IN LOTTA CONTRO L'AUSTERITY, DIFENDONO SALARIO E SERVIZI PUBBLICI ESSENZIALI
La politica economica e finanziaria di austerity (Patto di stabilità, Pareggio di bilancio, Fiscal compact) imposta dalla troika europea (UE, FMI, BCE) è stata attuata dai diversi governi nazionali di destra, centrosinistra, tecnici, di larghe e di piccole intese (Berlusconi, Monti, Letta, ....Renzi) che si sono succeduti negli ultimi anni, con la fattiva collaborazione dei vari governi locali di destra, leghisti e grillini, centrodestra e centrosinistra, come nel caso della Giunta Orsoni.
Questa politica padronale nei territori ha comportato taglio dei salari e dei servizi sociali, privatizzazione dei servizi e speculazione finanziaria a beneficio dei profitti delle banche e delle imprese, contro i lavoratori e le masse popolari.
Il bilancio politico negativo della Giunta Orsoni dal punto di vista dei lavoratori è inequivocabile: contro questa Giunta è necessaria la più ampia unità delle forze della sinistra politica, sindacale e di movimento. Una proposta che rivolgiamo sopratutto al PRC perché tolga ogni fiducia ed esca dalla Giunta Orsoni, rompendo con una subalternità decennale ai poteri forti (curia, albergatori, ristoratori, industriali, aziende cooperative, speculatori edilizi, bancari e finanziari) della città. Solo un governo dei lavoratori, nazionale e locale, può salvaguardare i salari, i diritti, i servizi e con essi i posti di lavoro.
Questa politica padronale nei territori ha comportato taglio dei salari e dei servizi sociali, privatizzazione dei servizi e speculazione finanziaria a beneficio dei profitti delle banche e delle imprese, contro i lavoratori e le masse popolari.
Il bilancio politico negativo della Giunta Orsoni dal punto di vista dei lavoratori è inequivocabile: contro questa Giunta è necessaria la più ampia unità delle forze della sinistra politica, sindacale e di movimento. Una proposta che rivolgiamo sopratutto al PRC perché tolga ogni fiducia ed esca dalla Giunta Orsoni, rompendo con una subalternità decennale ai poteri forti (curia, albergatori, ristoratori, industriali, aziende cooperative, speculatori edilizi, bancari e finanziari) della città. Solo un governo dei lavoratori, nazionale e locale, può salvaguardare i salari, i diritti, i servizi e con essi i posti di lavoro.
Venezia, 24 febbraio 2014
IL VOLANTINO DEL PCL DISTRIBUITO ALLA MANIFESTAZIONE
IL TEATRINO VENEZIANO E LA REALTA’ DEI LAVORATORI
IL TEATRINO VENEZIANO E LA REALTA’ DEI LAVORATORI
A
Venezia la disastrosa situazione finanziaria del Comune ha portato i
lavoratori del settore pubblico lagunare a rischio di una stessa
parte dello stipendio. La situazione è davvero critica: nonostante
la tassa di soggiorno, le entrate dei costi enormi sui biglietti del
trasporto pubblico, il gettito dei milioni di euro dal Casinò e
tutte le altre non trascurabili entrate di cui godono le casse
comunali, i conti sono sempre più in rosso e ora a farne le spese
sono le figure più deboli della città.
L’atteso
aiuto da Roma è saltato e l'emendamento "Salva-Venezia"
contenuto nell'ultimo decreto del governo non è stato recepito,
creando così l'ennesima beffa per i lavoratori e gettando nello
scompiglio più totale addirittura il sindaco stesso, che oggi più
che mai farebbe bene a dimettersi.
