Primo
Maggio ad Istanbul un campo di battaglia
3 Maggio 2014
Dopo
la rivolta popolare dell’estate scorsa, dopo l’immensa crisi
statale causata dallo sfaldamento del blocco di potere islamico nel
dicembre 2003, dopo le elezioni locali che hanno dato una nuova
prospettiva di vita al primo ministro Erdogan ed al governo del suo
AKP, il Primo Maggio ad Istanbul diventa un campo di battaglia tra le
forze governative, da una parte, e l’avanguardia della classe
lavoratrice e delle forze della sinistra, dall’altra.
Al
centro del conflitto c’era la disputa su piazza Taksim.
Tradizionalmente il centro della città in ogni parte del mondo, come
Time Square a New York, lo Zocaló a Città del Messico, la Plaza de
Mayo a Buenos Aires, Piazza Syntagma ed Atene o Tahrir al Cairo,
anche Taksim lo è da quasi mezzo secolo, ossia da quando il
movimento dei lavoratori e socialista è divenuto un fenomeno di
massa, la Mecca della classe operaia e delle manifestazioni
socialiste. Questo è vero in particolar modo dal 1977, quando
durante un grande raduno del movimento dei lavoratori durante il
Primo Maggio, le provocazioni dei servizi segreti e l’attività dei
cecchini fecero almeno 33 morti. Sempre, da allora, piazza Taksim è
diventata il pomo della discordia tra i settori avanzati del
movimento di classe e del movimento socialista da una parte, e le
forze repressive dello stato borghese dall’altra.
La
dittatura militare degli anni ’80 riuscì a chiudere la piazza alle
manifestazioni della sinistra (mentre si tollerava ogni altro genere
di manifestazioni, spaziando dalle celebrazioni sportive ai raduni
islamisti e fascisti, se in via informale). Il presunto governo
democratico degli anni ’90 e dei primi anni del 2000 prese in
consegna questa pratica come un “guadagno”, per così dire, delle
classi dominanti e continuò ad applicare lo stesso divieto.
A
partite dal 2007, il 30° anniversario del massacro del Primo Maggio,
i settori avanzati della classe operaia rivolsero lo sguardo ancora
una volta verso piazza Taksim. Il Primo Maggio del 2008 e del 2009 ci
furono battaglie campali in tutta l’area intorno a Taksim, quando
tentavamo di entrare nella piazza mentre la polizia era irremovibile
nel vietarla. Il 2010 portò una piccola vittoria al movimento dei
lavoratori e socialista, quando per l’intensificarsi della
pressione e cercando un ulteriore supporto per il referendum
costituzionale che avrebbe avuto luogo in autunno, il governo
dichiarò il Primo Maggio festa nazionale ed aprì piazza Taksim alle
celebrazioni. Sono seguiti tre anni di celebrazioni trionfali. Sono
state occasioni durante le quali centinaia di migliaia di persone si
sono riunite, inclusi gli elementi più arretrati del movimento
sindacale, in festa, ma in un atmosfera di riconciliazione con il
governo e col capitalismo.
Poi è arrivato il 2013, di nuovo un punto di svolta. Questa occasione è stata infatti il preludio agli eventi di Gezi Park e della rivolta popolare. Con la scusa che piazza Taksim era un cantiere per la ristrutturazione conseguente ai piani orientati a trasformare il parco, adiacente alla piazza stessa, in un centro commerciale, il governo ha vietato nuovamente le manifestazioni a Taksim. Noi abbiamo lottato ma abbiamo perso. Il DIP era lì, con il suo striscione principale con su scritto “Taksim diventerà Tahrir” (il centro della rivoluzione egiziana) ed il suo slogan principale che diceva in aggiunta a questo “la classe lavoratrice vincerà”. Taksim naturalmente p diventata una semi-Tahrir, come tutti sanno, solo un mese dopo, la notte del 31 maggio 2013, quando sotto l’incessante pressione di una rivolta delle masse popolari, il governo è stato costretto a mettere in ritirata la polizia e lasciare l’intera piazza e Gezi Park al movimento. Ci siamo tutti accampati lì, abbiamo fatto una tendopoli, formato la Comune di Gezi, per così dire, e tenuto fuori la polizia per due settimane. Quello è stato l’apice della rivolta popolare, che ha ottenuto fama internazionale come movimento di Gezi.
