domenica 19 ottobre 2014

LEGA LADRONA, LA CLASSE NON PERDONA !!!

Manifestazione antifascista e antirazzista a Milano, Sabato 18 ottobre 2014

La Lega ha rappresentato negli ultimi 20 anni una parte costituente decisiva della Seconda Repubblica. Contro la sua autorappresentazione propagandistica di partito “antisistema”, la Lega ha costituito nei fatti uno strumento di governo fondamentale della borghesia italiana contro i lavoratori. Indipendentemente dalla mutevole collocazione parlamentare del Carroccio, tutte le misure più reazionarie assunte dal grande capitale e dai suoi governi contro il lavoro hanno avuto per decenni la firma della Lega o il loro sostegno. La Lega ha infatti sostenuto 20 anni fa, dall'”opposizione”, la distruzione della scala mobile dei salari (92/93). Ha varato, come partito di governo alleato del centrosinistra, la controriforma contributiva della previdenza pubblica (governo Dini '95). Ha gestito in prima persona, col ministro Maroni e in alleanza con Berlusconi, le più gravi misure di precarizzazione del lavoro di un intera generazione (Legge 30, 2002). Ha infine gestito con l'ultimo governo del Cavaliere la straordinaria stretta sociale contro la scuola pubblica, la sanità pubblica, gli enti locali, in funzione del pagamento degli interessi alle banche (finanziarie Tremonti 2008/9/10).

LA MITOLOGIA PADANA: DIVERSIVO DELL'IMMAGINARIO E CALMIERE SOCIALE
La capacità della Lega è stata quella di nascondere questo lavoro reale agli occhi di grandi masse, dietro la maschera di una mitologia immaginaria, ogni volta abilmente rinnovata. Sia al proprio interno con la produzione artificiale del mito farlocco della Padania e dei suoi riti, quale potente cemento identitario del proprio campo militante. Sia nella proiezione pubblica, con la sequenza propagandistica prima della “Secessione” e poi del “Federalismo”: ogni volta spostando in avanti l'orizzonte della Terra Promessa agli occhi di vasti settori di popolo, per aiutarlo a sublimare le proprie delusioni nel presente. La guerra della Lega ai migranti, col suo carico di cinismo, di crimini e di orrori, sta in questo quadro: è stata ed è la volontà di dirottare il malcontento sociale di ampi strati popolari- prodotto della crisi e delle politiche dominanti- contro le fasce più marginali del proletariato e delle masse oppresse, riprodotte e allargate da quelle stesse politiche e dalla crisi capitalistica internazionale. Anche qui la “cacciata dei migranti” all'insegna del motto “padroni in casa nostra” viene rappresentata come mito liberatorio: un altro giardino dell'Eden, da coltivare e innaffiare col veleno quotidiano della Xenofobia, per farlo fruttare nell'urna. E al tempo stesso un altro prezioso diversivo dell'immaginario, un altro potente calmiere sociale, in funzione della conservazione dell'ordine borghese e della sua miseria.

LO SCANDALO LEGA: UN PARTITO BORGHESE “COME GLI ALTRI”
Lo scandalo che ha investito la Lega ha segnato un indubbio salto di qualità. Perchè è stato una vendetta liberatoria della verità sul mito. Lo scandalo è stato innanzitutto la radiografia della miseria morale del massimo entourage dirigente della Lega: un impasto di familismo, nepotismo, affarismo, col contorno di ruberie, truffe penose e cartomanzie esoteriche. L'affresco ambientale è impietoso. Umberto Bossi, ex ministro delle “riforme istituzionali”(!), appare nelle vesti di protettore e garante di un figlio grullo e rampante, di una moglie avida e spregiudicata, di un tesoriere faccendiere già buttafuori. Mentre l'ex vicepresidente del Senato (Rosi Mauro), già improbabile sindacalista, emerge col volto di una fattucchiera parassita e ricattatrice. “Padroni a casa nostra” recitava lo slogan: ma pochi avevano pensato che la “casa” fosse quella di Bossi e dei suoi famigliari. Che di (cerchio) “magico” ha davvero assai poco. Al tempo stesso lo scandalo va ben al di là del familismo privato di casa Gemonio. Getta un fascio di luce più ampio sulle relazioni materiali del leghismo con gli ambienti del capitale: la pista Belsito porta in Fincantieri, porta in Vaticano, porta alle cosche della ‘ndrangheta calabrese, porta nei paradisi fiscali del riciclaggio internazionale. Non si tratta della personale spregiudicatezza di una “mela marcia”, peraltro da tutti tollerata e coperta sino all'esplosione dello scandalo. Si tratta dell'anatomia di un partito borghese “come gli altri”. Come gli altri, crocevia di guerra di cordate e di affari. Belsito è stato solo l'antropologia della Lega, quale ordinario partito borghese. Ma proprio l'apparire “un partito come gli altri” agli occhi di chi lo aveva immaginato “diverso” ha costituito per la Lega, più che per altri, un vero problema politico. Un partito che ha vissuto sulla falsificazione della propria realtà, che ha costruito il proprio mito su quella falsificazione, non può sottrarsi al processo della verità. Che può essere ben più severo di quello della magistratura.

