INTERROGARSI SUL 12 APRILE
16 Aprile 2014
Le
immagini della feroce repressione di cui Polizia e Carabinieri sono
stati autori in Piazza Barberini continuano a distanza di giorni a
rimbalzare tra organi di stampa borghesi, blog e social network. La
tonnara di Piazza Barberini consegna al movimento decine e decine di
feriti e gli arresti di diversi compagni, a cui va tutta la nostra
solidarietà. La mobilitazione per la scarcerazione di Lorenzo,
Matteo, Simon e Ugo deve essere fin da subito forte e decisa.
Interrogarsi
sul come è venuta a maturare la giornata del 12 Aprile e le stesse
condizioni della repressione di Piazza Barberini è però il punto
centrale da cui partire.
Il
primo dato da osservare è che, in netta controtendenza con le
giornate del 18-19 Ottobre, la partecipazione mobilitazione è stata
molto bassa, con cifre che oscillano tra i 10.000 e i 20.000. Se le
giornate di Ottobre, che pure erano nate intorno alla questione
abitativa, avevano avuto la capacità di coagulare intorno a se
alcuni settori delle avanguardie di classe e quindi di richiamare
anche altri obbiettivi, altre parole d'ordine che non fossero
esclusivamente quelle vertenziali della casa e del generico
riferimento al reddito, per il 12 Aprile non è stato così.
Appiattire
sul piano vertenziale della questione abitativa romana una
mobilitazione che invece aveva bisogno di allargarsi ad altri
obbiettivi, ad un altro piano di progetto politico, ha avuto come
conseguenza la diserzione della massa dalla piazza.
La
piazza del 12 ci consegna in negativo molte preziose lezioni, a
partire dalla gestione delle dinamiche di piazza, ma passando anche
per una più profonda analisi di come si devono far partire certe
dinamiche, che non possono più essere pratiche di rappresentazione
dello scontro, non si può più "giocare alla guerra", non
si può più continuare a delegittimare le parole stesse, chiamando
alla sollevazione, all'assedio, alla presa dei palazzi, quando le
condizioni materiali e numeriche dicono l'esatto contrario.
La stessa autorappresentazione di certi settori del corteo e del movimento antagonista come i veri duri e puri, mentre tutti gli altri sarebbero illusi o illusionisti, riformisti o istituzionalisti, si declina sostanzialmente nello scontro fine a se stesso voluto e cercato con Polizia e Carabinieri. Con l'amara sorpresa, stavolta rispetto al 18-19, che le forze del disordine, forti anche della nostra esiguità numerica e dell'autoisolamento in cui si è venuta a costruire la giornata del 12, hanno reagito con più forza, sbaragliando la piazza in una manciata di minuti, distribuendo manganellate e facendo anche diversi arresti.
Su un altro versante, la costruzione del 12 Aprile ci conferma che non esiste mobilitazione di massa senza la massa. Questa tautologia ci serve a comprendere come non si possano lanciare cortei solo attraverso proclami e intorno a vertenze che stentano ad avere una dimensione nazionale anche solo all'interno della loro dinamica specifica.
La stessa autorappresentazione di certi settori del corteo e del movimento antagonista come i veri duri e puri, mentre tutti gli altri sarebbero illusi o illusionisti, riformisti o istituzionalisti, si declina sostanzialmente nello scontro fine a se stesso voluto e cercato con Polizia e Carabinieri. Con l'amara sorpresa, stavolta rispetto al 18-19, che le forze del disordine, forti anche della nostra esiguità numerica e dell'autoisolamento in cui si è venuta a costruire la giornata del 12, hanno reagito con più forza, sbaragliando la piazza in una manciata di minuti, distribuendo manganellate e facendo anche diversi arresti.
Su un altro versante, la costruzione del 12 Aprile ci conferma che non esiste mobilitazione di massa senza la massa. Questa tautologia ci serve a comprendere come non si possano lanciare cortei solo attraverso proclami e intorno a vertenze che stentano ad avere una dimensione nazionale anche solo all'interno della loro dinamica specifica.
Certo
l'assenza dalla piazza del movimento operaio organizzato è uno dei
fattori della riuscita minoritaria del corteo, ma non è l'unico: il
corteo non ha avuto appeal nemmeno tra gli studenti e in ambienti di
sinistre confuse.
Il
lavoro per la costruzione di una vertenza generale del mondo del
lavoro è la strada maestra per ricostruire una mobilitazione che
abbia una vera caratterizzazione di massa e che porti con sè quindi
anche un progetto politico chiaro, fuori dal vertenzialismo e dal
localismo e all'interno di una piu' generale opposizione al sistema
capitalista e di un programma rivoluzionario di sua rottura e di suo
superamento.
Questo
lavoro ha come elemento cardine la costruzione del partito
rivoluzionario, non c'è unificazione delle vertenze, non c'è
progetto rivoluzionario che possa passare al di fuori della
costruzione del partito.
Lo
spontaneismo vive di stagioni, che possono essere floride come no,
superare il movimentismo fine a se stesso è un compito quanto mai
urgente, dato il livello di organizzazione dell'avversario.
PARTITO
COMUNISTA DEI LAVORATORI