PER
UNA LOTTA GENERALE
Il capo del governo ha gettato la maschera.
Da
un lato regala al padronato tutto ciò che chiedeva: massima
precarizzazione del lavoro, libertà di licenziamento senza giusta
causa, ulteriore riduzione di tasse e contributi a carico di sanità
e servizi, libertà di saccheggio del territorio , blocco dei
contratti pubblici.
Dall'altro
esibisce irrisione e disprezzo per le manifestazioni dei lavoratori e
i sindacati, celebra il proprio successo con la corte dei propri
amici capitalisti, riserva le botte agli operai di Terni. Nel mentre
persegue una riforma elettorale e istituzionale con cui concentrare
nelle proprie mani tutte le leve del potere.
Siamo
in presenza di un corso reazionario. Un bullo tracotante e demagogo
mette le proprie ambizioni al servizio della borghesia italiana,
fingendosi amico del popolo. Va fermato. E per tempo.
Le
aperture che le sinistre politiche e sindacali hanno riservato a
Renzi nei primi sei mesi si sono rivelate un inganno per i lavoratori
e un boomerang per chi le ha prodotte. Aver presentato Renzi come “la
nuova speranza della sinistra”-come ha fatto SEL meno di un anno fa
per cercare un reimbarco nel centrosinistra- è stato penoso e
suicida. Aver avallato la truffa degli 80 euro, aver suggerito la
truffa parallela sul TFR, aver avallato l'illusione del “governo
del cambiamento” sino ad offrirgli la propria collaborazione (come
ha fatto purtroppo per sei mesi Landini), hanno avuto un solo
effetto: abbellire l'immagine del governo agli occhi delle sue
vittime e coprire il suo vero volto con la propria popolarità. Non
solo senza ottenere nulla, ma finendo derisi e aggrediti da un
governo reazionario.
Ora
che il governo ha squarciato il velo delle finzioni con la propria
arroganza è necessaria una opposizione radicale. Che unisca tutte le
sinistre politiche e sindacali. Che non si fermi a metà strada. Che
sappia andare davvero sino in fondo. A partire dalla rottura col PD
ad ogni livello, nazionale e locale.
Le
manifestazioni di protesta che hanno percorso l'Italia dopo
l'aggressione poliziesca di Roma hanno introdotto un cambio di passo.
Questo cambio di passo va esteso, generalizzato, accelerato. Le
misure del governo contro il lavoro devono essere cancellate e
ritirate: non c'è nulla da negoziare su quel terreno. Non si tratta
di fare sponda ai D'Alema e Bersani- già sostenitori di Monti- con
un compromesso parlamentare che salvi loro la faccia. Si tratta di
salvare ed estendere i diritti dei lavoratori. Che da 20 anni tutti i
governi calpestano, inclusi quelli di centrosinistra (più volte con
voti o ministri della sinistra cosiddetta “radicale”).
Si
convochi allo scopo uno sciopero generale vero: che metta in campo la
forza di milioni di salariati privati e pubblici, e fermi davvero il
paese. Si definisca una piattaforma generale unificante delle ragioni
dei lavoratori, precari, disoccupati: a partire dal blocco dei
licenziamenti, dalla ripartizione del lavoro con la riduzione
generale dell'orario a parità di paga, dalla cancellazione di tutte
le leggi di precarizzazione del lavoro, da un grande piano di nuovo
lavoro per territorio, ambiente, istruzione, pagato dai profitti e
dalle grandi ricchezze.
Su
questa piattaforma si dia continuità alla lotta generale.
Si
congiunga la mobilitazione prolungata con l'occupazione generale
delle fabbriche ed aziende che licenziano: coordinando nazionalmente
le occupazioni e istituendo una cassa nazionale di resistenza. Renzi
ha aperto la guerra contro i lavoratori? Il movimento operaio
dichiari guerra al governo. E' l'unica guerra che Renzi teme davvero.
L'unica che può unificare attorno ai lavoratori le ragioni di tutti
gli sfruttati. L'unica che può strappare un risultato. L'unica che
può unificare i lavoratori stessi, liberandoli dalle sirene del
populismo reazionario di Grillo o Salvini, che hanno alimentato la
guerra fra poveri nella miseria sociale e nell'arretramento delle
lotte.
E'
necessario costruire nelle lotte una direzione politica e sindacale
nuova del movimento operaio che sia all'altezza di questo livello di
scontro. Una direzione che si batta per la sola alternativa
possibile: un governo dei lavoratori e delle lavoratrici. La sola
prospettiva che possa dare lavoro e segnare l'uscita dalla crisi. La
sola che possa liberare la società dal capitalismo e da tutti gli
avventurieri che si mettono al suo servizio, siano essi di governo o
di “opposizione”.
Il
PCL è ovunque impegnato per sviluppare la coscienza di questa
necessità. E dunque per costruire il partito rivoluzionario. L'unico
partito di cui i lavoratori e gli sfruttati hanno bisogno.
4 Novembre 2014
4 Novembre 2014
PARTITO
COMUNISTA DEI LAVORATORI