VOLTARE
PAGINA
Il
nuovo anno si apre con una sconfitta: l'articolo 18 è
abrogato. Il governo e il PD hanno cancellato una conquista
strappata con l'autunno caldo (1969).
Renzi è riuscito dove aveva
fallito Berlusconi. Licenziamenti senza giusta causa, demansionamento
e controllo a distanza, contratti a termine senza causale (Poletti): è una condizione di lavoro diversa. Ogni “assunto” sarà molto
più ricattabile. L'estensione ai licenziamenti collettivi peggiora
il quadro.
Confindustria
ha ragione di brindare. Il successo incoraggia l'arroganza.
Colpiti i lavoratori e le lavoratrici del privato, Renzi
estende l'attacco al pubblico. Il governo infatti procede con la
tecnica del carciofo. Prima ha colpito le fabbriche, dicendo ai
pubblici che non era il caso di scioperare per loro. Poi indirizza il
colpo contro i pubblici (con il contratto bloccato da anni), cercando
il consenso delle fabbriche contro “i privilegiati”. A tutti
vende l'immagine di uomo del fare. Per il quale confeziona una
riforma elettorale con cui controllare tutte le leve del potere. E'
il progetto reazionario più pericoloso dal dopoguerra: un
bonapartismo confindustriale coi voti del popolo.
OCCORRE
ALZARE UN ARGINE, COSTRUIRE UNA OPPOSIZIONE VERA.
Lo
sciopero del 12 dicembre (CGIL e UIL) si è dimostrato insufficiente.
Una giornata di lotta “una tantum”, tradizionale, senza
piattaforma, senza continuità, senza prospettiva, non poteva
ottenere risultati. Non si può sperare nel dialogo con un governo
che vuole lo scontro. Occorre voltare pagina: mettere in campo una
forza uguale e contraria, con la volontà di vincere. E' necessaria
una piattaforma generale unificante, che rivendichi non solo i
diritti abrogati, ma la ripartizione fra tutti/e del lavoro
esistente, la cancellazione della precarietà, un vero salario ai ed
alle disoccupati/e, il rinnovo dei contratti, un grande piano di
nuovo lavoro finanziato dalla tassazione progressiva dei grandi
patrimoni, profitti, rendite. E’ necessaria una forza di massa
per imporre questa piattaforma, una mobilitazione prolungata che
punti a bloccare il Paese. E’ necessaria un’assemblea nazionale
di delegati/e eletti nei luoghi di lavoro, che decida piattaforma e
forme di lotta, che guidi democraticamente questa battaglia.
Il
PCL si batte e si batterà ovunque per questa svolta. Il governo ha
vinto una battaglia importante, non la guerra. La guerra è la lotta
di classe. 16 milioni di lavoratori e lavoratrici dipendenti sono una
enorme forza. Ma sono circondati da avversari. Partiti che
rappresentano i capitalisti amici di Renzi. Ciarlatani reazionari
(Salvini e Grillo), che inzuppano il pane nella guerra fra poveri a
tutto beneficio dei padroni. “Sinistre” che dicono agli operai
che non contano nulla, e che devono aspettare il capitalismo
“sociale e democratico”. Quello che non verrà mai. Occorre
dare alla classe lavoratrice un suo partito indipendente,
che le dia coscienza della sua forza, lavori alla sua unità, sia
contrapposto al capitalismo, lotti per un governo dei lavoratori.
Il
PCL è ovunque impegnato a costruire questo partito di classe,
anticapitalista e rivoluzionario.
PARTITO
COMUNISTA DEI LAVORATORI