PRIMO MAGGIO 2016: RIVOLUZIONE,
CLASSE, PARTITO
Il capitalismo è sfruttamento. Da sempre e ovunque.
La Grande Crisi ha portato alla luce ancora una volta l'irrazionalità di questo
sistema. Montagne di miliardi a sostegno delle banche, per “salvare la (loro)
economia”. Tagli, restrizioni, sacrifici sempre più insopportabili per
finanziare questo soccorso pubblico al capitalismo in crisi. Si comprimono
salari, si allunga l'orario di lavoro, si tagliano i diritti sindacali
individuali e collettivi, per competere sui mercati, in una corsa infinita che
“arruola” i salariati di ogni paese in una guerra permanente contro altri
salariati. Mentre le stesse borghesie che predicano rigore e sacrifici ai
“propri” operai nel nome del superiore “interesse nazionale”, imboscano il
frutto della propria rapina nei paradisi fiscali (Panama papers).
Parallelamente la crisi alimenta nuovi venti di guerra. USA e Cina si
contendono sempre più i mercati del mondo. Riprende la corsa agli armamenti, a
partire dal Pacifico. Mentre la contesa per le grandi rotte del petrolio, tra
potenze mondiali o regionali, concorre a trasformare il Medio Oriente in una
carneficina senza fine. Che somma guerra imperialista e terrorismo reazionario
fondamentalista (alimentato dall'imperialismo stesso). Che sospinge la fuga di
enormi masse umane, prima colpite dalla guerra, poi respinte dal filo spinato
della civile e democratica Europa. Un Europa partecipe di quella guerra, in
complicità col boia Erdogan, mentre Italia e Francia si contendono Libia e Nord
Africa, come un secolo fa.
Altro che “progresso”, come avevano promesso dopo il crollo del muro di Berlino! Ovunque regressione e barbarie.
Altro che “progresso”, come avevano promesso dopo il crollo del muro di Berlino! Ovunque regressione e barbarie.
IL FALLIMENTO DEL RIFORMISMO
Qui si misura tutta la miseria del riformismo. Il
sogno di un capitalismo onesto e dal volto umano, di una Europa sociale,
democratica e di pace, si è rivelato un’utopia, una truffa.
L'epoca breve delle “riforme sociali” fu consentita dal boom del dopoguerra (grazie ai suoi 50 milioni di morti) e all'esistenza dell'URSS, quale contrappeso al capitalismo. Prima la fine del boom, poi il crollo dell'URSS (per responsabilità dello stalinismo), infine la Grande Crisi, hanno chiuso quella parentesi. Oggi chiunque governi un capitalismo in crisi, dispensa sacrifici e miseria. Sono state proprie le socialdemocrazie, negli ultimi 30 anni, ad aprire la strada alle controriforme sociali: da Blair a Schroeder, da Prodi a Hollande... Altro che “il meno peggio”! Ed anche la nuova Sinistra Europea finisce sempre col gestire, una volta al governo, le stesse politiche antioperaie. Tsipras gestisce la stessa politica della Troika che aveva “denunciato” dall'opposizione. La Rifondazione di Bertinotti e Ferrero votò al governo (Prodi) guerra e sacrifici, contro cui era nata, sino al suicidio. La capitolazione riformista in epoca di crisi spiana la strada al populismo reazionario, che monta in larga parte d'Europa, nel segno della guerra ai migranti e della rottura dei vecchi “patti costituzionali”. È forse un caso se in Italia il suicidio della sinistra (e sindacale) ha accompagnato l'avanzata del renzismo, del salvinismo, del grillismo, in una autentica gara per meglio colpire i diritti di lavoratori e sfruttati ?
