domenica 30 marzo 2014


CONGRESSO REGIONALE CGIL VENETO
L'opposizione classista inizia la sua lunga battaglia

Il 27 e il 28 Marzo 2014 si è tenuto a Verona il Congresso Regionale della CGIL del Veneto. La relazione di apertura è stata tenuta da Emilio Viafora, segretario uscente, mentre per la segreteria nazionale è intervenuto Vincenzo Scudiere.

La minoranza, espressione del documento "il sindacato è un'altra cosa", comprendeva dieci compagni, quattro donne e sei uomini.

A conclusione del congresso, a nome di tutta la minoranza di opposizione, la compagna E. Baratto (FP Padova) ha letto una dichiarazione di voto (vedi di seguito doc. n 1) e il compagno A. Marceca (FP Venezia) ha illustrato l'odg del documento alternativo (vedi di seguito doc. n 2). 
Il documento alternativo ha ottenuto, oltre al voto della delegazione di opposizione, ben tre voti favorevoli e cinque voti di astensione di compagni e compagne delegati/e del documento n.1 di maggioranza. 

L'area programmatica Lavoro e Società si è spaccata ed una componente (Patta) ha presentato una propria lista alternativa, senza comunque presentare un documento politico.

Il documento presentato dalla maggioranza, su una platea di 360 delegati/e, ha registrato 37 voti contrari e un astenuto. Hanno votato contro, oltre ai delegati dell'opposizione classista, i delegati della FIOM CGIL che si riconoscono nel segretario generale Maurizio Landini e un settore di Lavoro e Società (Patta).

La minoranza espressione del documento "il sindacato è un'altra cosa" ha eletto tre rappresentanti nel Direttivo Regionale della CGIL, la compagna Ascoli Donatella (FILCAMS Venezia) e i compagni Coccoli Gianfranco (SPI Padova) e D'Angelo Massimo (FILT Vicenza). 

Il compagno F. Doro è stato eletto delegato al Congresso Nazionale della CGIL.

La segretaria regionale della CGIL, Elena Di Gregorio, è stata eletta dalla maggioranza liberale e riformista del nuovo Direttivo regionale (92 votanti su 103 componenti) con circa 80% dei consensi (13 contrari, 4 astenuti, 1 scheda bianca). La nostra delegazione ha votato contro coerentemente con la dichiarazione di opposizione classista.

1) DICHIARAZIONE DI VOTO

A nome delle compagne e dei compagni del documento “il sindacato è un’ altra cosa” respingiamo con voto contrario il documento conclusivo del congresso e la relazione introduttiva di Emilio Viafora.
Confermiamo il giudizio negativo che abbiamo espresso sulla politica della CGIL e sulle scelte del gruppo dirigente. Abbiamo inoltre contestato la credibilità complessiva del risultato congressuale senza ricevere alcuna risposta al riguardo.
Le conclusioni del segretario confederale Vincenzo Scudiere hanno accentuato tutte le ragioni del nostro giudizio negativo.

Con questo nostro voto dichiariamo anche che intendiamo continuare il nostro impegno come opposizione classista alla linea politica ed al gruppo dirigente che la sostiene.

