IL
SOGNO DEI PADRONI: LA “LEGGE DI STABILITA'” DEL RENZISMO
19
Ottobre 2014
No. Non è la “solita” legge di stabilità. E' una legge di stabilità cucita secondo le esigenze prioritarie di “immagine” e “consenso” dell'aspirante Bonaparte che oggi governa, lungo la linea del nuovo corso “populista”. E' un metodo sperimentato.
Con
l'operazione truffa “80 euro” (messi a carico dei beneficiari)
Renzi ha vinto le elezioni europee consolidando il proprio comando.
Al riparo di quella truffa- avallata da Camusso e Landini- ha
condotto un'azione di sfondamento contro il lavoro e i suoi diritti.
Prima con la eternalizzazione provocatoria dei contratti a termine
senza causale, che non ha incontrato una sola ora di sciopero. Poi
con la liberalizzazione dei licenziamenti senza giusta causa-
obiettivo storico del padronato italiano- che non ha neppure subito,
allo stato, uno sciopero generale di contrasto, fosse pure di
facciata.
Ora nel varco aperto senza pagare dazio, Renzi replica la tecnica dell'imbroglio. La nuova operazione truffa sull'anticipo del TFR in busta (aggravata da un maggiore furto fiscale sul salario differito, persino su quello lasciato in deposito) diventa la nuova cortina di fumo che serve a coprire l'arrosto. La nuova copertura d'immagine, agli occhi dei lavoratori dipendenti, di un'ulteriore aggressione sociale mirata contro di loro.
Ora nel varco aperto senza pagare dazio, Renzi replica la tecnica dell'imbroglio. La nuova operazione truffa sull'anticipo del TFR in busta (aggravata da un maggiore furto fiscale sul salario differito, persino su quello lasciato in deposito) diventa la nuova cortina di fumo che serve a coprire l'arrosto. La nuova copertura d'immagine, agli occhi dei lavoratori dipendenti, di un'ulteriore aggressione sociale mirata contro di loro.
La
nuova legge di stabilità é inequivoca. Via l'Irap, come chiede da
anni tutto il fronte confindustriale e reazionario (Grillo e Salvini
in testa). Via i contributi padronali sulle assunzioni, con nuovo
svaligiamento delle casse pubbliche. Il tutto a carico dello stato
sociale e dei servizi (tagli, tasse, tariffe) a partire dalla sanità
(sostenuta infatti dall'Irap), dall'istruzione pubblica (altro che
rilancio della scuola!), dai trasporti locali (già falcidiati), dai
contratti dei dipendenti pubblici (bloccati sino al 2018). Dunque
pagheranno il conto i salariati, i pensionati, i giovani, la
popolazione povera.
Il
rinvio del pareggio di bilancio e l'operazione in deficit per 11
miliardi non sono affatto il “superamento dell'austerità” in
nome della “crescita” e del “lavoro”, come vogliono la
propaganda di “regime” del renzismo e il commentario
“progressista” che lo circonda (tipo La Repubblica). Sono
l'opposto: sono la leva di una straordinaria detassazione dei
capitalisti a carico dei lavoratori e della maggioranza della
società. L'unica crescita assicurata è quella dei profitti, a
scapito del lavoro. La Confindustria l'ha detto in un impeto di
sincerità: “Questa legge di stabilità è il coronamento del
nostro sogno”. La verità è che neppure i padroni si attendevano
tanto in pochi mesi.
Nel
frattempo la recita ad arte di Matteo Renzi contro “i tecnocrati di
Bruxelles”, i governatori regionali “spendaccioni”, i “burocrati
privilegiati”, serve a presentare questo sogno padronale come sogno
popolare, in un grottesco gioco di specchi in cui spesso il bastonato
pensa di essere il bastonatore. Che oltretutto non chiede di meglio
che passare in incognito prendendo l'incasso, al riparo dalla cortina
fumogena populista.
Un
aspirante Bonaparte mira a consolidare attorno a sé un grande blocco
reazionario interclassista mettendo le proprie ambizioni di potere al
servizio del capitalismo italiano. Altro che “Renzi servo della
Merkel” come spesso ripetono (con impronta sciovinista e
incomprensione della realtà) dirigenti della sinistra riformista o
centrista. Renzi può “sfidare” anche la Merkel al tavolo
negoziale, se questo gli serve ad ampliare il proprio margine di
manovra populista e a nutrire i propri disegni di carriera. Ridurre
le tasse ai capitalisti italiani ottenendo la loro incoronazione, e
per di più prendere i voti degli operai italiani... “contro la
Germania”: come si possono sposare al meglio gli interessi di Renzi
e quelli della borghesia tricolore?
Solo
una straordinaria mobilitazione di massa del movimento operaio e
sindacale può squarciare il velo della menzogna dominante, unire gli
sfruttati, dissolvere il blocco reazionario, arrestare la marcia di
Renzi, e presentargli finalmente il conto.
Occorre
portare il 25 a Roma questa domanda di svolta radicale. Contro il
governo e il padronato. Per una lotta generale e radicale che vada
davvero sino in fondo.
PARTITO
COMUNISTA DEI LAVORATORI