La tendenza classista ha presentato un documento alternativo
Il congresso della Camera del Lavoro di Venezia si è svolto nei giorni 11 e 12 marzo a Mestre. Il 12 marzo ha presenziato ai lavori congressuali la segretaria generale della CGIL, Susanna Camusso.
Il congresso ha visto l'intervento non solo di esponenti della burocrazia sindacale, ma anche di diversi delegati e delegate. Per la tendenza classista sono intervenuti i compagni Stefano Castigliego, Enrico Pellegrini, Antonino Marceca, Vesco Gabriele e Nappi Filippo. E' appena il caso di segnalare che diversi compagni, sopratutto delegati operai della Fiom e della Filcams, anche se delegati per il documento di maggioranza hanno svolto interventi critici sopratutto sul tema del Testo unico sulla rappresentanza. A questi interventi ha voluto rispondere la segretaria generale, Susanna Camusso, che ha tentato con una operazione mistificatoria di giustificare l'operato della burocrazia dirigente, cercando di nascondere le gravi responsabilità di questa burocrazia dirigente sulla mancata mobilitazione del movimento operaio di fronte alla più pesante offensiva del padronato e dei suoi governi (Berlusconi, Monti, Letta, Renzi).
Il congresso si è concluso con la presentazione di due documenti contrapposti. Il segretario della FIOM CGIL ha fatto una dichiarazione di voto di astensione dovuta ad un dissenso della categoria rispetto al richiamo favorevole presente nella mozione di maggioranza al Testo unico sulla rappresentanza.
Questo il risultato del voto su i due documenti:
Il documento di maggioranza ha ottenuto 173 voti
Il documento alternativo ha ottenuto 8 voti
La posizione di astensione 27 voti
Quindi sono stati votati gli 83 membri del Direttivo, un numero ridotto rispetto al precedente, in gran parte costituito da burocrati sindacali e privo di lavoratori migranti. Per il documento di minoranza sono stati eletti al Direttivo i compagni Stefano Castigliego (FIOM CGIL) e il compagno Enrico Pellegrini (FILCAMS CGIL), la compagna Ascoli Donatella (FILCAMS CGIL) è stata eletta delegata al Congresso regionale della CGIL.
Infine c'è da segnalare che la proposta del nuovo segretario della Camera del Lavoro, Emilio Viafora, non ha ottenuto il consenso di gran parte della maggioranza del Direttivo. Va da se che la minoranza si è espressa contro.
Di seguito il documento alternativo presentato dalla tendenza classista
DOCUMENTO ALTERNATIVO, CONGRESSO CDL
CGIL VENEZIA
Venezia, 11 – 12 Marzo 2014
I sottoscritti sostenitori del documento
congressuale “il sindacato è un'altra cosa” ritengono necessario
a conclusione del congresso della CDL CGIL di Venezia sottoporre
all'attenzione dei compagni e delle compagne una mozione alternativa.
Il nostro giudizio sull'accordo sul testo
unico sulla rappresentanza del 10 gennaio, nel mezzo del percorso
congressuale, è estremamente negativo. L'accordo
prevede sanzioni per quei delegati che utilizzano l'arma dello
sciopero per difendere i salari, i diritti e le tutele dei lavoratori
e delle lavoratrici. La discussione su quest'accordo non solo non c'è
stata, ma è stato impedito fisicamente ad alcuni delegati e
dirigenti della CGIL, come nel caso dell'assemblea di Milano del 14
febbraio, di prendere la parola per spiegare le ragioni di chi si
oppone a questa ennesima sconfitta. Un fatto che giudichiamo grave e
lesivo dei diritti democratici della minoranza. Le stesse modalità
di svolgimento della consultazione sull'accordo, approvate dal
Direttivo Nazionale, non garantiscono una consultazione democratica
e trasparente dei lavoratori e lavoratrici interessati. Quindi per
questioni di merito e di metodo non riteniamo accettabile le modalità
di consultazione e riteniamo necessario ed urgente che la CGIL ritiri
la firma da quel testo.