Poi è arrivato il 2013, di nuovo un punto di svolta. Questa occasione è stata infatti il preludio agli eventi di Gezi Park e della rivolta popolare. Con la scusa che piazza Taksim era un cantiere per la ristrutturazione conseguente ai piani orientati a trasformare il parco, adiacente alla piazza stessa, in un centro commerciale, il governo ha vietato nuovamente le manifestazioni a Taksim. Noi abbiamo lottato ma abbiamo perso. Il DIP era lì, con il suo striscione principale con su scritto “Taksim diventerà Tahrir” (il centro della rivoluzione egiziana) ed il suo slogan principale che diceva in aggiunta a questo “la classe lavoratrice vincerà”. Taksim naturalmente p diventata una semi-Tahrir, come tutti sanno, solo un mese dopo, la notte del 31 maggio 2013, quando sotto l’incessante pressione di una rivolta delle masse popolari, il governo è stato costretto a mettere in ritirata la polizia e lasciare l’intera piazza e Gezi Park al movimento. Ci siamo tutti accampati lì, abbiamo fatto una tendopoli, formato la Comune di Gezi, per così dire, e tenuto fuori la polizia per due settimane. Quello è stato l’apice della rivolta popolare, che ha ottenuto fama internazionale come movimento di Gezi.
I
fantasmi di Gezi fanno visita ad Erdogan
Quest’anno
non c’era nessun cantiere nella piazza. Ma lo spettro della rivolta
popolare si aggira ancora per la Turchia! Erdogan è stato sconfitto
tre volte dalla rivolta di Gezi. A livello locale, ossia di Istanbul,
perché ha dovuto rinunciare ai suoi piani di ristrutturare del tutto
piazza Taksim costruendo un centro commerciale al posto di Gezi Park
ed una moschea nelle vicinanze (che sarebbe stata una mossa altamente
simbolica nel rappresentare l’islamismo liberale del AKP). A
livello nazionale perché ha dovuto abbandonare i suoi piani di
riformare la costituzione, trasformando il tradizionale sistema
parlamentare turco in un sistema presidenziale o semi-presidenziale
per poi salire alla presidenza egli stesso. (Potrebbe ancora
diventare presidente della repubblica, non presidente nel senso
statunitense, ma con poteri più limitati rispetto a quanto sognava).
A livello internazionale perché essendo una delle principali forze
motrici della rivolta popolare la minoranza alevita, i cui fratelli
sono sotto la minaccia dei massacri in Siria da parte dei
fondamentalisti sunniti supportati da Erdogan, il governo dell’AKP,
ha dovuto rinunciare a qualsiasi progetto che possa aver avuto di far
scoppiare la guerra con la Siria.
La
rivolta popolare è stata anche il terreno da cui è nata la
tumultuosa spaccatura nel blocco di potere islamista modellatosi nei
primi anni del 2000, da cui proviene il governo dell’AKP con il suo
regno ora al suo 12° anno di vita. L’imam Fethullah Gulen e la sua
comunità hanno scandalosamente abbandonato Erdogan, usando
l’influenza della polizia e della magistratura è stato loro
concesso dallo stesso Erdogan di esporre la corruzione totale in cui
il governo dell’AKP è sprofondato durante i suoi anni di
potere.
Così Erdogan teme come la peste una riedizione della rivolta popolare di Gezi. Ecco perché quest’anno egli ha dichiarato, la sera prima del Primo Maggio, che Taksim sarebbe stata vietata per sempre. Tutte le manifestazioni dovevano tenersi in una striscia di terra che è stata aggiunta al paesaggio urbano a seguito di un riempimento del mare. E’ in posto in mezzo al nulla, dove le masse possono solo toccare i cuori dei leggendari gabbiani di Istanbul e cantare verso le Isole dei Principi!
