RENZI
E L'ILVA: SI PREPARA UNA TRUFFA PER LAVORATORI, SALUTE, AMBIENTE
2 Dicembre 2014
Renzi
“nazionalizza” l'Ilva? No. Prepara una soluzione truffa, per
cercare di disinnescare una mina sociale esplosiva. Una soluzione
brillante per i profitti dei capitalisti, a carico dei lavoratori,
della salute, dell'ambiente. La classica nazionalizzazione delle
perdite e privatizzazione dei profitti.
L'operazione
è ancora in gestazione, ma appare chiara nel suo indirizzo di fondo.
Ed è a incastro:
-Si
scarica il fardello di debiti e contenziosi giudiziari dell'Ilva su
una bad company, appositamente creata, a favore di una “new
company” più appetibile per il mercato (cioè per gli interessi
dei capitalisti acquirenti). Alitalia è la bussola.
-Si
potenzia il ruolo giuridico dell'attuale commissario, con la modifica
ad hoc della legge Marzano, consentendo una amministrazione
straordinaria controllata dell'azienda, e dunque il suo potere di
vendita dell'Ilva.
-Si
mobilita la Cassa Deposito e Prestiti per acquistare un pacchetto
azionario di minoranza di una cordata capitalista interessata a sua
volta all'acquisto dell'Ilva ( o la cordata Arcelor Mittal/
Marcegaglia o il gruppo Arvedi), per incentivarla all'acquisto.
-Si
realizza infine la vendita dell' Ilva alla cordata capitalistica
prescelta, con lo Stato socio di minoranza.
Chi
guadagna da questa operazione?
I
Riva, tuttora “legittimi” proprietari per il 90% dell'Ilva, che
incasserebbero il ricavato della vendita (si parla di diversi
miliardi di soldi pubblici come solo prezzo di indennizzo). I gruppi
capitalistici acquirenti che prenderebbero in mano un gruppo
“ripulito” di pendenze ingombranti grazie all'aiuto delle risorse
pubbliche. Le grandi banche, che avrebbero garanzia di incasso dei
propri crediti scaricati sulla collettività. Il governo che
strillerebbe ai quattro venti la “soluzione” della questione Ilva
come riprova della propria attenzione al lavoro (con l'occhio rivolto
alle prossime elezioni).
Chi
paga l'operazione?
I
lavoratori, che cambierebbero padroni, senza alcuna garanzia sul
proprio futuro, e che per di più dovrebbero accollarsi
indirettamente i costi della “nazionalizzazione” (a vantaggio di
un gruppo capitalista criminale) al pari dei lavoratori di tutta
Italia. La salute e l'ambiente, perchè nessuno, nella soluzione
prospettata, si prenderebbe carico dei costi del risanamento
ambientale e della riorganizzazione produttiva: nè i capitalisti
acquirenti che anzi mostrano interesse all'acquisto solo se sgravati
dai costi del risanamento; nè lo Stato, che piange miseria e impiega
i soldi pubblici a vantaggio dei capitalisti, nel mentre taglia spese
sociali, servizi pubblici, diritti dei lavoratori. Uno Stato che non
riesce neppure a recuperare il miliardo e duecento milioni
sequestrati dalla magistratura ai Riva, oggetto di ricorso
giudiziario e dispersi nei paradisi fiscali di mezzo mondo.
Altro
che “compiacimento” per “i nuovi” indirizzi del governo sull'Ilva, come dichiarano Camusso e Landini!
I
fatti dimostrano che per coniugare le ragioni del lavoro, della
salute, della vita, c'è una sola soluzione possibile: una
nazionalizzazione vera. L'esproprio della proprietà dell'Ilva, senza
alcun indennizzo per il gruppo capitalista criminale dei Riva. Il
controllo operaio e popolare sull'azienda, sulla riorganizzazione del
lavoro, sull'intero piano di risanamento ambientale. Il finanziamento
di un piano reale di risanamento, che per la sola città di Taranto
richiede non meno di 10 miliardi: risorse che vanno prese dai
portafogli dei capitalisti, a partire dal rifiuto del pagamento del
debito pubblico verso le banche (80 miliardi l'anno!), non certo da
stipendi e pensioni di chi lavora e paga mutui e affitti.
La
rivendicazione di esproprio senza indennizzo e sotto controllo dei
lavoratori va estesa in realtà alla intera produzione siderurgica: è
l'unica soluzione che può garantire non solo i lavoratori dell'Ilva,
ma anche gli operai delle acciaierie di Terni e di Piombino,
anch'essi attaccati da padroni criminali senza scrupoli, o “venduti”
a nuovi pescecani. Una mobilitazione per la nazionalizzazione vera
della siderurgia, sostenuta dalla occupazione delle relative
fabbriche, potrebbe unire vertenze operaie oggi disperse e innescare
una svolta di lotta dell'intera classe operaia italiana attorno a una
rivendicazione unificante: le aziende che licenziano o inquinano, in
ogni settore, siano espropriate e poste sotto controllo operaio, a
garanzia della salute e del lavoro!
Non
è una soluzione “compatibile” con il mercato? E' vero.
L'interesse dei capitalisti non è compatibile con le ragioni del
lavoro e della salute. Per questo è necessario battersi per un
governo dei lavoratori che faccia piazza pulita di questa
organizzazione barbarica della società.
Il
Partito comunista dei lavoratori (PCL) si batte tra i lavoratori e
tutte le vittime del capitalismo per sviluppare questa
consapevolezza. Lo crescita del PCL anche a Taranto e fra i
lavoratori dell'Ilva è al servizio di questa prospettiva
anticapitalista e rivoluzionaria.
PARTITO
COMUNISTA DEI LAVORATORI