Nel nostro territorio, la crisi
capitalistica, emersa sotto forma di crisi finanziaria nel 2008, dopo
sei anni perdura nei sui effetti con ristrutturazioni, chiusure
aziendali e licenziamenti. Dall'inizio della crisi sono oltre 1330 le
aziende nella provincia che hanno avviato una procedura di crisi
aziendale con l'utilizzo della cassa integrazione, la mobilità e i
licenziamenti. Il numero di lavoratori attualmente coinvolti sono
circa 40.000. Nel 2013 c'è stato un'ulteriore crescita del 65% del
numero di procedure di crisi aziendali e, secondo i dati forniti
dagli Enti preposti, nel 2014 non sembra profilarsi un miglioramento
del quadro economico e sociale.
Le politiche economiche di austerity
(Pareggio di bilancio, Fiscal compact, Patto di stabilità, Spending
review) imposte dalla Troika (UE, FMI, BCE) sono state applicate da
tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni (Berlusconi,
Monti, Letta e saranno ulteriormente approfondite dal governo Renzi)
con la fattiva collaborazione dei Sindaci e delle Giunte locali.
Queste politiche hanno colpito nei salari, nei diritti e nelle tutele
i lavoratori e le lavoratrici peggiorando le loro condizioni di
lavoro; le condizioni di vita delle masse popolari e dei pensionati
attraverso l'esternalizzazione e la privatizzazione dei servizi, il
taglio delle prestazioni, l'aumento delle tariffe e dei ticket.
Un piano inclinato che coinvolge i
lavoratori di ogni settore e di tutte le categorie, mentre i
pensionati e le pensionate vedono ogni giorno peggiorare le loro
condizioni di vita.
Nei servizi in cui opera il pubblico
impiego l’applicazione di queste politiche comporta blocco dei
contratti e perdita salariale, blocco del turn over e maggiore carico
lavorativo. Per i lavoratori e le masse popolari la riduzione,
esternalizzazioni e privatizzazioni dei servizi pubblici: sociali
(acqua, rifiuti, trasporti), sanitari (ospedali in project financing,
esternalizzazioni, privatizzazioni, ticket sulle prestazioni, fondi
sanitari integrativi).
Le politiche economiche intese a svalutare
il lavoro salariato, a privatizzare i servizi pubblici subiranno una
accelerazione e una approfondimento con l'implementazione del Fiscal
compact (taglio della spesa pubblica di 40 miliardi ogni anno per
venti anni). Mentre la proposta del governo Renzi di riduzione
dell’Irap a carico delle imprese, imposta con cui in larga parte si
finanzia la sanità pubblica, assieme alla spending review velocizza
nel corso di questa legislatura il processo in atto di smantellamento
e privatizzazione della sanità pubblica.
Queste politiche nel territorio favoriscono
speculatori, clientele e la stessa penetrazione nel territorio delle
aziende mafiose. In questo quadro i lavoratori delle cooperative sono
quelli che presentano una situazione possibilmente ancora più grave.
La CdL CGIL di Venezia deve attrezzarsi
programmaticamente e organizzativamente per difendere e tutelare i
lavoratori e le lavoratrici, i pensionati e le pensionate colpiti
dalla crisi capitalista e dalle politiche di austerity.
La CDL CGIL deve aprirsi ai lavoratori,
favorire i processi di coordinamento dei lavoratori, delle RSU e
delle RSA, a livello aziendale e territoriale, tra i diversi comparti
del lavoro pubblico e privato. E' necessario favorire e stimolare la
partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici all'elaborazione,
al voto cosciente e vincolante sulle piattaforme contrattuali a tutti
i livelli e in tutti i passaggi delle trattative.
La CDL CGIL deve sostenere attivamente,
attraverso la messa a disposizione delle proprie strutture,
l’autorganizzazione e la lotta dei precari e dei disoccupati
presenti in numero crescente nel nostro territorio.
