cambierebbe qualitativamente, la nostra posizione di conseguenza
muterebbe.
Ma
così, ad oggi, non è. Le forze fondamentaliste restano solo una
componente del fronte anti Assad. La loro avanzata ha incontrato una
resistenza crescente in diversi settori popolari dell'opposizione al
regime: nelle associazioni cittadine che si ribellano alla Scharia o
alla sua minaccia; nei comitati popolari che in diverse città e
villaggi rifiutano di subordinarsi all'islamismo e lo combattono armi
in pugno; nella popolazione Kurda che lotta per la propria
autodeterminazione, la quale ha respinto e sconfitto militarmente a
più riprese le bande reazionarie e terroriste costringendole alla
ritirata dalla propria terra. Lo stesso conflitto interno alla
componente fondamentalista ( fra salafiti, jihadisti e qaedisti) ha
indebolito la sua avanzata.
La rivoluzione siriana non è stata dunque cancellata dalla reazione islamica. Al tempo stesso la lotta contro questa reazione fondamentalista è più che mai parte decisiva della battaglia di liberazione delle masse oppresse contro il regime.
La rivoluzione siriana non è stata dunque cancellata dalla reazione islamica. Al tempo stesso la lotta contro questa reazione fondamentalista è più che mai parte decisiva della battaglia di liberazione delle masse oppresse contro il regime.
IL
FALLIMENTO DELLE DIREZIONI BORGHESI LIBERALI PRO IMPERIALISTE
Parallelamente
il nostro sostegno alla rivoluzione siriana contro il regime
dispotico di Assad, non ha nulla a che vedere col sostegno alle sue
direzioni borghesi liberali proimperialiste. Queste direzioni,
prevalenti nell'”Esercito Libero Siriano”, puntano a rimpiazzare
l'attuale regime di Assad con un regime borghese liberale gradito
agli imperialismi occidentali e subordinato ai loro interessi. In
questo quadro sono giunte a chiedere di fatto l'intervento militare
dell'imperialismo , lavorando a smobilitare l'iniziativa di massa e
le sue organizzazioni, e così favorendo , oltretutto, propaganda e
azione delle componenti fondamentaliste reazionarie.
Ma
questa politica filoimperialista è finita in un vicolo cieco. Anche
a causa della crisi dell'imperialismo.
Gli
imperialismi occidentali, che dopo molte oscillazioni avevano
minacciato e persino predisposto un ( limitato) diretto intervento
militare in Siria ( “non per rovesciare Assad, ma per dare un
segnale “ deterrente e di presenza) hanno dovuto recedere, di
fronte all'esplodere delle proprie contraddizioni ( sconfessione
parlamentare di Cameron, difficoltà di consenso interno di Obama ,
abile contro pressione di Putin, isolamento e dietrofront della
Francia). E hanno dovuto ripiegare , da una posizione più debole, su
un negoziato con l'imperialismo russo e persino con l'Iran . Un
negoziato ad oggi senza sbocco, e di incerto futuro. Perchè Assad,
che fa concessioni sulle “armi chimiche”, si sente più forte
militarmente e politicamente anche a seguito del rafforzamento russo;
le opposizioni borghesi liberali non possono accettare una soluzione
politica che preveda la continuità di Assad; gli imperialismi
occidentali, ad oggi, non possono né intervenire direttamente sul
piano militare, né individuare una soluzione diplomatica della
empasse. La Conferenza di Ginevra si è così risolta in un fiasco.
Mentre il regime continua la propria politica di terrore per
sopravvivere.
PER
UNA DIREZIONE MARXISTA RIVOLUZIONARIA
La
minaccia islamico reazionaria e la bancarotta delle direzioni
liberali pro imperialiste confermano una volta di più un dato di
fondo, ribadito dall'intero corso delle rivoluzioni arabe. Solo i
lavoratori e i contadini possono liberare la Siria dall'oppressione e
dalla miseria. Non c'è sbocco progressivo possibile della crisi
siriana se non sul terreno della rottura con la borghesia nazionale e
con tutte le ingerenze imperialiste. Se non riconducendo le
rivendicazioni democratiche della rivolta di massa del 2011 a una
prospettiva anticapitalista di governo operaio e contadino, basato
sulla autorganizzazione delle masse, a partire dai territori
liberati, e rispettoso del diritto di autodeterminazione curda. Ma
questa prospettiva richiede un'altra direzione, marxista
rivoluzionaria, della rivoluzione siriana . Una direzione che
inquadri la rivoluzione nella prospettiva più generale della
unificazione rivoluzionaria del popolo arabo dentro una federazione
socialista del Medio Oriente.
Per la sconfitta del sanguinario regime borghese totalitario di Assad
Per
un'altra direzione del movimento rivoluzionario, proletaria e
marxista
No
al fondamentalismo islamico e agli agenti dell'imperialismo.
No
all'ingerenza dell'imperialismo
Per
la costituzione di comitati di potere popolare eletti dalle masse in
ogni territorio liberato.
Per
il diritto all'autodeterminazione del kurdistan occidentale
Per
un Kurdistan unito, indipendente e socialista.
Per
un governo operaio e contadino, per una Siria socialista
Riprendere
e portare fino in fondo le rivoluzioni arabe.
Per
l'unificazione rivoluzionaria del popolo arabo.
Per
una federazione socialista del Medio Oriente dal Marocco
all'Afganistan