Così Erdogan teme come la peste una riedizione della rivolta popolare di Gezi. Ecco perché quest’anno egli ha dichiarato, la sera prima del Primo Maggio, che Taksim sarebbe stata vietata per sempre. Tutte le manifestazioni dovevano tenersi in una striscia di terra che è stata aggiunta al paesaggio urbano a seguito di un riempimento del mare. E’ in posto in mezzo al nulla, dove le masse possono solo toccare i cuori dei leggendari gabbiani di Istanbul e cantare verso le Isole dei Principi!
Naturalmente
il movimento dei lavoratori e socialista non hanno ceduto. Il
risultato è stata una lunga battaglia intorno a piazza Taksim, che è
durata per ore ed ore e che si è estesa non solo nei distanti
quartieri proletari, ma anche nelle eleganti aree borghesi a nord
della città.
Il
DIP in prima linea nella lotta contro il governo reazionario
Beikta,
un quartiere progressista con un alto livello di alloggi per studenti
ed una squadra di calcio locale il cui fan club è stato forse la
forza più efficace nei fatti di Gezi, è diventato il fulcro della
battaglia campale combattuta dalle forze di sinistra contro le forze
della repressione. E qui si potrebbe dire, senza rischio di
esagerare, che il DIP, la sezione turca del CRQI, è stato in prima
linea, ovviamente insieme ad altre forze socialiste, nell’intera
battaglia per spingere indietro la polizia, per abbattere le sue
barricate ed aprire la strada verso Taksim.
Quando
l’avanguardia, premendo dalle vie laterali verso il viale
principale che porta da Beikta a Taksim, ha spinto indietro la
polizia e fatto spazio perchè grandi masse di persone si
incolonnassero su quel viale, il simbolo speciale del DIP, un’enorme
falce e martello di gommapiuma, era alla testa della colonna e, con
tanti militanti del DIP, ognuno con una bandiera in mano, abbiamo
combattuto implacabilmente gli idranti della polizia. La foto che
mostra la falce e martello combattere contro l’idrante della
polizia dovrebbe essere considerata una nuova aggiunta al folklore di
sinistra turco. La “donna in rosso” di Gezi Park, che ha
resistito coraggiosamente ai gas lanciati dalla polizia, è ora unita
alla falce e martello che il militante del DIP tiene alta di fronte
al getto d’acqua pressurizzata che gli viene gettato addosso.
Il
CRQI (DEYK nel suo acronimo turco) era presente negli slogan che i
militanti del DIP hanno scritto sui muri, sulle porte dei garage, nei
tabelloni e da altre parti durante l’evento.
Abbiamo
un compagno colpito in fronte da un proiettile di plastica,
fortunatamente non è ferito gravemente, molti sono stati colpiti in
varie parti del corpo con capsule di gas (l’arma letale che ha
ucciso, tra gli altri, Berkin Elvan, il quindicenne martire di Gezi),
una compagna che è caduta nel fuggi fuggi ed è stata ricoverata in
ospedale, e molti la cui pelle è stata bruciata dalle sostanze
chimiche contenute nei getti d’acqua che gli idranti della polizia
hanno gettato addosso ai manifestanti.
Ma
tutti sono felici, consapevoli di aver fatto il proprio dovere e che
certamente i frutti di questa lotta saranno colti al momento
opportuno. Che nessuno dimentichi questo: il Primo Maggio 2013 è
stata la polizia a tenerci fuori fa piazza Taksim. Una vittoria
tattica per loro, ed una sconfitta tattica per noi. Il primo giugno
2013, un mese dopo quel giorno, siamo stati noi a mandare via a calci
la polizia dalla piazza. Una vittoria tattica per noi ed una
sconfitta tattica per loro, potremmo dire simmetricamente ma
erroneamente. No, un’importante sconfitta strategica per la
polizia, l’AKP ed Erdogan. Per qualche tempo, niente sarà più
come prima nella lotta di classe in Turchia. Questo è stato
dimostrato nuovamente oggi, se ce n’era bisogno. Mentre lo scorso
anno la resistenza fatta dal movimento è stata troppo debole e mite,
quest’anno l’intero movimento ha combattuto con maggiore coraggio
ed in maniera più numerosa.
Alla
fine vincerà la classe lavoratrice e la sua avanguardia!