2) DOCUMENTO POLITICO ALTERNATIVO, CONGRESSO CGIL VENETO
Verona, 27 – 28 Marzo 2014

I sottoscritti sostenitori e le sottoscritte sostenitrici del documento congressuale “Il sindacato è un'altra cosa” ritengono necessario a conclusione del congresso della CGIL Veneto sottoporre all'attenzione dei compagni e delle compagne una mozione alternativa.
Il nostro giudizio sull'accordo in merito al Testo Unico sulla rappresentanza del 10 gennaio, sottoscritto nel mezzo del percorso congressuale, è estremamente negativo. L'accordo formalizza che l’unica via dentro la crisi è la contrattazione in deroga, cioè l’accettazione delle politiche di austerità sul piano salariale. Per le organizzazioni e i delegati che si opporranno a questa logica, volendo utilizzare l’arma dello sciopero per difendere i salari, i diritti e le tutele si prevedono sanzioni. La discussione su questo accordo non solo non c'è stata, ma è stato impedito fisicamente ad alcuni delegati e dirigenti della CGIL, come nel caso dell'assemblea di Milano del 14 febbraio, di prendere la parola per spiegare le ragioni di chi si oppone a questa ennesima sconfitta. Un fatto che giudichiamo grave e lesivo dei diritti democratici della minoranza. Le stesse modalità di svolgimento della consultazione sull'accordo, approvate dal Direttivo Nazionale, non garantiscono una consultazione democratica e trasparente dei lavoratori e lavoratrici interessati. Quindi per questioni di merito e di metodo non riteniamo accettabile le modalità di consultazione e riteniamo necessario e urgente che la CGIL ritiri la firma da quel testo.
Le politiche economiche di austerity (Pareggio di bilancio, Fiscal compact, Patto di stabilità, Spending review) imposte dalla Troika (UE, FMI, BCE), tra le quali la sciagurata Riforma Fornero, che ha penalizzato oltre ogni limite particolarmente le donne e i lavoratori e le lavoratrici prossimi alla pensione, sono state applicate da tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni (Berlusconi, Monti, Letta e Renzi) con la fattiva collaborazione dei Sindaci e delle Giunte locali. Queste politiche hanno colpito nei salari, nei diritti e nelle tutele i lavoratori, le lavoratrici e i pensionati, e hanno peggiorato le condizioni di vita delle masse popolari attraverso l'esternalizzazione selvaggia e la privatizzazione dei beni pubblici (sanità, scuola, trasporti).
Le politiche economiche intese a svalutare il lavoro salariato, a privatizzare i servizi pubblici subiranno un’accelerazione e un appesantimento, con l'implementazione nel prossimo anno del Fiscal compact (taglio della spesa pubblica di 40 miliardi ogni anno per venti anni) e della Spending review (tagli per 32 miliardi). Un piano inclinato che coinvolge la classe lavoratrice che insieme ai pensionati e alle pensionate si vedranno ogni giorno peggiorare le loro condizioni di vita.
Nel Paese e nella nostra regione, la crisi capitalistica, emersa sotto forma di crisi finanziaria nel 2008, dopo sei anni perdura nei suoi effetti con ristrutturazioni, chiusure aziendali e licenziamenti. E nel 2014 non sembra profilarsi un miglioramento del quadro economico e sociale.
La risposta del governo Renzi a questo dramma sociale è una massiccia dose di populismo confindustriale: da un lato una “mancia” ai lavoratori sotto forma di sgravio Irpef, dall’altro il taglio dell’Irap al padronato e, soprattutto, il Decreto affidato a Giuliano Poletti, neo ministro del lavoro ed esponente della Legacoop. Il Decreto Poletti, dopo l’abolizione dell’art. 18, precarizza definitivamente il lavoro salariato attraverso la riforma del contratto di lavoro a termine (senza indicazione di alcuna causale e per tre lunghi anni) e di apprendistato (svuotamento degli obblighi formativi e delle stabilizzazioni). La risposta della CGIL è stata al di sotto di quello che ci si sarebbe aspettato: la segretaria generale, Susanna Camusso, ha prima elogiato le misure del governo, paragonandole al “Piano del lavoro” della CGIL e successivamente, di fronte alla crescita del dissenso, ha espresso qualche timida critica.

La CGIL deve attrezzarsi programmaticamente e organizzativamente per difendere e tutelare i lavoratori e le lavoratrici colpiti dalla crisi capitalista e dalle politiche di austerity.

