GLI SVILUPPI IN UCRAINA
23 Febbraio 2014
Il
regime di Yanukovich si è sfarinato. La radicalizzazione dello
scontro militare tra regime e piazza, con certo morti sul terreno, ha
travolto l'equilibrio instabile fra le forze in campo. Il fragile
compromesso raggiunto il 18 Febbraio tra diplomazie imperialiste
europee, imperialismo russo, regime ucraino, opposizioni borghesi
liberali ucraine a favore di un nuovo governo di unità nazionale e
di elezioni politiche anticipate a maggio, non ha retto neppure 24
ore. Ed anzi ha costituito un fattore di precipitazione. La piazza di
Kiev sotto la direzione delle organizzazioni paramilitari fasciste ha
respinto il compromesso. Le opposizioni borghesi liberali che
l'avevano siglato sono state scavalcate e sconfessate. Settori di
polizia sono passati dalla parte della rivolta. I comandi di polizia
hanno abbandonato il regime. L'esercito si è dichiarato
“indisponibile” a intervenire. Yanukovich è fuggito,
abbandonando le proprie ville lussuose, e con lui a ruota i suoi
ministri oligarchi coi relativi bottini. Il partito di Yanukovich
(“Partito delle Regioni”) si è disgregato in poche ore. Larga
parte dei suoi parlamentari sono passati ai partiti borghesi liberali
di opposizione o addirittura a Svoboda. Sotto la pressione minacciosa
della piazza e delle milizie fasciste, lo stesso Parlamento che fino
a pochi giorni prima aveva votato tutte le risoluzioni del regime (
leggi liberticide, repressione militare..), dichiara improvvisamente
decaduto Yanukovich e lo accusa di “crimini contro l'umanità”.
Il controllo politico del Parlamento passa nelle mani di un nuovo
governo retto dal principale partito borghese liberale (Partito
della Patria), che immediatamente libera dal carcere la propria
leader miliardaria Tymoschenko e la porta a piazza Maidan ad
arringare la folla, per cercare di recuperarne il controllo. La
piazza applaude la sua liberazione come propria vittoria ma non si
consegna al Parlamento. Mentre le milizie paramilitari prendono il
controllo di Kiev e dei palazzi ministeriali.
Questa
dinamica degli avvenimenti conferma pienamente l'analisi di fondo
della situazione ucraina che il PCL ha prodotto. E smentisce una
volta di più le letture ideologiche di diverso segno che si
fronteggiano a sinistra sull'argomento.
La
rapidità della disgregazione del regime di Yanukovich riflette la
natura putrida della sua base oligarchica. Il capitalismo criminale e
poliziesco del regime aveva come unico cemento la spartizione e
difesa delle ricchezze sontuose accumulate con le privatizzazioni e
il controllo dell'apparato militare repressivo. Il suo Partito era
solo una rete di reciproca protezione tra oligarchi , i loro
interessi privati, i loro clan. La pressione di massa l'ha travolto e
abbattuto come un castello di carta. Con una dinamica che ricorda per
molti aspetti la fulminea dissoluzione dopo l'89 delle burocrazie
staliniste dell'Est europeo. L'oligarchia capitalistico mafiosa del
regime di Yanukovich ha in fondo seguito il destino della burocrazia
parassitaria da cui proveniva.
Parallelamente
il ruolo politico egemone delle organizzazioni fasciste o fascistoidi
nella direzione della rivolta appare più che mai alla luce del sole.
Martello Bianco, Causa Comune, Settore di Destra – forze
reazionarie russofobe e antisemite- hanno scavalcato la stessa
Svoboda nella gestione della piazza. Lo scontro sanguinoso col regime
sul terreno militare ha rafforzato ulteriormente il loro ruolo e il
loro prestigio di massa. Lo stesso rapporto di forza con
l'opposizione borghese liberale è evoluto a loro vantaggio. Il fatto
che il nuovo governo borghese liberale “europeista” non possa
chiedere la smobilitazione della piazza e debba anzi riconoscere il
ruolo delle centurie militari fasciste come organi di difesa
dell'ordine pubblico a Kiev, al rango di forze di polizia, è
sintomatico della debolezza del governo e della forza delle
organizzazioni reazionarie.
