venerdì 3 aprile 2015

NO ALLA PIATTAFORMA DI FINCANTIERI.
Estediamo e concentriamo la lotta in tutti gli stabilimenti.
3 Aprile 2015
Fincant
La Fincantieri afferma che per agganciare la ripresa e restare competitiva ha bisogno di ristrutturarsi e il rinnovo dell'integrativo è, dal punto di vista aziendale, funzionale a questo obbiettivo. Un accordo quadro, da articolarsi quindi nei vari stabilimenti, che garantisca all'azienda l'allargamento della terziarizzazione, con la prospettiva della cessione di ramo di azienda di tutte quelle attività e comparti, come quello della meccanica, considerati di scarso valore aggiunto (costruzione scafo, magazzini, manutenzioni); la totale discrezione aziendale sulla flessibilità di orario; la riduzione del salario, utilizzando a questo scopo un indice di redditività, definito dall'azienda indice di utile netto da applicarsi all'intero gruppo; l'utilizzo per parte delle maestranze della misurazione della prestazione individuale, aumentando il ricatto sul singolo lavoratore e mettendolo in contrapposizione con gli altri lavoratori; l'eliminazione del ruolo contrattuale delle RSU. Queste sono le condizioni, solo in questo quadro l'azienda è disposta a mantenere in vita i cantieri di Sestri (GE), Castellammare (NA) e Palermo che considera di poca redditività.
Per ottenere questi obbiettivi strategici l'azienda utilizza, a nostro avviso strumentalmente, la richiesta della restituzione di 104 ore di PAR (Permessi annui retribuiti), oppure, in alternativa, mezzora di lavoro al giorno non retribuita e ancora, con la scusa della sicurezza sul lavoro, la collocazione di microchip sugli scarponi dei lavoratori come strumento di controllo a distanza. Di fronte a tanta arroganza padronale i lavoratori hanno risposto con scioperi in tutti i cantieri. Ma l'esperienza di queste settimane di mobilitazione ha mostrato che per piegare l'arroganza padronale, per sconfiggere la Piattaforma Fincantieri è necessario superare l'attuale modalità di sciopero (pacchetti di tre ore nei diversi cantieri) e passare ad un livello superiore: sciopero prolungato, coordinato e concentrato in tutti i cantieri! Non dobbiamo ripetere l'errore del luglio 2013, gli scioperi disarticolati stabilimento per stabilimento, quando l'azienda ha imposto l'accordo del 6x6.
Solo costruendo un vero coordinamento di lotta, tra delegati e lavoratori diretti e delegati e lavoratori delle ditte d'appalto -dove lo sfruttamento e il ricatto è più pesante-, che abbia il compito di decidere le forme e i contenuti della mobilitazione può rappresentare un salto di qualità ed impedire la capitolazione.
Costruire un vero coordinamento nazionale dei lavoratori, eletto dai lavoratori diretti e indiretti, che elabori un piano di azione da sottoporre al voto dei lavoratori.
Costituzione di una cassa di resistenza per sostenere gli scioperi che inevitabilmente per essere vincenti dovranno essere ad oltranza.
Costruire comitati aziendali di sciopero, eletti dai lavoratori, che affianchino nella mobilitazione i delegati e i rappresentati sindacali.
Costruire nel territorio la solidarietà attiva attorno alla lotta di tutti gli stabilimenti.
La lotta dei lavoratori di Fincantieri, nell'epoca del JOBS ACT di Renzi e Poletti con i contratti a tempo imprecisato, per essere vincente deve estendersi a tutti gli altri stabilimenti, categorie e comparti, per unire i lavoratori e costruire una mobilitazione prolungata e di massa contro il governo e il padronato.
Solo un programma operaio di uscita dalla crisi capitalista può assicurarci un futuro, solo nazionalizzando, senza indennizzo e sotto controllo operaio, le aziende che licenziano e non rispettano i diritti dei lavoratori è possibile ritornare a vincere. Un programma che solo un governo dei lavoratori può attuare.


Sezione PCL Venezia - Pietro Tresso (Blasco)