L'epoca breve delle “riforme sociali” fu consentita dal boom del dopoguerra (grazie ai suoi 50 milioni di morti) e all'esistenza dell'URSS, quale contrappeso al capitalismo. Prima la fine del boom, poi il crollo dell'URSS (per responsabilità dello stalinismo), infine la Grande Crisi, hanno chiuso quella parentesi. Oggi chiunque governi un capitalismo in crisi, dispensa sacrifici e miseria. Sono state proprie le socialdemocrazie, negli ultimi 30 anni, ad aprire la strada alle controriforme sociali: da Blair a Schroeder, da Prodi a Hollande... Altro che “il meno peggio”! Ed anche la nuova Sinistra Europea finisce sempre col gestire, una volta al governo, le stesse politiche antioperaie. Tsipras gestisce la stessa politica della Troika che aveva “denunciato” dall'opposizione. La Rifondazione di Bertinotti e Ferrero votò al governo (Prodi) guerra e sacrifici, contro cui era nata, sino al suicidio. La capitolazione riformista in epoca di crisi spiana la strada al populismo reazionario, che monta in larga parte d'Europa, nel segno della guerra ai migranti e della rottura dei vecchi “patti costituzionali”. È forse un caso se in Italia il suicidio della sinistra (e sindacale) ha accompagnato l'avanzata del renzismo, del salvinismo, del grillismo, in una autentica gara per meglio colpire i diritti di lavoratori e sfruttati ?
LA VERA ALTERNATIVA È TRA SOCIALISMO E REAZIONE
La vera alternativa non è tra destra e sinistra, ma
tra classe operaia e borghesia. Tra rivoluzione e reazione. Questo è il grande
bivio del nostro tempo. Solo il rovesciamento del capitalismo può liberare un
orizzonte di progresso. Attraverso un'organizzazione socialista della società
che metta nelle mani di chi lavora le leve fondamentali dell'economia, a
partire dalla grande industria e dalle banche. Riducendo l'orario di lavoro per
dare a tutti un lavoro. Riconvertendo le produzioni nocive, a difesa della
salute e dell'ambiente. Ricostruendo e allargando le protezioni sociali.
Finalizzando l'intera economia ai bisogni di tutti, non al profitto di pochi.
Solo un governo dei lavoratori, basato sulla loro organizzazione e la loro
forza, può realizzare queste misure. L'alternativa a questa prospettiva
rivoluzionaria internazionale è l'imbarbarimento del mondo. Non una minaccia,
ma un processo già in atto.
LA CLASSE OPERAIA È UNA POTENZA MONDIALE
La classe ha subito in larga parte del pianeta un
arretramento pesante in questi decenni. Il sistematico tradimento dei propri
partiti (e burocrazie sindacali) ha frantumato le sue lotte di resistenza, ha
favorito disgregazione e sconfitte, ha trascinato un arretramento diffuso della
coscienza di ampi settori di massa. A beneficio del padronato e del populismo
reazionario. Eppure resta l'unica forza che può costruire un ordine nuovo,
ponendosi alla testa di tutte le domande di liberazione. I salariati nel mondo
superano ormai i 2 miliardi. Le resistenze sociali continuano a percorrere il
mondo. A partire dalle lotte dell'enorme proletariato cinese, che ha strappato
in 10 anni la triplicazione del salario. O da quelle per il salario minimo
negli USA. Nella stessa Europa la grande mobilitazione francese contro il Job
Act d’oltralpe, nel segno dell'unità tra salariati e giovani, ha spezzato la
morsa dello stato d'assedio e delle leggi eccezionali (votate vergognosamente
dal Fronte de Gauche), riproponendo al centro dello scontro sfruttati e
sfruttatori. La ribellione è possibile ed è l'unica via.
COSTRUIRE IL PARTITO, IN OGNI PAESE E
INTERNAZIONALMENTE
Tutta l'esperienza di classe, passata e recente, ci
dice una cosa: non basta il movimento di lotta, è essenziale la coscienza
politica. La direzione del movimento. Le lotte più grandi possono persino
rovesciare un regime oppressivo, come è accaduto in Tunisia o in Egitto. Ma se
non si sviluppa la coscienza politica, congiungendosi a un progetto
rivoluzionario, anche la lotta più grande è condannata prima o poi alla
sconfitta. Costruire controcorrente tra gli sfruttati una coscienza di classe
anticapitalista e rivoluzionaria, è il compito insostituibile di un partito
comunista, in ogni paese e nel mondo intero. Organizzare i lavoratori più coscienti
attorno a un programma di rivoluzione; unire nella stessa organizzazione tutti
coloro che condividono questo programma; radicare questa organizzazione tra i
lavoratori e in ogni movimento di lotta; ricondurre ogni esperienza di lotta,
nella propaganda e agitazione di ogni giorno, alla prospettiva della
rivoluzione sociale e del potere dei lavoratori: questo è il lavoro di
costruzione del Partito Comunista, in ogni paese e su scala mondiale. Questo è
l'impegno del Partito Comunista dei Lavoratori.
Partito Comunista dei Lavoratori