IL PC DI MARCO RIZZO: NEL NOME DI STALIN
11 Giugno 2015
Il PC di Marco Rizzo ha sentito il bisogno di convocare a Firenze per
questo fine settimana un convegno di “formazione” così intitolato: “I
trotskisti, se li conosci li eviti”. Non è uno scherzo. E' vero.
Potremmo dire che quel titolo rivela una deviazione dall'ortodossia, Stalin i trotskisti non li “evitò” affatto. Proprio perchè “li conosceva”,
proprio perchè ne conosceva la fedeltà al bolscevismo e alla rivoluzione
d'Ottobre, ne promosse l'annientamento fisico in URSS e, ovunque possibile,
fuori dall'URSS. Combinando torture, lavori forzati, rivoltellate alla nuca,
sterminio di figli e parenti, tonnellate di falsificazioni e calunnie, sino a
fare di Stalin il più grande persecutore e assassino di comunisti del 900,
nell'interesse della burocrazia dominante e dei suoi privilegi. Ma forse i
professori invitati al convegno di Rizzo spiegheranno ai presenti che tutto ciò
“non è vero”, che è solo “propaganda dell'imperialismo e dei suoi agenti
trotskisti”. Oppure spiegheranno che sì è tutto vero, ma solo perchè i
trotskisti erano “i complici di Hitler”, come diceva il grande Padre dei Popoli
mentre trucidava la rivoluzione spagnola a beneficio.. del Generale Franco. Non
sappiamo. Sappiamo solo per certo che i nipotini in sedicesimo di Stalin non
possono più permettersi i crimini del Padre: dunque i trotskisti nel migliore
dei casi possono solo... “evitarli”, ed è un bene per loro.
Per il resto, rendiamo omaggio alla coerenza. Sfrondato da aspetti
grotteschi, il rizzismo è stato ed è una eredità fedele dello stalinismo, ed in
particolare del suo governismo. Tra i dirigenti della sinistra cosiddetta
“radicale” degli ultimi 20 anni, Marco Rizzo è quello che più di ogni altro ha
condiviso le responsabilità di governo del capitalismo italiano. Tra il 96 e il
98, dagli scranni parlamentari come deputato di Rifondazione, ha votato le finanziarie
di lacrime e sangue per “entrare nell'Euro”, il record di privatizzazioni di
tutta l'Europa continentale, i campi di detenzione per i migranti. Nel 98,
assieme a Cossutta e Diliberto, scisse da destra Rifondazione per fondare il
PDCI e sostenere il governo D'Alema , la parificazione tra scuola pubblica e
privata, i bombardamenti criminali su Belgrado: sino a schierarsi persino
all'interno del PDCI come il dirigente più filo governativo. Infine tra il 2006
e il 2008 ha condiviso con qualche brontolio il secondo governo Prodi, e dunque
le nuove missioni militari e la detassazione verticale dei profitti. In tutto
dunque sei anni complessivi di condivisione delle politiche padronali contro il
lavoro, e delle politiche imperialiste contro i popoli oppressi. Sempre in
prima fila nel sostenere la vecchia concezione staliniana dell'alleanza con la
“borghesia democratica” (DS e PD) contro la Destra (Berlusconi), sempre in
prima fila nel polemizzare contro gli “estremisti trotskisti” immancabilmente
annidati in ogni dove. Un monumento di marmo.
Poi accadde che fu espulso dal PDCI per aver dato del “massone” a
Diliberto, dopo una breve lotta interna fratricida. E in quel momento Rizzo si
immaginò per una breve stagione come federatore di ciò che stava a sinistra di
PRC e PDCI, ormai suicidatisi. Tra il 2008 e il 2009 scoprì addirittura che i
trotskisti erano in fondo “bravi ragazzi con idee sbagliate”, ma che avrebbero
potuto espiare il proprio peccato se avessero accettato di federarsi attorno a
Marco Rizzo: in fondo sarebbe stato sufficiente dirsi “comunisti” e basta,
“senza tanti distinguo superati dalla storia”. Ma dopo aver verificato che non
era aria, perchè i trotskisti non erano sul mercato, riscoprì rapidamente il
proprio inflessibile stalinismo e “antitrotskismo”. Fu il momento del
gemellaggio col KKE greco. Un partito stalinista che aveva persino governato
con la Destra greca nel 1989 e poi si era rifatto una verginità a sinistra
apparve a Rizzo un gemello perfetto (al di là delle proporzioni). Da allora
inizia la terza stagione del rizzismo, quella che dello stalinismo simula, in
formato povero, il corso burocratico “ultrasinistro” del 29/33: “la
socialdemocrazia sorella del fascismo”, “riformisti o fascisti pari sono”. In
Grecia è la politica di divisione sistematica del movimento operaio greco, con
la pratica delle manifestazioni separate di partito, fuori e contro la dinamica
di massa: una politica che ha fatto le fortune della socialdemocrazia di
Syriza, contro la rivoluzione greca. In Italia il mini scimmiottamento del KKE
non va al di là di un po' di coreografia di simboli ai margini delle
manifestazioni: la pochezza irrilevante del partito di Rizzo rende irrilevanti
anche i suoi danni.
Ma tant'è, nonostante tutto, sentono il bisogno di formare i propri seguaci
contro i “trotskisti”. Il convegno a Firenze è sintomatico. E' in fondo la
prova che, anche volendo, i trotskisti non li possono affatto “evitare”. La
presenza e consolidamento del PCL sul piano nazionale, con un radicamento e
diffusione incomparabilmente superiore, diventa un problema non aggirabile per
gli stalinisti e le loro piccole ambizioni. Come lo è il rilancio del marxismo
rivoluzionario in settori d'avanguardia della giovane generazione. La
propaganda stalinista contro il trotskismo venti anni dopo che la burocrazia
stalinista ha venduto l'URSS al capitalismo, è la riprova indiretta che si può
negare la verità, ma non si può rimuoverla. La sua memoria bussa sempre alla
porta e non si può cacciarla. Neppure con l'aiuto di qualche mal capitato
“professore”.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI