MANIFESTAZIONE CONTRO IL GOVERNO RENZI
Il PCL ha partecipato con un proprio spezzone e distribuito un proprio volantino (vedi sotto) alla manifestazione di sabato 12 aprile a Roma.
ALZARE UN ARGINE, RIBALTARE LO SCENARIO, COSTRUIRE UN'ALTERNATIVA
IL
“RULLO COMPRESSORE” DEL PD DI RENZI, NEL VUOTO DELLE SINISTRE
POLITICHE E SINDACALI
La
manifestazione di oggi si svolge in un contesto politico diverso da
quello del 19 Ottobre. La borghesia dispone di un governo nuovo. Non
più un governo in crisi faticosamente sorretto da Napolitano, ma il
governo di un aspirante Bonaparte dalle “smisurate ambizioni”
che marcia come “un rullo compressore” contro diritti sociali e
democratici.
Dietro
lo specchietto per allodole degli 80 euro -pagati da servizi, sanità,
pensioni- marcia un'offensiva devastante. Da un lato la
precarizzazione completa delle condizioni del lavoro, attraverso
l'universalizzazione dei contratti a termine senza causale e
limiti temporali. Dall'altro l'organico completamento della
riforma istituzionale (con una legge elettorale peggiore di
quella fascista del 1923) che mira a garantire la stabile
governabilità capitalista delle politiche di rapina, nazionali ed
europee.
Di
fronte a questo attacco frontale direttamente promosso dal segretario
del PD, è clamorosa la totale latitanza delle burocrazie
sindacali e politiche della sinistra. L'apparato CGIL, ignorato
e persino umiliato dal governo, giunge a salutare come
“proprio programma” la truffa delle 80 euro”, poi borbottando
critiche inoffensive sulle misure di nuova precarizzazione. Il gruppo
dirigente della FIOM scavalca la stessa CGIL candidandosi a
interlocutore sociale e sindacale del governo Renzi, in una logica
spregiudicata di puro gioco burocratico d'apparato e di ruolo. Le
sinistre cosiddette “radicali” si fanno truppa di complemento di
intellettuali liberal progressisti, imboscandosi in liste
civiche da loro dirette, con l'unica preoccupazione della
propria salvezza (o ritorno) istituzionale (e con la speranza di
poter un domani negoziare con Renzi).
Il
risultato d'insieme è uno solo. Il rullo compressore del governo
avanza nel vuoto impressionante dell'opposizione raccogliendo per
di più illusioni populiste in settori proletari e popolari.
Mentre il movimento reazionario a 5 Stelle appare quale unica
alternativa nell'immaginario di masse tradite e deluse. Un disastro.
SOLO
UNA VERA ESPLOSIONE SOCIALE E DI CLASSE PUO' ELEVARE UN ARGINE E
RIBALTARE LA SITUAZIONE
Solo
una svolta di lotta radicale e di massa può elevare un argine e
ribaltare questo scenario. La prima esigenza è l'unificazione
dell'opposizione sociale. Non si regge in ordine sparso, ma
unificando il fronte sociale di lotta e allargando la sua base di
massa. I movimenti e le rivendicazioni che hanno segnato e segnano le
lotte per il diritto alla casa, o contro il precariato, o per il
reddito ai disoccupati, o contro la Tav, o a difesa dei migranti,
sono un fatto prezioso, che coinvolge decine di migliaia di
attivisti. Ma l'esperienza dice che nella loro frammentarietà, e
nelle loro dimensioni, non possono rovesciare un rapporto di forza
impari. E' necessario lavorare innanzitutto alla autorganizzazione
nazionale, unitaria e democratica, di ognuno di questi movimenti di
lotta fuori da ottiche localiste o minoritarie, definendo piattaforme
nazionali di settore su cui concentrare tutte le forze disponibili.
Ma soprattutto è decisivo porsi in una logica di centralità
di classe. Nessuna delle rivendicazioni o vertenze di settore ha
un futuro reale di fronte a sé fuori dallo scontro centrale tra
capitale e lavoro. Solo una svolta di lotta radicale e di massa della
classe operaia e di milioni di lavoratori salariati può ribaltare lo
scenario sociale e politico, aprendo il varco a tutti gli sfruttati,
alle loro rivendicazioni e movimenti. Agire nella classe e in ogni
movimento per lo sviluppo di una piattaforma generale unificante, che
raccolga tutte le istanze di lotta e rivendicazioni degli
sfruttati, in direzione di una vera esplosione sociale,
radicale e di massa, è dunque la prima necessità di tutte le
avanguardie, ovunque collocate.
