martedì 1 febbraio 2011

TUNISIA ED EGITTO INDICANO LA VIA

SOLO UNA SOLLEVAZIONE OPERAIA E POPOLARE PUO' SPAZZARE VIA BERLUSCONI NELL'INTERESSE DEL LAVORO, E APRIRE UNO SCENARIO POLITICO NUOVO

La crisi politica e istituzionale dell'Italia precipita.


La seconda Repubblica è in piena decomposizione. La sua crisi ormai trascina con sé la guerra senza tregua tra tutti i poteri dello Stato. Mentre il decantato “bipolarismo” si riduce alla contrapposizione tra un sultanato decadente da basso impero, sorretto da deputati corrotti e dagli avvocati personali del sultano, e un'opposizione parlamentare fallita che si affida a Bankitalia,a Confindustria, alla Magistratura, al Papa. Senza che né il berlusconismo reazionario, né l'antiberlusconismo liberale, possano tracciare una via d'uscita dalla crisi istituzionale e dalla propria stessa crisi.

Tanto più in questo quadro, il movimento operaio non può limitarsi all'iniziativa sindacale, ma deve battersi per una propria soluzione della crisi politica italiana. Con la consapevolezza che tutte le rivendicazioni sociali delle proprie lotte quotidiane riconducono alla necessità di una alternativa politica radicale.

La nostra opinione è molto semplice. C'è una sola via per liberarsi di Berlusconi senza affidarsi agli amici “democratici” di Marchionne: la via della rivolta di massa. Prima la Tunisia, poi l'Egitto, hanno dimostrato una volta di più che ciò che si riteneva impensabile è possibile; che quando il popolo cessa di avere paura e si scrolla di dosso la rassegnazione, si trasforma in una forza enorme capace di rovesciare regimi apparentemente inespugnabili; che solo il rovesciamento rivoluzionario di un governo può aprire uno scenario politico nuovo per gli oppressi. E' una lezione preziosa per i lavoratori e le masse popolari italiane.
Lo sciopero generale dei metalmeccanici del 28 Gennaio sia allora l'inizio di una vera prova di forza: di una mobilitazione generale, continuativa, radicale, che si proponga di bloccare l'Italia sino alla cacciata del governo e alla sconfitta di Fiat e Confindustria; che punti a processare non solo Berlusconi ma le classi dirigenti del Paese; che miri a unificare attorno a sé le ragioni di tutti gli sfruttati, nella prospettiva di un governo dei lavoratori.

Non si tratta di porsi alla coda delle Procure o dei partiti borghesi liberali. Si tratta di porsi alla testa della rabbia sociale, dell'indignazione morale, di ogni protesta democratica, per dar loro uno sbocco rivoluzionario. Questa e solo questa è la via dell'alternativa. Ed è possibile. Non c'è alcuna forza “oggettivamente” superiore alla forza di milioni di lavoratori e di sfruttati. Quando le masse sapranno essere tanto radicali quanto lo sono i loro nemici, nessun muro reggerà il loro urto. E' l'insegnamento della storia, di ieri e di oggi.

Sviluppare tra le masse, controcorrente e in ogni lotta, la coscienza di questa verità è il lavoro quotidiano del Partito Comunista dei Lavoratori. Contro tutti i predicatori di un “realismo” che ignora esattamente la realtà.