IL
PCL E IL 14 NOVEMBRE
10
Novembre 2014
Il
14 Novembre e il 21 Novembre sono previsti due manifestazioni
promosse dalla FIOM rispettivamente a Milano e Napoli, dentro il
pacchetto di sciopero generale di categoria deciso dal sindacato. Il
14 l'iniziativa FIOM si intreccia con l'azione di sciopero generale
già indetta per la stessa giornata da larga parte del sindacalismo
di base, e con lo “sciopero sociale” promosso da diverse realtà
di movimento.
Il
PCL è pienamente impegnato con le sue strutture e i suoi militanti
nel sostegno e nella partecipazione agli scioperi e alle
manifestazioni previste. A partire dalla giornata del 14 e dai cortei
della FIOM.
Da
sempre ci battiamo su quattro assi politici tra loro congiunti: la
centralità della lotta fra capitale e lavoro, contro ogni vecchia
teoria che vorrebbe archiviare la centralità operaia; la massima
unità del fronte proletario, contro ogni logica di divisione e
frammentazione delle forze e delle azioni di lotta; la necessità di
una svolta di lotta, radicale e di massa, contro la linea attuale
delle burocrazie sindacali; la necessità di costruire attorno alla
classe lavoratrice il più vasto blocco sociale di tutti gli
oppressi, contro ogni riduzionismo economicistico sindacale e
aziendalistico.
L'attuale
stagione politica conferma nel modo più evidente l'intreccio di
tutte queste ragioni.
1)
La centralità della lotta di classe è esaltata dall'intera dinamica
degli avvenimenti politici che ha il suo punto di gravitazione nello
scontro sull'articolo 18 e nella contrapposizione fra governo e
piazze sindacali. Il proletariato industriale è il baricentro di
ogni reale opposizione di massa a padronato e governo, come dimostra
la stessa dinamica di lotte e proteste che ha percorso l'Italia dopo
il pestaggio poliziesco degli operai di Terni, e l'enorme impressione
che quel pestaggio ha prodotto nella percezione di massa.
Disinnescare il potenziale di ripresa operaia è non a caso la
principale preoccupazione del governo. Ignorare la centralità di
questo scontro, significa voltare le spalle alla realtà, e
indebolire forza e ragioni di ogni altro movimento di lotta.
2)
L'esigenza del più ampio fronte unico dei lavoratori e delle loro
organizzazioni è posta una volta di più dalla natura del corso
reazionario del renzismo, dal nuovo livello di aggressione al lavoro
e ai suoi diritti, dal progetto “bonapartista” del Capo del
governo sul terreno politico istituzionale. Ogni logica autocentrata
che antepone la propria sigla, data, percorso, all'esigenza
dell'unità di lotta; che antepone la propria immagine separata e il
proprio reale o presunto interesse di organizzazione all'interesse
generale del movimento operaio e di tutti i movimenti, rivela non
solo una logica puramente auto conservativa e di nicchia (fosse pure
“antagonista”), ma anche un'incomprensione profonda della
pericolosità reazionaria dell'attuale scenario politico.
3)
La necessità di una svolta di lotta radicale del movimento operaio è
posta oggi più di ieri dalla determinazione del fronte avversario,
dalla sua ricerca di un autentico sfondamento contro il lavoro.
Contrapporre alla forza del renzismo e del padronato una forza di
massa uguale e contraria (sciopero generale vero, occupazione delle
aziende che licenziano, cassa nazionale di resistenza) è l'unico
modo di alzare una diga, strappare risultati, aprire dal basso uno
scenario nuovo. Ogni riduzione dell'iniziativa sindacale a eventi
simbolici, ogni esibizione scenica della forza senza esercizio reale
della forza di massa, rivela la volontà delle burocrazie dirigenti
di subordinare la classe operaia alla speranze (vane) di dialogo col
governo, e alle mediazioni interne al PD. A scapito dei lavoratori e
dei loro diritti.
4)
La necessità di costruire attorno alla classe operaia il più vasto
blocco sociale alternativo, a partire dalla grande massa di precari e
disoccupati, è sottolineata dalla campagna renzista sulle divisioni
della classe (precari contro “garantiti”) e dallo sviluppo
parallelo sullo stesso terreno di operazioni reazionarie populiste
concorrenziali (grillismo, salvinismo). Da qui l'esigenza di una
piattaforma generale di lotta del movimento operaio che unifichi
attorno alla battaglia per il lavoro (blocco dei licenziamenti,
ripartizione generale del lavoro con la riduzione dell'orario a
parità di paga, abolizione delle leggi di precarizzazione del
lavoro, grande piano di nuovo lavoro..) le rivendicazioni del reddito
(sblocco dei contratti pubblici, salario garantito ai disoccupati)
del diritto alla casa, alla salute, all'istruzione. Ogni impostazione
che contrapponga reddito a lavoro rischia di ostacolare la
ricomposizione del blocco sociale alternativo a vantaggio obiettivo
delle campagne avversarie.
Solo
una svolta unitaria e radicale del movimento operaio, che leghi le
lotte immediate a un progetto anticapitalistico, può rispondere,
tanto più oggi, all'insieme di queste necessità: ricostruire la
forza, l'unità, la capacità di egemonia della classe operaia
italiana. La battaglia per un'altra direzione politica e sindacale
del movimento operaio è parte insostituibile della campagna di massa
per la svolta.
Questa
battaglia va condotta in primo luogo nel movimento operaio, a partire
dalle sue scadenze di mobilitazione reale, dentro lo scontro di
classe che oggi si è aperto. Per questo e con questa impostazione
saremo presenti alle manifestazioni e scioperi promossi per il 14, a
fianco innanzitutto dei lavoratori dell'industria e dei loro
sindacati. Per questo e con questa impostazione chiediamo a tutte le
sinistre classiste di unire le proprie forze su questo terreno
centrale di presenza e di lotta.
PARTITO
COMUNISTA DEI LAVORATORI