La CGIL deve favorire i processi di coordinamento dei lavoratori e dei delegati, delle RSU e delle RSA, a livello aziendale e territoriale, tra i diversi comparti del lavoro privato e pubblico. E' necessario favorire e stimolare la partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici all'elaborazione delle piattaforme contrattuali e garantire il voto cosciente e vincolante sulle stesse, a tutti i livelli e in tutti i passaggi delle trattative.
La CGIL deve sostenere attivamente, attraverso la messa a disposizione delle proprie strutture, l’autorganizzazione e la lotta dei lavoratori precari e disoccupati.
La CGIL deve aprirsi realmente ai lavoratori migranti, sostenendo tutte le forme di autorganizzazione e di lotta per l'abrogazione di tutta la legislazione razzista (dalla Turco Napolitano, alla Bossi Fini, al Pacchetto sicurezza di Maroni), per il diritto alla cittadinanza, per pieni diritti politici e sindacali, a partire dal contrasto al sistema schiavistico delle cooperative, come ha evidenziato la vertenza sulla logistica.
La CGIL deve operare per unificare le vertenze attualmente frantumate ed isolate nei diversi stabilimenti, aziende e posti di lavoro, attraverso una piattaforma unificante che tenga conto dei bisogni immediati (lavoro, salario, stabilità lavorativa, dignità) dei lavoratori e delle lavoratrici dei diversi comparti in cui è diviso il lavoro salariato, i precari, i migranti e i disoccupati.
La CGIL è consapevole che la lotta per la sicurezza, l’igiene, la salute e la prevenzione nei luoghi di lavoro contro le malattie professionali e gli infortuni sul lavoro non può essere delegata solo alle leggi (peraltro sempre più ambigue nell’interpretazione) e alle istituzioni (espressione del potere economico e politico), né tantomeno agli Enti bilaterali, da cui bisognerebbe uscire in quanto strutture di collaborazione con il padronato. Pertanto la CGIL impegna le proprie strutture per accrescere la cultura e la consapevolezza dei delegati e dei lavoratori su questo importante terreno, per costruire un controllo sociale sull’operato di questi servizi che devono in ogni caso continuare a essere di natura pubblica, contro ogni tentativo di privatizzazione.
La CGIL deve sostenere l’autorganizzazione dei lavoratori, a partire dal sostegno ai Comitati di lotta che nascono nei luoghi di lavoro, aprendo le proprie strutture e fornendo le proprie attrezzature nella prospettiva della organizzazione di veri e propri consigli dei lavoratori. I Comitati di Lotta, se coinvolgono lavoratori e lavoratrici, iscritti e non iscritti a qualunque sindacato, se si organizzano democraticamente e rispondono all’assemblea dei lavoratori nei posti di lavoro, se si coordinano trasversalmente e verticalmente, rappresentano uno strumento importante di unificazione e di mobilitazione nel nuovo quadro economico e sociale.
La CGIL di fronte alla più profonda e duratura crisi capitalistica, dopo quella iniziata nel 1929 e conclusasi con la seconda guerra mondiale, deve sostenere attivamente la mobilitazione dei lavoratori e delle lavoratrici, proponendo, contestualmente alla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, un reddito minimo garantito, al fine di dare immediate risposte a chi resta senza occupazione.
La CGIL deve opporsi con la lotta ai licenziamenti, alle chiusure e alle ristrutturazioni, sostenendo l’occupazione degli stabilimenti e delle aziende, favorendo la costituzione di casse di resistenza, organizzando la solidarietà attiva tra tutte le categorie e rivendicando la nazionalizzazione, senza indennizzo e sotto controllo operaio, delle imprese che delocalizzano, licenziano e inquinano.
La GCIL deve opporsi ai processi di privatizzazione e avanzare nel corso della lotta la rivendicazione della pubblicizzazione - sotto controllo dei lavoratori e sociale - dei servizi privatizzati in questi anni o in corso di privatizzazione. Solo la natura pubblica dei servizi può garantire ai lavoratori e alle masse popolari servizi accessibili e di qualità.
La CGIL di fronte ad episodi di ripresa di atteggiamenti lesivi delle libertà democratiche e di messa in discussione delle libertà sindacali, che la stessa crisi capitalista alimenta in strati di media e piccola borghesia (leghismo, grillismo, forconi), deve sostenere la vigilanza antifascista e antirazzista.
La CGIL deve concretamente impegnarsi nel favorire lo sviluppo del movimento delle donne; anche di fronte al riemergere di movimenti reazionari e clericali (Comunione e Liberazione, Movimento per la vita), che attraverso la colonizzazione delle strutture dirigenziali delle AULSS e degli Ospedali del Veneto impediscono di fatto il diritto delle donne a una scelta consapevole e autodeterminata, attraverso lo sviluppo di strutture di base autogestite (consultori, ecc.), a partire dalla limitazione mediante un uso abnorme dell’obiezione di coscienza del diritto all’aborto. Questo diritto deve essere garantito anche attraverso l’utilizzo di metodi non invasivi (Pillola abortiva, ecc.), senza prevedere un inutile ospedalizzazione.
La CGIL si opporrà sempre alla guerra e tutte le forme di militarizzazione che occupano i nostri territori, particolarmente nelle nostra regione.
Questa deve essere la direzione di marcia del sindacato. Un sindacato che deve ritornare ad essere indipendente (dallo stato, dal padronato e dai loro governi e partiti), democratico e classista, quindi conflittuale e di lotta.
I delegati del 2° documento congressuale


“Il sindacato è un'altra cosa”.