La CDL CGIL deve aprirsi realmente ai
lavoratori migranti, sostenerne le forme di autorganizzazione e di
lotta per l'abrogazione di tutta la legislazione razzista (dalla
Turco Napolitano, alla Bossi Fini, al Pacchetto sicurezza di Maroni),
per il diritto alla cittadinanza, per pieni diritti politici e
sindacali a partire dal contrasto al sistema schiavistico delle
cooperative, come ha evidenziato la vertenza sulla logistica.
La CDL CGIL deve sostenere
l’autorganizzazione dei lavoratori, a partire dal sostegno ai
Comitati di lotta che nascono nei luoghi di lavoro, aprendo le
proprie strutture e fornendo le proprie attrezzature, e in
prospettiva dei Consigli dei lavoratori. I Comitati di Lotta se
coinvolgono i lavoratori e le lavoratrici, iscritti e non iscritti ai
sindacati, a tutti i sindacati, se si organizzano democraticamente e
rispondono alla assemblea dei lavoratori del posto di lavoro, se si
coordinano trasversalmente e verticalmente, rappresentano uno
strumento importante di unificazione e di mobilitazione nel nuovo
quadro economico e sociale.
La CDL CGIL deve operare per unificare le
vertenze attualmente frantumate ed isolate nei diversi stabilimenti,
aziende e posti di lavoro, attraverso una piattaforma unificante che
tenga conto dei bisogni immediati (lavoro, salario, stabilità
lavorativa, dignità) dei lavoratori e delle lavoratrici dei diversi
comparti in cui è diviso il lavoro salariato, i precari, i migranti
e i disoccupati.
La CDL CGIL deve opporsi ai processi di
privatizzazione ed avanzare nel corso della lotta la rivendicazione
della pubblicizzazione, sotto controllo dei lavoratori e sociale, dei
servizi privatizzati in questi anni o in corso di privatizzazione.
Solo la natura pubblica dei servizi può garantire ai lavoratori e
alle masse popolari servizi accessibili e di qualità.
La CDL CGIL deve opporsi con la lotta ai
licenziamenti e alla chiusura delle aziende, sostenendo
l’occupazione degli stabilimenti e delle aziende, organizzando la
solidarietà attiva di tutte le categorie.
La CDL CGIL si fronte alla più profonda e
duratura crisi capitalistica, dopo quella iniziata nel 1929 e
conclusasi con la seconda guerra mondiale, deve sostenere attivamente
la mobilitazione dei lavoratori e delle lavoratrici favorendo la
costruzione di casse di resistenza.
La CDL CGIL consapevole che la lotta per
l’igiene e la prevenzione nei luoghi di lavoro, contro le malattie
professionali e gli infortuni sul lavoro, non può essere delegato
alle leggi (peraltro sempre più ambigue nell’interpretazione) e
alle istituzioni (espressione del potere economico e politico), ne
tantomeno agli Enti bilaterali da cui bisognerebbe uscire in quanto
strutture di collaborazione con il padronato, impegna le proprie
strutture per accrescere la cultura e la consapevolezza dei delegati
e dei lavoratori su questo importante terreno, per costruire un
controllo sociale sull’operato di questi servizi che devono in ogni
caso continuare ad essere di natura pubblica, contro ogni tentativo
di privatizzazione.
La CDL CGIL di fronte ad episodi di ripresa
di atteggiamenti lesivi delle libertà democratiche e di messa in
discussione delle libertà sindacali che la stessa crisi capitalista
alimenta in strati di media e piccola borghesia (dal grillismo, ai
forconi) deve sostenere la vigilanza antifascista e antirazzista.
Questa deve essere la direzione di marcia
del sindacato. Un sindacato che deve ritornare ad essere indipendente
(dallo stato, dal padronato e dai loro governi e partiti),
democratico e classista, quindi conflittuale e di lotta.
I delegati e le delegate del 2°
documento congressuale “il sindacato è un'altra cosa”.