Negli
ultimi anni i bilanci sono stati tenuti a galla attraverso la
svendita di immobili, isole, e altri beni di proprietà del Comune e
questa politica non sembra ancora avere fine. Inoltre si prevede che
quando il Mose entrerà in funzione la costosissima manutenzione (80
milioni di euro annui) assorbirà parte dei fondi della stessa legge
speciale (legge speciale che qualcuno vorrebbe anche eliminare magari
in cambio di un finanziamento per la costruzione del mega-porto
off-shore sponsorizzato da Costa, presidente dell'Autorità
Portuale).
Contemporaneamente
la classe lavoratrice veneziana è martellata dai colpi della crisi
capitalistica, con tagli dei servizi pubblici (scuola, trasporti,
sanità), perdita di potere d’acquisto, distruzione dei diritti sul
lavoro, licenziamenti e disoccupazione.
E'
ora di dire basta! Sia il governo sia la giunta applicano le "regole"
imposte dalla BCE, dal Fondo Monetario Internazionale e dalla
Comunità Europea; ovvero quel "fiscal compact" che
strangola letteralmente lavoratori, pensionati, studenti e
disoccupati, imponendo di fatto una dittatura finanziaria a vantaggio
di un pugno di banchieri e a scapito di intere masse popolari.
Occorre
rovesciare questa situazione, mettere mano a forme di lotta sempre
più radicali e lavorare per una diversa prospettiva di società e di
potere.
La
risposta deve essere dura e radicale quanto quella di chi vorrebbe
ridurci alla fame, tagliandoci anche il diritto, come si è visto in
questi giorni, di mandare i nostri figli in scuole pulite e adeguate.
Tutti i problemi fanno emergere un'unica necessità: farla finita con
un sistema basato unicamente sul profitto e la cui unica regola
sembra essere quella di affossarci sempre di più, rendendoci ogni
giorno più poveri e schiavi.
L'ipocrisia
delle forze politiche che hanno sempre accompagnato tali disegni di
vero e proprio massacro sociale è evidente: a Venezia negli ultimi
25 anni circa ha sempre governato il "centrosinistra", con
tagli continuati al welfare locale (l'esempio tragico della
“cooperativa
Ancora”
riemerge in questi giorni), aumento dei costi per i servizi,
diminuzione del numero delle corse sul trasporto pubblico, progetto
di svendita del Casinò e tanto altro ancora.
La
verità è che se non si ha il coraggio di mettere in discussione
l’intero modello economico capitalista, con le sue leggi e le sue
"regole", non si potrà che seguirne la parabola
discendente, scivolando inesorabilmente lungo la sua china. Il
Partito Comunista dei Lavoratori s’impegnerà perché la parola
“fine” per la giunta Orsoni la scrivano non i rappresentanti di
partiti più o meno dichiaratamente padronali, bensì i lavoratori
stessi di ogni categoria produttiva sia pubblica che privata, gli
unici che possono imporre una svolta vera.
Per
questo sosteniamo il comitato di lotta che è sorto tra i dipendenti
comunali, così come sosteniamo lo sviluppo di comitati di lotta
nell’assistenza domiciliare e in ACTV. Comitati che devono seguire
precise regole di democrazia elettiva ed essere strutturati dai
lavoratori del settore a prescindere dalla loro appartenenza
sindacale.
- Per uno sciopero generale articolato e prolungato –sostenuto da una cassa di resistenza- che a partire dalla lotta dei lavoratori comunali miri ad unificare tutte le vertenze locali dei lavoratori pubblici e privati contro le imposizioni della BCE, del Fondo Monetario Internazionale, della Comunità Europea e dei governi, nazionale e locale, per la salvaguardia del salario, dei posti di lavoro e contro le chiusure aziendali.
- A casa sindaco e giunta, rei di aver servito fedelmente i dettami degli speculatori contro gli interessi delle masse popolari e dei lavoratori del Comune.
- Per una nuova idea di società e di potere, dove a governare siano i lavoratori, seguendo finalità di effettivo bisogno sociale e non di recupero finanziario gestito al solo beneficio di banche e padroni.
Sezione Pietro Tresso (Blasco) Venezia