MATTEO RENZI (PD): UN ROTTAMATORE DEI LAVORATORI, PER CONTO DI CONFINDUSTRIA
14 Febbraio 2014
La
“smisurata ambizione” del segretario del PD Matteo Renzi non è (solo) un fatto personale.
E' l'ambizione della borghesia italiana: rottamare ciò che resta dei
diritti dei lavoratori e risolvere la propria crisi politica e
istituzionale.
Matteo
Renzi ha il vento in poppa dell'investitura dei poteri forti.
Confindustria e banche si attendono dal nuovo governo ciò che il
consunto Letta non era in grado di offrire: un nuovo consistente
regalo ai profitti. Le poste annunciate del programma di Renzi
vogliono rispondere a questa domanda padronale: abbattimento
dell'Irap, ulteriore liberalizzazione dei licenziamenti col
paracadute bucato di ammortizzatori irrisori, nuovi tagli alla spesa
pubblica per liberare risorse da girare alle imprese. Mentre un
progetto di legge elettorale reazionaria mira a garantire la
“governabilità” di questa continua rapina attraverso
l'amputazione abnorme dei diritti di rappresentanza delle
opposizioni.
Il grande capitale si attende da Renzi una Terza Repubblica anti operaia. Finalmente “stabile”, ordinata, ripulita da scorie burocratiche “inutili e costose”, liberata il più possibile da “impacci e lungaggini parlamentari”,organicamente plasmata da tempi e interessi del mercato. Matteo Renzi è in fondo l'incarnazione antropologica di questo sogno borghese: la sua vittoriosa guerra lampo è la misura ben augurante di una cinica spregiudicatezza e della sua capacità di “rottura”. Quella che occorre , agli occhi della borghesia, per cercare di uscire dalla crisi interminabile della Seconda Repubblica.
Il grande capitale si attende da Renzi una Terza Repubblica anti operaia. Finalmente “stabile”, ordinata, ripulita da scorie burocratiche “inutili e costose”, liberata il più possibile da “impacci e lungaggini parlamentari”,organicamente plasmata da tempi e interessi del mercato. Matteo Renzi è in fondo l'incarnazione antropologica di questo sogno borghese: la sua vittoriosa guerra lampo è la misura ben augurante di una cinica spregiudicatezza e della sua capacità di “rottura”. Quella che occorre , agli occhi della borghesia, per cercare di uscire dalla crisi interminabile della Seconda Repubblica.
A
sinistra siamo davvero al dunque. Altro che “Renzi speranza della
sinistra” o possibile “garante dei diritti sindacali”. Le
scandalose aperture al renzismo da parte di Vendola e Landini sono
già state.. ripagate: con SEL minacciata di distruzione parlamentare
e Landini messo in lista di attesa. Mentre i padroni di Luxottica e
di Eataly prenotano i ministeri, il finanziere Serra esalta
Electrolux, la Confindustria salta sul nuovo cavallo.
A
tutte le sinistre chiediamo una svolta. Non si tratta di far a gara
nel corteggiare ancora una volta l'uomo vincente nel campo della
borghesia, ma di unire nella lotta contro la borghesia l'intero campo
del lavoro, dei precari, dei disoccupati. Solo un'opposizione
politica e sociale, radicale e di massa, all'annunciato governo
Renzi, può erigere una barriera, strappare risultati, ribaltare i
rapporti di forza, aprire la via di un alternativa dei lavoratori.
Ogni altra politica sarebbe solo una capitolazione al populismo
confindustriale renzista. E un insperato carburante per il movimento
reazionario a 5 Stelle .