lunedì 25 luglio 2011

ORGANIZZIAMO LA RISPOSTA DEI LAVORATORI E DELLE MASSE POPOLARI


Costruiamo l'opposizione nelle fabbriche, negli uffici e nel Paese

Due eventi, entrambi rivolti contro i lavoratori e le masse popolari, segnano questa estate del 2011 e delineano un'alternanza di governo. I poteri forti delle banche e delle imprese rinnovano un interesse verso il Partito Democratico, questo partito ricambia con un atteggiamento responsabile in sede parlamentare e impegna la propria burocrazia sindacale di riferimento in Cgil a rientrare nel gioco della complicità.
Il governo Berlusconi, malgrado il malaffare che attraversa la sua compagine ministeriale, ha potuto portare a termine, senza una reale opposizione parlamentare, una pesante manovra finanziaria di circa 87 miliardi di euro per il quadriennio 2011-2013. I lavoratori e le masse popolari sono costretti a pagare enormi interessi sul debito pubblico alle banche e agli evasori fiscali. I richiami della Germania e dell’Unione europea, la copertura di Napolitano e le pressioni di Bankitalia sono servite al Pd, Udc e Idv a giustificare il sostegno al governo nell'applicazione rapida della manovra.
Una manovra di tagli lineari, privatizzazioni e nuove tasse che pesano esclusivamente sulle spalle della classe lavoratrice (introduzione di nuovi ticket, mancata detrazione, blocco dei salari e delle assunzioni nel pubblico impiego, allungamento dell'età pensionabile, licenziamento dei precari, taglio dei servizi sanitari e sociali, federalismo fiscale), mentre l'inflazione taglia il potere di acquisto di pensioni e salari. Un vero massacro, che non può che aggravare la pesante disuguaglianza sociale, lo stato di miseria che attraversano le periferie urbane e i territori di larga parte del Paese, come evidenziato dal rapporto Istat su “La povertà in Italia” relativa al 2010.
Appena qualche settimana prima, il 28 giugno 2011, un nuovo accordo politico-sindacale con Confindustria sanciva il rientro della burocrazia dirigente della Cgil sotto la guida della Camusso nel grande gioco della complicità con Cisl, Uil e Ugl. L'accordo delinea il passaggio dal modello contrattuale concertativo al modello contrattuale e sindacale aziendalista e corporativo: sottrae la rappresentanza ai lavoratori, permette deroghe aziendali al contratto nazionale, impedisce ai lavoratori di votare gli accordi, determina una drastica riduzione della democrazia sindacale fino alla limitazione del diritto di sciopero. Inoltre l'accordo spostando la centralità sui contratti aziendali distrugge i vincoli di solidarietà, isola i lavoratori e ne vincola i salari all'andamento della produttività aziendale e alla concorrenza capitalista.
Le manovre finalizzate al dimezzamento del debito pubblico (120% del Pil) e l’accordo del 28 giugno rappresentano i due versanti della tenaglia in cui si articola l’attacco padronale e il programma di governo, così come illustrato da Mario Draghi nella sua relazione di governatore di Bankitalia. Un programma di governo che il Partito Democratico ha fatto proprio, mentre la sinistra riformista incapace di autonomizzarsi dal centro liberale esprime: dal lato della FdS e dell'ex ministro Ferrero piena disponibilità a sostenere programma ed eventuale governo di centrosinistra; dal lato di SEL e del governatore Vendola piena disponibilità a parteciparvi con propri ministri.

Il Partito Comunista dei Lavoratori ritiene che questa tenaglia può essere spezzata solo dalla mobilitazione indipendente dei lavoratori, degli immigrati, degli studenti e delle masse popolari sulla base di un programma unificante e di una vertenza generale. Proprio per questo il PCL fa appello alle forze della sinistra politica, sindacale e di movimento a rompere con i liberali e costruire unitariamente i Comitati per il NO all'accordo del 28 giugno nelle fabbriche e nelle aziende, in difesa del Contratto Nazionale, per un vero diritto di voto sugli accordi, per il diritto di sciopero. I Comitati per il NO nelle fabbriche e i Comitati per la democrazia territoriali possono e debbono costituire la base di massa per le mobilitazioni e le lotte del prossimo autunno, nella prospettiva di un governo dei lavoratori.