IL NUOVO CORSO DI SALVINI
La crisi della Lega è terminata grazie alla linea Salvini e alla sua leadership che gli sta facendo cambiare pelle nel panorama della politica italiana. Andando incontro al sentimento di larghe masse che si sentono oppresse dalla “Merkel” e dalla “Troika”, la Lega fa finta di abbandonare l’idea di rappresentare i “Padani” contro “Roma Ladrona” e abbraccia il pensiero di difendere l’Italia e la sua indipendenza monetaria (Lira) per rilanciarsi politicamente in tutto il paese. Da ciò nasce la necessità dell’ex leader dei “Comunisti Padani” di tessere rapporti con CasaPound e con Fratelli d’Italia, coi quali condivide il sogno di un Front National italiano. Allo stesso tempo rilancia una propaganda martellante sugli immigrati che “invadono” l’Italia come in una versione moderna dei corsari saraceni, che quando sopravvivono “alla traversata” costano agli onesti italiani che pagano le tasse il doppio di un poliziotto, visto che “alloggiano gratis in alberghi di lusso” (come racconta Libero), e non invece nei lager giuridicamente chiamati CIE. Infine punta a recuperare i voti di larghe masse, proletarie e sottoproletarie, con il referendum contro la “Riforma Fornero”, dimenticandosi che questa riforma riprende e approfondisce lo “scalone Maroni” (che nel tempo prevedeva gli stessi tagli), ma contemporaneamente ne difende le misure relative al mercato del lavoro e l’attacco all’articolo 18, per riportare a casa i voti della piccola borghesia imprenditoriale che era “emigrata” verso Grillo.

IL MOVIMENTO OPERAIO SI OPPONGA ALLA LEGA E ALLE SUE PAROLE D’ORDINE
Per arrestare questo progetto politico è necessaria l’irruzione nella politica italiana del movimento operaio e delle sue rivendicazioni, che sono opposte alle ragioni della Lega Nord. Tutta la propaganda sull’Italia e la Germania, la Lira e l’Euro va rigettata come menzogna speculatrice; l’Italia non è un paese dipendente come la Grecia, ma la settima
potenza imperialista del mondo e il principale nemico in casa nostra sono Renzi e la Confindustria. I lavoratori italiani non si devono subordinare al capitalismo italiano contro quello tedesco, ma lottare contro il capitalismo italiano che è il modo migliore per aiutare i lavoratori tedeschi contro i loro padroni. Per quanto riguarda il ritorno alla Lira, la svalutazione collegata a ciò, porterebbe ai lavoratori un drammatico calo del salario reale, tanto più che in una situazione di crisi profonda come quella che stiamo vivendo, avrebbe effetti devastanti per tutti i lavoratori e i pensionati. Quando la Lega e populisti vari accusano gli immigrati della povertà e della disoccupazione, bisogna rispondere che questi fenomeni sono causati dalla crisi del capitale e dalla sete di profitti che porta gli industriali ad investire in Paesi dove la classe operaia ha stipendi bassi e orari elevati e dove lo stato tassa poco, sia il lavoro che i profitti, vista la mancanza dei costi del welfare. Per questo bisogna rivendicare la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario per contrapporre alla politica di guerra tra poveri, la lotta della classe lavoratrice, italiana e immigrata, contro la borghesia, italiana ed estera, e la nazionalizzazione sotto controllo operaio di tutte le aziende che licenziano e delocalizzano. Solo questa strada rederà possibile riunificare il fronte di lotta tra lavoratori indigeni e immigrati.

UNA SINISTRA RIVOLUZIONARIA PER UN FUTURO ALTERNATIVO
Le fortune della Lega negli ultimi 20 anni sono state direttamente proporzionali alla crisi della classe operaia italiana, per responsabilità preminente delle sue direzioni. Se la rabbia di alcuni settori proletari del settentrione è stata ripetutamente capitalizzata dalle mistificazioni della Lega, ciò è avvenuto anche in ragione della subordinazione delle sinistre politiche e sindacali al grande capitale. Se oggi la Lega conserva nonostante tutto uno spazio potenziale di recupero negli strati popolari e in ragione alla sua opposizione al governo Renzi e alla mancata risposta del movimento operaio al nuovo livello di scontro di classe imposto dal governo e dal padronato. Ma questa svolta richiede una nuova direzione politica e sindacale del movimento operaio italiano. Non una burocrazia dirigente della CGIL e della Fiom che si limita a manifestare di sabato contro il governo ma senza sciopero. Non le cosiddette sinistre “radicali” (da SEL a PRC) che annullano l’opposizione al governo in speranza di un futuro ritorno a casa del centrosinistra. E neppure un antagonismo inconcludente senza progetto (dai centri sociali a sindacati di base) che punta solo alla coltivazione del proprio orticello. Ma una sinistra rivoluzionaria,che non abbia altro interesse che la difesa del lavoro e la rivoluzione sociale e per questo proponga la più ampia e unitaria mobilitazione contro il governo che tolga l’erba sotto i piedi per i populismi sia in salsa Grillo che in salsa Salvini.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
Sez. PCL Milano