Questa
necessità richiama una logica di classe unificante nella
stessa selezione delle rivendicazioni. E contrasta con posizioni o
equivoci presenti. Ad esempio, la rivendicazione di un “reddito di
cittadinanza” contrapposta alla difesa del posto di lavoro e alla
ripartizione del lavoro, è un errore: che invece di unificare separa
i disoccupati dai lavoratori, a danno di entrambi. La logica va
esattamente rovesciata: la rivendicazione del salario garantito ai
disoccupati e ai giovani in cerca di prima occupazione va combinata
con la richiesta centrale del blocco dei licenziamenti,
dell'abolizione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro,
della riduzione generale dell'orario di lavoro a parità di paga, di
un grande piano di nuovo lavoro in opere sociali (a partire
dall'edilizia popolare e dall'ambiente). E questa piattaforma
unificante richiama a sua volta la necessità di una prospettiva
anticapitalista: che richieda l'esproprio sotto controllo operaio
delle aziende che licenziano, delle società immobiliari, della
grande industria edilizia; l'abolizione del debito pubblico verso le
banche, la nazionalizzazione delle banche senza indennizzo per i
grandi azionisti.
DALL'ANTAGONISMO
ALLA RIVOLUZIONE. COSTRUIRE IL PCL COME PARTITO RIVOLUZIONARIO
Ma
nessuna di queste rivendicazioni, e nessuna delle rivendicazioni
fondamentali dei movimenti di opposizione, può trovare soddisfazione
grazie a un ministro (o assessore) di un governo borghese, quale che
sia il suo colore, e alla pura pressione sociale su di esso. Le
illusioni seminate a piene mani sui governi di centrosinistra, in
Italia e in Europa (Prodi, Yospin, Zapatero, Hollande) sono servite
solo a ingannare i lavoratori e i movimenti, a coprire l'aggressione
contro di essi, a spianare la strada a soluzione politiche
reazionarie. Continuare a predicare oggi, in piena crisi capitalista,
l'eterno miraggio di una possibile Unione Europea “sociale e
democratica” -come fanno SEL e PRC- significa preparare nuovi
disastri, a esclusivo vantaggio degli imperialismi europei e dei
peggiori populismi reazionari. Solo un governo dei lavoratori e
delle lavoratrici, basato sulla loro organizzazione e la loro
forza, può realizzare un programma anticapitalista. Non è
sufficiente l'antagonismo, è necessaria una rivoluzione. Si tratta
di sviluppare tra le masse e innanzitutto nella loro avanguardia, la
coscienza politica di questa necessità: in ogni lotta,
mobilitazione, resistenza sociale, si tratta di ricondurre le
ragioni immediate a questa prospettiva generale socialista.
L'unica che può segnare un'alternativa vera di società. L'unica che
può oltretutto sbarrare la via alla reazione, in Italia e in Europa.
Questo
lavoro implica la costruzione di un partito rivoluzionario. Non
sarebbe necessario un partito rivoluzionario se il problema
fosse solo quello dell'antagonismo immediato, di movimento e/o
di settore. Ma se il problema è costruire in ogni lotta e movimento
parziale il senso di un programma generale di prospettiva, allora è
indispensabile un partito della rivoluzione: socialmente radicato
nelle lotte e nei movimenti, unitario nell'azione di massa,
intransigente nel programma e nei principi. E' una necessità che si
pone in ogni Paese e su scala internazionale. E tanto più in Italia,
a fronte della deriva fallimentare della vecchia sinistra, in tutte
le sue principali articolazioni.
Costruire
questo partito, organizzare attorno ad esso tutte le
avanguardie coscienti della classe operaia e dei movimenti di
lotta, è l'impegno quotidiano del PCL. Nell'interesse dei lavoratori
e di tutti i movimenti sociali.
PARTITO
COMUNISTA DEI LAVORATORI