La dinamica in corso è aperta a sbocchi diversi. Inclusa una possibile disgregazione dello Stato Ucraino e la sua spartizione tra diverse aree di influenza (una nell'area imperialistico europea, in particolare tedesca, e una nell'orbita dell'imperialismo russo), con diversi equilibri politici interni.
La dinamica in corso è aperta a sbocchi diversi. Inclusa una possibile disgregazione dello Stato Ucraino e la sua spartizione tra diverse aree di influenza (una nell'area imperialistico europea, in particolare tedesca, e una nell'orbita dell'imperialismo russo), con diversi equilibri politici interni.
In
ogni caso splende l'ipocrisia dell'Unione Europea dei capitalisti e
dei banchieri. La stessa Unione Europea che chiede stabilità e
ordine in Europa, che denuncia gli assedi proletari di massa dei
“Parlamenti eletti” in Grecia come “attentato alla “democrazia”
, presenta come “lotta per la democrazia” un movimento di massa a
egemonia fascista che rovescia il Parlamento “formalmente eletto”
di Kiev. (Trovandosi oltretutto alla fine di fronte a una situazione
poco controllabile per gli stessi interessi imperialistici europei, e
a una nuova complicazione del loro rapporto con l'imperialismo
russo). E' la riprova che il concetto di “democrazia” per i
capitalisti è sempre la variabile dipendente dei loro interessi,
veri o presunti.
Il
fatto che Barbara Spinelli e i promotori liberal progressisti della
lista Trsipras abbiano sostenuto la rivolta Ucraina , lamentando
semmai un sostegno “debole” e “insufficiente” alla rivolta da
parte della U.E., dà un'idea della subalternità del “civismo
democratico” al liberalismo borghese e alle sue mistificazioni. E
misura oltretutto una volta di più che il progetto di “riforma
democratica e sociale” dell'Unione è solo aria fritta, a copertura
dei liberali.
Certo pesa tuttora drammaticamente in Ucraina l'assenza sulla scena della classe operaia. Ma questa assenza non è affatto un destino. Gli sconvolgimenti politici in atto, ad di là del loro segno, possono aprire un varco alla ripresa della sua iniziativa. Del resto la ripresa di massa del proletariato bosniaco a partire da Tuzla, in contrapposizione alla borghesia dominante, e al di là delle divisioni etniche, ci mostra una volta di più che la storia è capace di brusche svolte, anche nei luoghi più “improbabili”, anche dopo vicende tragiche indicibili. E che l'iniziativa della classe operaia è l'unico possibile fattore di svolta storicamente progressiva.
Certo pesa tuttora drammaticamente in Ucraina l'assenza sulla scena della classe operaia. Ma questa assenza non è affatto un destino. Gli sconvolgimenti politici in atto, ad di là del loro segno, possono aprire un varco alla ripresa della sua iniziativa. Del resto la ripresa di massa del proletariato bosniaco a partire da Tuzla, in contrapposizione alla borghesia dominante, e al di là delle divisioni etniche, ci mostra una volta di più che la storia è capace di brusche svolte, anche nei luoghi più “improbabili”, anche dopo vicende tragiche indicibili. E che l'iniziativa della classe operaia è l'unico possibile fattore di svolta storicamente progressiva.
Così
sarà, prima o poi, anche per l'Ucraina e il suo proletariato.
Il
problema vero in Ucraina ,come in Bosnia ,come ovunque, è costruire
il partito della sua riscossa e della sua rivoluzione. Che non ha
niente a che vedere né coi liberali, né tanto meno coi fascisti.